mercoledì 11 aprile 2007

L'equalizzatore

Sappiamo che con un segnale audio possiamo generalmente fare due cose: elaborarlo dal vivo (in gergo si dice real-time) oppure registrarlo e processarlo in seguito (modalità batch).

Ho spiegato nel mio primo articolo, perché è generalmente più conveniente lavorare con segnali digitali.

Ora voglio porre l’attenzione su uno dei modi che comunemente si utilizza per elaborare un segnale digitale post registrazione, l’equalizzazione.

Anzi tutto credo che sia meglio chiarire brevemente alcuni concetti preliminari per non creare equivoci. Tutti i segnali come sappiamo hanno un loro andamento nel tempo, questo andamento nel caso di segnali audio è la maggior parte delle volte complesso, cioè non ha un andamento matematicamente noto, (lineare, esponenziale, sinusoidale…), ma è comunque caratterizzato da una serie di oscillazioni nel tempo, dunque da un certo numero di frequenze.

Noi esseri umani per la limitatezza dei nostri sensi ci possiamo accorgere solo di determinate frequenze (tra 16-20 kHz) e di determinati volumi di suono.

Fortunatamente ogni suono possiede una sua frequenza principale che sentiamo molto di più rispetto alle altre.

Dunque un commisto di “natura”, peculiarità sensoriale e capacità di astrazione, ci ha permesso di inventare la musica, cioè, abbiamo imparato a classificare i suoni che sentiamo mediante le note musicali, che ci indicano praticamente qual è frequenza principale di ciò che udiamo.

Perciò si comprende come, oltre ad una rappresentazione matematica (nonché grafica) di come l’ampiezza (volume) di un segnale vari con il tempo, ha senso oltre che importanza, poter sapere come l’ampiezza del segnale vari con la frequenza.

Una rappresentazione di questo tipo ci permette di sapere in sostanza, quanto segnale (suono) c’è a determinate frequenze.

Un grafico che ci da quest’informazione è detto spettro.

Un equalizzatore di qualunque tipo, da quello dello stereo di casa a quelli dei programmi di registrazione, agisce proprio sullo spettro della traccia che si sta analizzando, intensificando od attenuando le componenti di un suono a determinate frequenze (in realtà bisognerebbe parlare di componenti armoniche).

Si evince quindi l’importanza di un tale strumento per la registrazione di un brano musicale, ci permette ad esempio di esaltare il range di frequenze peculiari di ogni strumento, per far si che suoni (o meglio rumori) indesiderati non disturbino l’ascolto; oppure può essere utilizzato in modo creativo per ottenere particolari effetti.

Generalmente nei programmi di recording si presenta sotto forma grafica, con alcuni (spesso quattro) parametri, per ciascuno dei quali è possibile impostare la frequenza, il livello di gain e la larghezza di banda.

E’ importante sapere che per loro natura, gli equalizzatori non possono eliminare componenti spettrali soltanto ad una determinata frequenza, ma lavorano sempre su una banda di frequenze se pur ristretta, ad esempio se seleziono 50Hz metto il gain al minimo, la larghezza di banda al minimo avrò sempre una attenuazione se pur minore per frequenze vicine.

I dispositivi che riescono con buona approssimazione, ad annullare (o esaltare) una specifica frequenza vengono chiamati invece filtri notch.

E’ chiaro che è impossibile in così breve spazio dare una panoramica generale e chiarire tutti i concetti, che tra l’altro nella maggior parte dei casi per tali tematiche, sono giustificabili anche da un punto di vista più prettamente matematico.

Se qualcuno dovesse essere interessato ad approfondimenti di questo tipo si faccia avanti con commenti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bell'articolo ilario,vedo che il corso di segnali sta dando i suoi frutti :D

Anonimo ha detto...

complimenti per l'articolo, è ben scritto fino all'ultimo dettaglio, si nota che te ne intendi....ancora complimenti