giovedì 12 aprile 2007

L'hip pop nella patria della melodia

L'Italia, patria tradizionale (e tradizionalista) del bel canto melodico, è da sempre stata terreno ben poco fertile per lo sviluppo di una cultura musicale di tipo moderno. Ciò è particolarmente evidente se si analizza la fredda accoglienza riservata dal pubblico del Belpaese al genere musicale che probabilmente più di tutti si distanzia dalla succitata tradizione melodica: il rap.

Non stupisce che l'ascoltatore plasmato da anni di ascolto di infiniti gorgheggi del neo-melodico di turno non trovi alcuna musicalità in uno stile di canto che limita fortemente l'uso di melodie, quando non le esclude completamente, in favore di un'ossessiva ritmicità percussiva espressa da voci grezze e non impostate. In Italia più che altrove il fattore ritmico ha sempre avuto un ruolo marginale nel gusto dell'ascoltatore medio, abituato ad apprezzare più un acuto di 10 secondi che un difficile passaggio poliritmico in cui la voce del rapper compie un evoluzione in 6/8 su un tappeto ritmico in 4/4.

Anche dal punto di vista degli arrangiamenti, l'hip-hop sembra esprimere valori estetici diametralmente opposti a quelli di riferimento del canone pop tricolore. Da un lato, infatti, sonorità dure che prediligono la messa in evidenza di batterie ossessionanti e sincopate e bassi pompati all'esasperazione, e la tendenza a scaricare la tensione ritmica creata sul 2° e 4° movimento.
Dall'altro, una ritmica assolutamente posata su 1° e 3° movimento, che evita accuratamente sincopi troppo ardite, da sommergere con quantità industriali di archi, utili anche a mascherare ed edulcorare eventuali imprecisioni del cantante.

Infine, i contenuti. E' noto come la canzone italiana, fatta eccezione per pochi cantautori (subito marchiati come “di sinistra”), abbia sempre parlato di una cosa sola: amore, amore e amore, possibilmente declinato in una pudica accezione asessuata o con quel tanto di piccante da stuzzicare la fantasia senza incorrere in richiami moralisti. Al contrario, caratteristica fondamentale del rap è l'espressione di condizioni di disagio, negatività o protesta, mediante un linguaggio che non rinuncia, anzi spesso cerca appositamente forme rudi e dirette, “esplicite”.

Tutto ciò non ha impedito all'hip-hop di svilupparsi anche nello Stivale, con una “scena” in grado di sopravvivere ad anni ed anni di vendite scarse e a ripetute divisioni intestine, consolidandosi e conquistando di anno in anno fette sempre maggiori di un pubblico giovanile stanco di artisti che propugnano forme musicali superate da decenni.

Phleks

Nessun commento: