martedì 17 aprile 2007

Così lontano così vicino

Scimpanzè quasi umani, uomini quasi evoluti, la scienza quasi religione?

Il simposio tenuto al Lincoln Park Zoo dal titolo “The Mind of Chimpanzee” ci offre le più recenti informazioni del comportamento di questi primati, la loro evoluzione influenzata dall’importanza della relazione sociali, la loro capacità di maneggiare sassi per procacciarsi il cibo nonché per meglio sezionarlo, la loro più avanzata capacita di memoria rispetto a quella di un uomo attuale:

““Humans can’t do it,” Dr. Matsuzawa said. “Chimpanzees are superior to humans in this task.”
Dr. Matsuzawa suggested that early human species “lost the immediate memory and, in return, learned symbolization, the language skills. “I call this the trade-off theory,” he continued. “If you want a capability like better immediate memory, you have to lose some other capability.”

The emotions of caring and mourning have been observed, as in the case of the chimp mother that carried on her back the corpse of her 2-year-old daughter for days after she had died. After fights between two chimps, scientists said, others in the group were seen consoling the loser and acting as mediators to restore peace” New York Times

Ma oltre a queste somiglianza, Nature ci mostra come la corsa all’evoluzione sia dominata dalla selezione positiva dei geni degli scimpanzè, che conta la mutazione di 233 geni rispetto ai 154 umani. Ciò potrebbe capovolgere la nostra percezione di essere più evoluti sulla terra? Il problema rimane molto complesso anche perché non si conosce l’importanza del cambiamento e le cause che l’hanno prodotto:

“The gene discrepancy might be due to the fact that, for much of our histories, chimpanzees had the larger population size. Humans, with a smaller and more fragmented population, may have been shaped by random, erratic changes.

It is difficult to put together a coherent picture, says Zhang, because it is hard to know which genes would have been crucial in shaping traits such as our large brain size. "It is possible that the genetic changes underlying brain size are very few," he says.” Nature

Ma se l’ evoluzione è effettivamente il metro per spiegare i nostri comportamenti, i nostri istinti, le nostre basi morali, uno strumento tanto potente da poter ricostruire determinate scelte effettuate dai nostri antenati, grazie proprio agli esempi che comunità di primati ci forniscono, c’è anche chi, come Barbara King, nel suo recente libro “Evolving God: a provocative view on the origins of religion”, vuole ricercare le basi della formazione della fede e del suo necessario bisogno per l’evoluzione proprio nei nostri cugini più vicini:

“L’impulso religioso umano è radicato in un ancestrale bisogno di appartenenza, necessario a rapportarsi e connettersi agli altri in un modo profondamente emozionale. Noi umani ci siamo evoluti per desiderare ardentemente questa appartenenza e abbiamo iniziato sin da subito a cercarla non soltanto tra appartenenti alla nostra specie, ma con Dio, gli dei, gli spiriti.

In poco tempo la mia prospettiva di ricercatrice è cambiata: osservare gi animali in cattività mi ha permesso di scoprire che i loro comportamenti sono del tutto diversi soprattutto per quanto riguarda la sfera emozionale e relazionale. Quando un esemplare del gruppo muore, ad esempio, riescono a mettersi dalla parte del partner che ramane solo, hanno atteggiamenti di partecipazione che indubbiamente hanno un significato prospettico.

Naturalmente non mi sognerei mai di dire che le scimmie praticano una qualsiasi forma di religione o credano in qualcosa. Ma in quel comportamento c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo vedere assimilabile a noi. Qualcosa che poi ha portato l ‘essere umano ad elaborare simboli, rituali, immagini che si richiamano al credo.

C’è una sorta di urgenza religiosa che urla dentro di noi e che richiede inevitabilmente un’ interpretazione spirituale.” Barbara King intervistata da Il Foglio il 14/04/07

Che il rapporto tra geni degli umani e geni dei primati ci rapporti una certa differenza nell’evoluzione del DNA ci dice qualcosa riguardo alla fede e di conseguenza alla morale? Prova di una somiglianza e addirittura di un superamento di particolari funzioni, come quelle della memoria, riescono a suggerirci effettivamente in che cosa siamo distanti dei primati, per quale motivo abbiamo creato dei simboli e stabilito un rapporto con il sacro? In sostanza questa distanza sempre più approssimata, sempre più minima, riesce a farci escludere totalmente l’ipotesi che uno degli elementi più importanti che lega gli esseri viventi nella loro evoluzione sia di matrice misteriosa ossia il rapporto con la il mistero della vita e della morte?

Queste domande credo non debbano essere escluse da un dibattito scientifico, soprattutto dalla scienza che cerca di spiegare il mondo nella sua evoluzione come una soluzione continua di problemi da parte di ogni essere. Certamente anche la religione può essere ridotta ad una risposta ad alcuni problemi, ma ammettere ciò significa ammettere con forza che non rappresenti né un virus per l’evoluzione ,come lo intende Dennett, né che sia il vero problema del mondo moderno, come dice Harris, né che rappresente un incidente di percorso come decreta Dawkins (il caso nell’evoluzione produce infatti incidenti continui ed è proprio a causa di questi incidenti che dobbiamo adattarci e risolvere dei problemi).

Vorrei concludere ancora con le parole della biologa e antropologa Barbara King, la quale credo rappresenti un leale e coraggioso compromesso tra scienza e religione:

“Se non ci si trasforma in lettori letterali della Bibbia, né in scienziati arroganti che hanno tutto da insegnare, si può provare a riflettere su differenti livelli. Nel pensare che scienza e religione si occupano in fondo delle stesse cose c’è in fondo molta bellezza. Bisogna saperla vedere. Quando i miei studenti arrivano a lezione, sento che sono già stressati perché dovranno scegliere tra scienza e religione. Ma le due strade sono perfettamente compatibili. E’ importante che capiscano che essere spirituali ed essersi evoluti sono per l’uomo due realtà che vanno mano nella mano.” Barbara King

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