venerdì 13 aprile 2007

BROWN JENKIN


Per chi ha letto o conosce "I sogni nella casa stregata" (The dreams in the Witch-house), scritto da H.P.Lovecraft nel 1932 e pubblicato su “Weird Tales”a sua insaputa da un amico, la conoscenza di questo batuffolo di pelo, canini ed orrore non è nuova.

Per chi conosce l’autore ma non il racconto o per chi non sa né dell’uno né dell’altro, è naturale che sorgano dubbi. Questo piccolo ibrido minuscolo e terrificante come lo definisce l’autore ha un ruolo di comprimarietà nella storia scritta dal “sognatore di Providence”.

Nel bellissimo e inquietante racconto questa specie di topo umanoide svolge la funzione di intermediario tra la vecchia strega Keziah Mason ed il Maligno incarnato nella figura dell’Uomo Nero.

Non sto facendo ironia e mi si perdoni l’entusiasmo, ma considero questo lavoro lovecraftiano come uno tra i più belli dello scrittore del New England.

Ricordo di quando mi avvicinai alla lettura di questo scrittore, soprattutto la coscienza di aver trovato un autore del fantastico orrorifico capace di trasmettere ai lettori gli stati d’animo dei suoi protagonisti e un inspiegabile timore del mondo invisibile.

Correva l’anno 2001 quando acquistai il mio primo libro lovecraftiano, “I miti di Cthulhu”edito da “Biblioteca Economica Newton” nel 1995. In questo piccolo libro ingiallito da 6 anni d’inerzia, trovai un universo antico ma affascinante, descritto da un sognatore scrittore e scandagliato da un alto sognatore lettore fino all’ultima pagina.

Questo disegno lo realizzai un anno dopo la lettura di questo libro, quando la mia mente ancora vagava in quei vuoti cosmici colmi d’orrore.

Ero al liceo,durante un’ora di supplenza, quando la mia matita si posò sul foglio a tracciare quest’essere abominevole




Primo bozzetto di Brown Jenkin ,compiuto al liceo da me frequentato,durante un’ora di buco.Solo nel 2006 vede nuova luce tramite rielaborazione su computer



Descrizione di Brown Jenkin tratta dal libro”I sogni nella casa stregata”

“Quell’essere,dalle dimensioni di un topo di grossa taglia,e bizzarramente chiamato dalla gente del luogo Brown Jenkin,sembrava il frutto di uno straordinario caso di allucinazione collettiva giacché, nel 1692, non meno di undici persone avevano dichiarato di averlo visto.

C’erano state voci più recenti che avevano confermato la sua presenza con toni sconcertanti e sconvolgenti. I testimoni avevano detto che aveva lunghi peli e la forma di un topo, ma che le sue zanne aguzze e la faccia barbuta erano diabolicamente umane, mentre la zampe erano simili a minuscole mani. Faceva da intermediario tra la vecchia Keziah e il Diavolo,ed era stato allattato con il sangue della strega ,che succhiava come fosse un vampiro. La sua voce era costituita da un odioso risolino soffocato,ma conosceva tutte le lingue.”

Ho cercato di tracciare il disegno secondo quanto descritto anche se sarebbe meglio dire che era questa l’immagine che avevo in mente di tale creatura: un topo con una faccia umana ed inumana al tempo stesso.
Nella rielaborazione al computer ho usato l’effetto del Frosted Glass per quanto riguarda i particolari del pelo, della barba e degli occhi iniettati di sangue. La luce viola che fa da sfondo alla figura è la cosiddetta luce della strega come la chiama l’autore,ricalcando le credenze sulla stregoneria dei secoli XVIII e XIX, secondo le quali il colore delle streghe fosse il viola.
La tecnica da me utilizzata è la solita ovvero quella che io penso come un miscuglio tra cultura cartoonistica occidentale e manga orientali a cui mi ispiro, dal momento che sono devoto osservatore di entrambi i generi.

Daniele Tartaglia

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