sabato 31 marzo 2007

Cocuzze d’oro alla notte bianca della Sapienza

Sabato 24 marzo negli atenei della capitale ha avuto luogo la manifestazione culturale “l’Università della notte”, quest’anno col titolo “Europa dei saperi”. L’avvenimento è stato posticipato dall’equinozio di primavera a sabato per commemorare la firma dei trattati di Roma del 25 marzo 1957, seconda tappa di un lunghissimo percorso che forse ci porterà all’unità politica dell’Europa.

Alla Sapienza erano stati organizzati tre filoni principali di lezioni notturne, della durata di trenta minuti ciascuna, affiancate da concerti nell’aula magna del Rettorato e proiezioni nella facoltà di lettere. A queste cinque attrazioni principali si sono aggiunte una miriade di iniziative isolate che hanno reso difficile l’orientamento tra le attrattive per chi avesse voluto prendere visione di tutte le manifestazioni prima di decidere a quale partecipare.
Ciò nonostante il surplus di offerta è più che comprensibile se si conta che la manifestazione durava ben sei ore, dalle 20.00 alle 02.00, e che l’ateneo è il più grande d’Europa, e quindi con enorme potenziale di partecipanti cui bisognava proporre un’offerta adeguata in termini di quantità e di varietà.

La nottata può dirsi riuscitissima: per una volta c’è stata più gente a piazza della Minerva e sul viale d’accesso che sui giardinetti dietro il rettorato, di solito coperti di persone ad ora di pranzo.
La facoltà di giurisprudenza l’ha fatta da padrona con due dei tre filoni di lezioni, quelli umanistici per giunta, al punto da rendere veramente difficili gli spostamenti all’interno e all’uscita della stessa.

Ma non è stato tutto perfetto. La mancanza di alcuni relatori al filone “artistico”, sicuramente uno dei principali, si è fatta sentire, in particolare quella di Bonito Oliva. Non ci sarebbe stato nulla di male se non fosse stata artatamente coperta dal prolungamento spropositato di un simposio sulla malavita organizzata, distintosi per enunciazioni buonistiche e candide degne dei telegiornali quando intervistano i ragazzi delle scuole medie. Sicuramente Peppino Impastato si deve essere rivoltato nella tomba, lui che ha combattuto la mafia con l’irrisione e la provocazione tipica dei giovani di trent’anni fa. Da studenti universitari che parlano della criminalità organizzata ci si sarebbe potuti aspettare veramente di meglio, e il progressivo svuotarsi dell’aula, i commenti di che ne usciva e di chi vi restava, gli applausi degli ascoltatori sorridenti hanno dimostrato lo sconcerto e l’irrisione dei presenti.
Molti hanno scelto di rimanere nella speranza che comparisse Bonito Oliva, ma le loro aspettative sono rimaste deluse al breve annuncio della fine delle lezioni, scoprendo con disappunto che si era già fatta l’una e mezza. Certamente se fossero stati certi della sua completa assenza, e non in dubbio come li si è lasciati fino alla fine, si sarebbero diretti altrove, ad esempio alla deliziosa proiezione di Goodbye Lenin.

In tutto questo la cosa indubbiamente peggiore è stata la presenza di famosi giornalisti in ciascuno dei filoni, in particolare quella di Michele Cocuzza (La vita in diretta) e Annalisa Spizie (Tg5) nel filone artistico. Trattandosi prevalentemente di conferenze in stile lectio magistralis non avevano modo di fare da moderatori, né l’hanno fatto nei pochi simposi. Non hanno nemmeno fatto domande ai relatori, come sarebbe stato prevedibile, né hanno introdotto quelli che si sono susseguiti, che era proprio il minimo che potessero fare. Salvo qualche parola di Cocuzza in apertura, il loro contributo non è andato oltre la loro fascinosa presenza, forse preziosa dal loro punto di vista dato che erano gli unici VIP. Addirittura quando Alessandro Panconesi, relatore di una lezione socio-economica, li ha chiamati in causa facendo a loro delle domande, si sono limitati a cenni affermativi dopo essersi fatti ripetere le domande, il che dimostra inequivocabilmente che non ascoltavano!
Il termine dell’ultima lezione è stato senza commento, seguito da rapida fuga dei giornalisti, e i cori rivolti a Cocuzza da alcuni studenti al momento della sua uscita si fermavano all’invocazione del suo nome. Il tutto con un’aula ormai quasi vuota, un finale veramente dimesso che stava a dimostrare la consapevolezza generale della mediocrità toccata nelle ultime due ore.

Non possiamo pretendere che le nostre tasse universitarie vengano usate con trasparenza, e lo accettiamo se vogliamo immaginarci che vengano usate almeno per il mantenimento del servizio che il nostro ateneo ci offre. Ma che a bella posta vengano usate per ingaggiare due VIP accorsi solo per far mostra di sé ci sembra veramente insopportabile, e c’è da chiedersi perché sono stati chiamati, dato che prevedibilmente non sarebbero serviti a molto trattandosi di lezioni, e non di interviste o simposi. Certo chi ha deciso questo ha fatto loro un bel piacere, peccato che l’ha fatto con i soldi nostri.

Paolo Ferrera

venerdì 30 marzo 2007

Fantasie bambine in mondi adulti.Lo spazio dell'arte e delle ispirazioni.

Approdo anch'io sul MATblog.Sono Daniele Tartaglia e curerò la parte del blog che riguarda l'arte,da grande appassionato di quest'ultima e come novello disegnatore.
Nella veste dell'amante dell'arte,nel piccolo della mia modestia,tratterò argomenti che possano essere alla portata di tutti e questioni,anche di carattere puramente teorico,che spesso mi sono posto nella mia esperienza,aspettando con trepidazione il vostro punto di vista tramite i commenti e annettendo le opere di cui parlerò o i link tramite i quali raggiungerle.
Provare emozioni di fronte ad un frutto dell'arte figurativa è una prerogativa,un'attitudine comune a molte persone,se non a tutte,ed io sono tra costoro.
Ogni qual volta vedo un'immagine che si fissa nella mia mente e mi emoziona,resto sbigottito e meravigliato di quanto ciò influenzi,oltre ai miei sentimenti,anche le mie passioni nelle quali riesco sempre a mettere in moto la mia immaginazione.
Che io legga un libro o che guardi un film,che ascolti un brano o che giochi ad un videogame,la mia mente arriva quasi sempre a sublimarsi nell'immaginare,nel fantasticare,ed ecco che scorgo il viaggio di Santiago(L'Alchimista),eccomi nel Korova Milkbar a sorseggiare latteppiù con Alex e i suoi fidi sottoposti(Arancia Meccanica),ecco una riunione demoniaca(Notte su Monte Calvo) o la foggiatura della Buster Sword di Cloud(Final Fantasy VII).
Come disegnatore inoltre,pubblicherò i miei disegni,facendo una distizione in tre gruppi:quelli partoriti dalla mia sola immaginazione,quelli partoriti da quest'ultima ma ispirati da libri,film o altro,e semplici vignette satiriche che si commenteranno da sole.
La tecnica o le tecniche da me usate ricalcano uno stile semi-cartoonesco o quasi-manga,anche se nel corso della rappresentazione e della rielaborazione grafica su computer molte sono le varianti e gli effetti che mi piace,di volta in volta,aggiungere al mio stile.
Anche se restano mere rappresentazioni di un animo sognatore,insieme ai miei disegni pubblicherò anche un commento che spieghi la loro storia,la fonte ovvero l'ispirazione della loro creazione,il perchè del loro aspetto ed eventualmente la tecnica o l'effetto usato su determinati particolari.
Per quanto riguarda la satira,sarà un campo totalmente nuovo nel quale cimentarmi e,premettendo che non sono di parte,troverò modo di sbizzarrirmi pescando da fatti di attualità e non solo l'ispirazione del momento.
Da ultimo un sentito ringraziamento a Davide De Caprio che mi ha contattato e permesso di partecipare al blog,come amico e collaboratore.

Daniele Tartaglia

The Streets - The hardest way to make an easy living

Terzo album per The Streets, nome dietro al quale non si cela una band ma il solo Mike Skinner, uno dei personaggi musicali più interessanti degli ultimi anni.

Dopo il concept A grand don't come for free (2004), che lo aveva consacrato come geniale alfiere dell'hip-hop britannico, a Skinner è toccato il difficile compito di sfornare un altro capolavoro. Il che gli è riuscito solo a metà.

In particolare, molte tracce risentono di un uso eccessivo o forse solo un po' goffo di elettronica e synth (War of the sexes, Fake street hats), o di una più generica carenza d'ispirazione (Pranging out, Two nations).

D'altro canto, Skinner infila una manciata di pezzi bellissimi (la title-track, la malinconica All goes out the window, il singolo When you wasn't famous e soprattutto il funk ubriaco di Memento mori, un vero capolavoro), che mantengono la sua credibilità artistica altissima.

Un disco a due velocità, che forse avrebbe avuto bisogno di una gestazione ancora più lunga dei due anni trascorsi dal precedente.

Phleks

giovedì 29 marzo 2007

Come vendere la musica: nuove e vecchie idee

Sarebbe meglio dire come selezionare il gusto, oppure come il gusto del vendere cambi utilizzando sempre uno stesso prodotto o una stessa tecnica di produzione.

Le nuove radio digitali offrono servizi che ormai rendono l'ascolto completamente al servizio di che vuole ascoltare, selezionando il gusto e creando una sorta di blog dell' udito, un template della scelta del nostro sentire.

Chi più in regola con le royalty come Pandora e Last.fm, chi si limita a fornire library come Goombah e Mog, le radio web riorientano e risolvono a loro modo (e a nostro piacimento) il gusto del nuovo sentire:

"Imagine if YouTube knew what songs were in your music collection,” said Mog’s chief executive, David Hyman. “It’s the ultimate mash-up.” New York Times

Ma rimane in ultimo la possibilità di far rivivere e rinnovare il vecchio formato del suono, quello dei CD?

Slate ci mostra come dalle litanie della morte del CD si possa scrutare un profondo cambiamento e adattamento del mercato e delle catene di nuovi negozi che, sia sul web che sulla terra, sfruttano le tecniche e i servizi della concorrenza del "nuovo" gusto:

"In the case of Starbucks, the economics of selling CDs are even more compelling. With its 14,000-odd outlets, the company already has a massive, highly profitable retail channel that generates immense foot traffic daily. Each store is conveniently outfitted with counters, which are ideal for stocking a variety of noncoffee products that have mass appeal: chocolates, books, and CDs."

Davide De Caprio

Esagoni da Saturno e un Darwin che non pubblicò causa lavoro

A volte le notizie si accavallano e non riescono più ad avere un fine a cui tendere.

Capita che rovistando tra i giornali si colga poco mentre per vie insospettabili (la fortuna, lo sbaglio, una fonte mai immaginata) si riesca a raccogliere un insieme di collegamenti.

Un blog è esenzialmente un commentary fatto di link, di spunti, di stralci da commentare o soltanto virgolettare.

Keplero applicò nel suo sistema planetario un fondamento geometrico basato sull'associazione di poliedri regolari inscritti nelle sfere celesti. Bene, nella sfera di Saturno veniva a trovarsi un esaedro, ma è una pura coincidenza che la sonda Kevin Baines, atmospheric expert and member of Cassini's visual and infrared mapping spectrometer team at NASA's Jet Propulsion Laboratory, Pasadena

L'accavallarsi di fatti e di tempi è tipico della storia, la quale non è mai semplicemente un fatto nè così facilmente attualizzabile. I tempi, soprattutto nel web, si assottigliano, perdono di importanza, si neutralizzano dando così l'immagine di un continuo assoluto senza quantità infinitesimali da limitare.

Leggo allora le ragioni prosaiche della tarda pubblicazione de "On the Origin of Species", ossia non si trattava di paura di castighi ecclesiastici e denunce della chiesa ma solo di ripensamenti e workload:

"But John van Wyhe, at Cambridge University, argues that the common interpretation of "Darwin's delay" is not correct. Darwin did not hold back his work On the Origin of Species to avoid a hostile reaction among his peers or denunciation by the church. Instead, he was tied up with writing about his travels around the world on the Beagle and other projects." The Guardian

L' illusione più grande è quella di cercare di interpretare tutto con una sola tesi, mentre una incompletezza sempre maggiore bussa alla porta di ogni fondazione logica del ragionamento stesso (Goedel ne è la prova). Questa definizione di storia è talmente forte da essere facilmente riscontrabile nella sequenza di news che non possono non colpirci e non renderci il nostro tempo più vicino alla digitazione che alla comprensione attenta.

Scriveva un grande storico della scienza come Alexandre Koyré: "In storia non è possibile evacuare i fatti e spiegare tutto".

Ecco perchè ritengo che la rete sia altrettanto difficile da giostrare come la storia, perchè fondamentalmente ne è un elemento, una fonte e come tale ha bisogno di contenere ogni risvolto del pensabile e visibile.

Mi meraviglio di chi pensa la storia come un passaggio semplice, non faticoso, chiaro e limpido, così penetrabile da non ammettere contraddizioni.

Peggio ancora chi crede che l'interpetrazione che se ne dà sia totalmente da evitare per l' uomo, essendo sempre "l'uomo" parte di un mutamento e non leggittimato a stabilire qualcosa nella storia, ma più che altro proteso a mostrarsi cinicamente entusiasta per come l'opera degli esseri si riduca a passaggio passivo e privo di responsabilità (un uno macchina senza neanche più un Dio passivo) .

Sono andato oltre, trapassando le news, ma è ovvio ormai che il mio angolo in questo blog è quello degli interrogativi della conoscenza e dei suoi limiti, della storia e dei suoi fatti, e di conseguenza delle news e dei links ad essi associati: una pletora di informazioni e dati che non si smistano soltanto con un click del mouse, poichè dietro un siffatto gesto rimane sempre e soltanto l' uomo (non macchina), l' essere vivente, pensante e dialogante con i fatti e la loro credenza, con l'attuale e l'inattuale.

Buona navigazione

Davide De Caprio

mercoledì 28 marzo 2007

Il mostro digitale

Negli anni ’70 uno scienziato del MIT (Massachusset Institute of Technology) disse: “Nel futuro non trasporteremo più atomi ma bit”. Dobbiamo ammettere che questa previsione si è totalmente avverata.

Oggi la nostra cultura è pervasa in tutti i suoi aspetti della tecnologia digitale, computer, lettori cd, mp3, accessori per strumenti musicali, microfoni, televisioni, fotocamere, strumentazione medica……

Ma cosa vuol dire, e che cos’è la tecnologia digitale?

Il termine “digitale” è ormai entrato a pieno titolo nel nostro lessico quotidiano, ma forse non molti sanno che dietro questo termine c’è una storia di 50-60 anni di ricerche in campo scientifico.

Non posso pretendere di dare un’esauriente trattazione di ciò in poche righe, ma cercherò in modo sintetico di chiarire il concetto.

La tecnologia digitale è quella che usa processare (modificare) segnali digitali, ovvero segnali rappresentati in un elaboratore (cpu, accessorio musicale, fotocamera….) come sequenze di bit, cioè sequenze di zeri ed uni.

E’ chiaro che ciò può risultare molto astratto ed assurdo, per chi si sta avvicinando all’argomento per la prima volta.

Mi baserò sulla definizione da me data, e ne chiarirò i concetti fondamentali.

Innanzitutto, cos’è un segnale?

Semplice, suoni, colori, correnti elettriche…. si può tranquillamente dire: “tutto è segnale”. Più precisamente, un segnale è “qualcosa” che evolve nel tempo.

Si evince da ciò, che se si vuole lavorare con segnale (nel caso della musica suoni) bisogna essere in grado di modificarli.

Un esempio è: prendete un palloncino pieno d’aria, fate uscire l’aria e sentirete un suono, se stringete o allargate l’uscita, il suono diventerà rispettivamente più acuto o più grave di quello originale.

Abbiamo così modificato un suono (segnale) di partenza, generandone uno diverso. In questi casi si dice, che abbiamo “processato” un segnale analogico ovvero un segnale reale.

I segnali elaborati nei moderni computer sono invece digitali, ovvero segnali analogici campionati, cioè semplificando, si può dire presi a pezzi secondo una certa procedura detta campionamento, ognuno di questi “pezzi”, viene memorizzato come un numero in memoria, ma non in codice decimale (1,2,3,4……), bensì in codice binario, cioè sequenze di zeri ed uni (detti bit: binary digit) più semplici da trattare per un computer.

Il segnale originario può essere così trattato come un numero, e soltanto alla fine generalmente, viene riconvertito in forma analogica per essere percepito dai nostri sensi.

Si intuisce che lavorare con numeri sia molto più semplice e sicuro che lavorare con segnali fisici reali, soggetti tra l’altro per loro natura a qualunque tipo di “disturbo”.

Se ad esempio mentre stringo il beccuccio del palloncino una persona mi desse una spinta, otterrei un segnale diverso da quello che volevo.

Se invece per ottenere un suono più acuto “campionassi” (registrassi) il suono del palloncino e lo processassi con un computer, otterrei il segnale d’uscita che volevo senza quasi alcun “disturbo”, con molta più precisione, rapidità e volendo anche semplicità.

Da qui la disputa, spesso argomento di molti dibattiti soprattutto in campo musicale.

Quali vantaggi ha la tecnologia analogica?

E’ meglio il digitale o l’analogico?

Lascio ad un secondo momento la trattazione di ciò.

Ilario Ferrari

martedì 27 marzo 2007

Do it yourself !! Fattelo da solo o muori!!

Ovvero,l'evoluzione obbligata per evadere dalle leggi monolitiche della discografia "ufficiale"

Eccoci qui amici, nel magma incandescente del M.A.T, per la prima volta, spaesati come bimbi ma freschi, nuovi di zecca, impazienti.

Internet è ancora nostra e faremo di tutto per non farcela strappare........musicisti, fotografi, pittori,poeti,attori, filmaker, programmatori, grafici......Arte.....la rete ci offre una culla dove evolverci,uno specchio per guardarci e un enorme vetrina dalla quale farci sbirciare......e una sola magica sigla:DIY!!!

Do it yourself ovvero Fattelo da solo........

Gia' Fattelo da solo......ora si puo'......ma andiamo un po' indietro dato che il nostro presente è scontato,il futuro è avanti ma e' il passato ad essere la vera "Origine".

L'acronimo "DIY" compare per la prima volta all'inizio degli anni 50' negli Usa per identificare una corrente culturale legata alle attivita' manuali dedicate a creare qualcosa per se e per la propria casa senza l'ausilio di professionisti. In parole povere....si rompe il rubinetto? Do it yourself e niente idraulico......gli americani rispolveravano una manualita' che era stata sepolta dentro di loro;cosa che a detta del filosofo Alan Watts era stata causata da "un sistema scolastico che nella sua globalità non trasmette nessuna nozione pratica.In altre parole non impariamo come si cucina,come cucire un vestito,come costruire una casa e neanche come fare l'amore....l'intera educazione che offriamo ai nostri ragazzi si basa su astrazioni e li prepara a diventare nient'altro che burocrati o uomini d'affari".

L'accusa di Watts sveglia qualcuno all'interno degli ambienti universitari,siamo a cavallo tra i 60' e i 70',quando gruppi di studenti si organizzano per trasformare vecchie abitazioni in alloggi confortevoli ma economici per i loro colleghi fuorisede;il fenomeno del DIY lentamente si trasforma in un'attivita',in un hobby a cui ogni padre di famiglia americano dedica il fine settimana......costruire il nuovo garage,rimodernare i servizi,applicare dei nuovi infissi........un giovane pioniere del DIY Stewart Brand offre le nozioni a chi non ne ha creando il primo numero del "Whole earth Catalog" magazine nel quale era possibile trovare indirizzi,corsi,informazioni sugli strumenti....nuova linfa per il neonato spirito DIY.

"The whole earth catalog" e' la miccia......seguiranno "Popular Mechanics" e "Mechanics illustrated" eppoi le VHS e infine i migliaia di siti web dedicati..........
Dall'incapacita di una gioventu' di creare qualcosa per se' nasce dunque una consapevolezza: imparare e trasmettere senza profitto!Se si guadagna si guadagna in termini di esperienza umana e personale.

Ma la musica?Quando parliamo di musica?

Siamo a meta' degli anni 70' quando dal putrido ma purissimo spirito punk si origina un motto: Do it yourself not EMI!!!Un grido,una forte presa di posizione consapevole contro le major della distribuzione musicale.

Le prime band anarco-punk unite da questo credo vengono edite dalla Crass Records, casa discografica di autoproduzione dei Crass. Il DIY musicale viene partorito dal Punk....ma come si espande? Ha inizio il fenomeno della "cassette culture"......a onor di cronaca "il nonno di myspace"......ma andiamo con calma.

Prima del 1980 le band dovevano,per permettersi un disco,firmare un contratto con una label dati gli altissimi costi delle session di registrazione; quindi era impossibile far girare le proprie canzoni e soprattutto avere il controllo artistico del proprio materiale......all'improvviso tutto cambia......le tecnologie di registrazione diventano portatili ed economicamente accessibili a tutti.....un registratore 4 tracce è ora per tutti!!Se pensate che Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band dei Beatles è registrato su un 4 tracce.....la scena punk diventa incandescente!

Ora tocca alle "Fanzine" musicali, veri e propri giornali specializzati e gestiti dalle "scene" locali.Attraverso il passa parola si vengono a creare dei veri e propri network;l e band pubblicizzano le loro "cassette" sulle pagine delle neonate riviste ricevendo gli indirizzi ai quali spedire la musica,i ragazzi la ricevono e la passano ad altri amici e questi ad altri e ad altri ancora fino a intasare gli uffici postali!!!!

Nei college vengono fondate le radio studentesche che si alimentano della "cassette culture" trasmettendo 24 ore su 24 brani sconosciuti di band sconosciute.....musica fresca,nuova,nuovi inni,nuove speranze.

Poi arriva MTV che e' una diretta consequenza delle radio universitarie dato che non c'era ancora un canale televisivo musicale......network che all'inizio trasmetteva video DIY....basti pensare a "Radio kill the Radio Star"....il fenomeno video del DIY pero' non ha lunga vita dato che viene fagocitato dalle major e dai loro potentissimi mezzi economici.....il video necessita (almeno all'epoca....ora c'e' youtube e l'editing digitale ma ne parleremo in seguito) grandi mezzi economici, vedi Thriller di Micheal Jackson dal budget per quei tempi incredibile, i discografici capiscono l'importanza centrale dell'immagine e del video e spremono come un limone l'accoppiata coreografico balletto-hit tormentone.

Il DIY e' ormai diventato fortissimo come mentalita' all'interno delle scene "alternative" (qualsiasi cosa questa parola significhi) rimanendo pero' imprigionato qui.
Almeno fino alla meta' degli anni novanta.....almeno fino all'avvento di Internet!!

Cosa succederà?

Come nella piu' classica delle avventure........lo vedremo nella prossima puntata!!!

Gerardo Spatuzzi

lunedì 26 marzo 2007

Wireless news e una coda senza regole

Sembra che oggi sia una giornata wireless sulla carta stampata. Due edizioni europee, Herald Tribune e Wall Street Journal, ci riportano alcuni recenti ritrovati senza fili e non, sempre più pieni di servizi, sempre più caratterizzati dalla possibilità di ritrovare le tracce di quella pletora di operazioni che facciamo:

Eric Sylvers descrive il cosiddetto M:Metrics, esattamente un servizio che rivela esattamente quello che il cellulare fa (chiamate, costi, durata, navigazione, musica, giochi, televisione, etc..), una sorta di camera di compensazione che ridistrubuisce i dati raccolti al cliente. L'utilità nasce dalla possibile nuova strategia di mercato che gli inserzionisti potrebbero sfruttare analizzanado una tale mole di informazioni.

Amol Sharma ricostruisce una breve storia del cellphone dall' introduzione del web alle prospettive Wi-Fi, fino a presentarci una sbirciata nei nuovi servizi:

MobiTV ("..straming clips of news, sports and entertainment programs...the company says it is working toward a future when users will be able to pay one fee to subscribe to TV service and watch it in any Internet-capable device, whether is a mobile phone, a Pc or a television..").

NTT DoCoMo ("..has already signed up 1.3 milion customers for its mobile credit-card services..").

Polymer Vision ("..there is a potential solution in the works for the display issue as well...a Netherlands-based spinof of Philips Electronics NV, has developped a rollable paper-like display technology that consumers would unfold to create a large screen for their small device,making it easier to watch movies, view maps and surf the Web..").

Non potrei non finire sul web, perchè nonostante questo "bid to boost revenue", queste spinte o impulsi vitali per nuovi grandi passi oltre che tecnologici anche ecomonici, di movimenti di informazioni e capitali, vengo a conoscenza tramite Bintmusic.it della proposta di sanzionare i-Tunes sulla base del non possibile ascolto dei brani scaricati su altre piattaforme che non siano i-Pod.

Dice il commissario della tutela dei consumatori Maglena Kuneva: "Trovate normale che un cd possa essere letto da tutti i lettori cd, mentre una canzone acquistata su iTunes possa essere ascoltata unicamente attraverso un iPod...qualcosa deve sicuramente cambiare".

Credo, di fronte al caso dowload, che il problema non sia il dominio incontrastato di una major, ma la presa d'atto nei confronti di un nuovo mercato, di una nuova serie di materiale sonoro (che non è equiparabile ad un cd), ad una nuova velocità di acquisto e ad un rapporto completamente diverso con l'ascolto, il tutto basato su un' unica piattaforma fatta a ragnatela chiamata web la quale, purtroppo o per fortuna, sussite senza la "regola" in un vasto mercato libero di farsi concorrenza e meriti sul campo.

Il mezzo al di là d'essere un messaggio (pubblicitario o commerciale che si voglia) è il modo più istintivo di trovare consenso e successo: non ponete, cara UE, limiti al mezzo ma cercate di indagare le ragioni che l'hanno fatto valere e l'atteggiamento che può meglio regolarlo ma non nei fatti ma nella teoria, che a monte nessuna istituzione a mai indagato (nella pratica è ormai tutto completatao, tutto scaricato, tutto digitato!) .

Internet e il suo mercato è la prima istituzione neutra e senza radici, piena di comunità ma vuota di scopi, è contenitore cui manca l'antico, il necessario ed oserei dire il senso di colpa del perseverare nell'aggiornamento.

E' difficile regolarlo, ci si può provare, ma si deve ammettere l'inadeguatezza di qualsiasi conoscenza tuttora sperimentata per arrivare a farne una leggittima e garantista bandiera della legalità e del formato universale.

Spero che queste riflessioni rendano bene o almeno stuzzichino la cogenza del rapporto tra tecnologico ed umano, tra il neutro e l'animoso, tra l'algoritmo e il razional-passionale: possiamo regolare il neutro, possiamo rendere necessario il vuoto, ne possiamo predicare le stesse caratteristiche di una finzione piena, possiamo dirigerlo e ammetterlo come naturale o almeno regolabile secondo natura?

Al prossimo post

Davide De Caprio

MI PRESENTO

Sono ilario ferrari, colui che si occuperà della parte di scienza e tecnologia, con particolare attenzione al mondo dei suoni, della musica.
Il mio intento è quello di mettere a disposizione di chiunque sia interessato, o anche semplicemente curioso, la mia passione per queste tematiche.
Cercherò di rendere noto come, campi del sapere apparentemente quasi inavvicinabili (scienza, musica, etica), siano in realtà facce di uno stesso mondo, quello creato da noi uomini che, da un punto di vista puramente conoscitivo, abbiamo come unico scopo, quello di modellare la realtà che ci circonda, se pur con strumenti differenti.
Mi piacerebbe molto fare un percorso interattivo, con chiunque decida di commentare i miei articoli, per chiarimenti, approfondimenti o curiosità di qualunque tipo.
Lo stesso percorso tematico che seguirò sarà facilmente suscettibile di cambiamenti, a fronte di interessanti considerazioni o proposte di voi lettori.
Auguro a tutti una buona giornata

The MATblog is open

Salve a tutti e benvenuti nel MATblog!

Come curatore e ideatore di questo progetto toccherà a me spiegare i motivi di una tale pagina e i suoi contenuti.

L’intento di aprire un blog a più mani e fatto da giovani studenti appassionati di scienza ed arte non gravita su argomenti precisi, non si pone uno standard culturale a cui rifarsi ma segue una sua linea di argomenti (musica, arte e tecnologia) libera e lasciata libera di conformarsi allo stile di una scrittura digitale.

Questo è l’intento di un blog inteso come mezzo tecnologico, come indirizzo internet, come estetica della rete ma le finalità sono altre. Il fine è ben precisato dal riferire questi spunti di libera ricerca ad una idea di realtà e ad una collocazione delle produzioni dell’uomo (che commenteremo, analizzeremo e criticheremo) nell’ ambito del nostro tempo, il quale mai potrà essere scambiato per un contenitore neutro e senza storia (la storia per noi non è un’estetica).

Le notizie e gli eventi di questo mondo sono sì secolari ma appartenenti ad una storia che conta, che cambia nel rimanere sempre vicina al suo passato, che non interpreta mai la tecnologia e la conoscenza che ne scaturisce come senza radici o senza uno scopo a cui tendere.
La libertà che citavo prima è uno “stile” che va perseguito nella consapevolezza di non essere vuoti, di non parlare senza aver ponderato al di là della stessa tecnologia, della stessa velocità, dello stesso post da aggiornare.

L’intento allora di un blog siffatto è di riferire che la scienza e l’arte, la ragione e la fede, la teoria e la pratica, il certo e l’incerto, sono compatibili e mai scindibili dal presente gravido del passato e del futuro.

A questo punto la tecnologia che vogliamo indagare possiede un doppio significato, essa è da una parte strumento che ci facilita nel quotidiano rendendo la vita stessa sempre più libera e più comprensibile, dall’altra un movimento parte dell’ evoluzione della conoscenza e del rapporto con le cose, parte dell’ interpretazione del mondo, un ruolo cui sarebbe scorretto e disonesto volere attribuire solo una connotazione strumentale.

La ragione non è uno strumento impossibile da regolare o responsabilizzare, essa non va confusa con l’ingiustificabile, con l’ idolatria senza referenti, con la completa abiura di ciò che non è ragione, con la natura senza diritti naturali ma solo positivi, della natura ridotta a necessità del biologico.

Essa è più di una semplice piattaforma, di una rete web, di un blog, di uno stile. La libertà della ragione è il suo accordo con la credenza dell’esistenza di un mondo, di una specie, di una sua organizzazione, di una sua fede, di un suo scopo, di una sua forza e cioè quella di produzione e di riflessione.

Questa è la ragione e questo è il modo più onesto di renderne completamente il suo legittimo ed evoluto bisogno di libertà in accordo con quella sintesi di responsabilità e di critica che la storia ci rappresenta.

Libera ragione in un libero blog

Ringrazio per le idee e la collaborazione in primis Gerardo Spatuzzi, con il quale credo e continuo a credere nella potenzialità di utilizzare un mezzo come quello di un blog per poter dire, riflettere, commentare ed analizzare fatti ed eventi.
Tutte le persone che collaborano con noi nel MAT condividono questo atteggiamento e la possibilità di un tale uso della tecnologia ci rende comune non tanto gli oggetti che prendiamo in considerazione (musica, arte, attualità, scienza, politica e via di seguito) ma il modo in cui vengono riportati e postati: sine ira ac studio, senza ira e passione come diceva il buon vecchio Seneca.

Buona navigazione a tutti

Hi to everybody and welcome in The MATblog

As curator and author of this project will touch to me to explain the reasons of this page and the contents.

The intent to open a blog to more hands and done from young students and impassioned of science and art doesn't gravitate on precise matters, is not set a cultural standard to which to refer but follows one line of his of topics (music, art and technology) free and left free to conform itself to the style of a digital writing.

This is the intent of an blog understood as technological mean, as url of the web, as aesthetics of the net but the finalities are other.

The goal is well specified to be reported these cue of free search to an idea of reality and to a position of the productions of the man (that we will comment, analyze and criticize) in the circle of our time, which can ever have exchanged for a neutral container and without history (the history for us is not an aesthetics).
The news and events of this world are certainly secular but belonging to a history that counts, that changes in to be always near to its past, that never interprets the technology and the knowledge that it follows as without roots or without a purpose to which to extend.

The liberty that I quoted before is one "style" that you must be pursued in the awareness not to be empty, not to speak without having pondered beyond the same technology, of the same speed, of the same post to be uploaded.

The intent then of a such blog is to report that the science and the art, the reason and the faith, the theory and the practice, the certain and the uncertain, are compatible and never separable from the pregnant present of the past and the future.

To this point the technology that we want to investigate possesses a double meaning, it is on one side tool that facilitates us in the daily making more and more the free and more comprehensible the life itself, from the other one a movement part of the evolution of the knowledge and the relationship with the things, part of the interpretation of the world, a role to whome would be incorrect and deceitful to want to attribute only an instrumental connotation.

The reason is not an impossible tool to regulate or to become responsible, it must not be confused with the unjustifiable, with the idolatry without referents, with the complete abnegation of what it is not reason, with the nature without natural rights but only positive, of the nature reduced to necessity of the biological one.

It is more than a simple base, of a net web, of a blog, of a style. The liberty of the reason is its accord with the belief of the existence of a world, of a species, of her organization, of her faith, of her purpose, of her strength and that is that of production and of reflection.

This is the reason and this is the most honest way to make completely his legitimate and evolved need of liberty in accord with that synthesis of responsibility and criticism that the history represents us.

Free reason in a free blog

I thank for the ideas and the cooperation in primis Gerardo Spatuzzi, with which I believe and keep on believing in the potentiality to use a means as that of a blog to be able to say, think, comment and analyse facts and events.
Everybody people who collaborate with us in The MAT share this attitude and the possibility of such a use of the technology gives back us common not so the objects we take into consideration ( music, art, topicality, science, politics and away afterwards ) but the way in which they are taken back and posted: sine ira ac studio, without anger and passion how the good old Seneca said.

Good navigation

Davide De Caprio

sabato 24 marzo 2007

Coming soon monday 26/03/07