martedì 24 aprile 2007

Illusioni ottiche musicali

Seconda parte

Un'altra grave distorsione nel nostro modo di analizzare gli sviluppi della creatività musicale è data dall'avvento dell'era della comunicazione.

Oggi con una connessione ad internet e pochi click siamo in grado di accedere a quantità infinite di informazioni, e in più possiamo scaricare musica di qualsiasi periodo e genere, trasferirla su altri supporti e scambiarla fra amici.

Siamo nelle condizioni di conoscere tutta la musica "che conta" registrata in passato: naturalmente il passo successivo è osservare che "è tutto un ripetersi di cose già sentite".

L'illusione ottica che si genera è pensare che così non fosse in passato. Pensare cioè che la musica dei Rolling Stones fosse assolutamente innovativa, mentre quella dei Korn sia solo un rimpasto di cose già sentite.

Analizzando più attentamente la questione, si arriva invece a scoprire che Mick Jagger e soci erano dei grandi appassionati di blues, soul, e rock'n'roll e non fecero altro che applicare gli stilemi di questi generi alle nuove strumentazioni (non era comune che un bluesman nero negli anni '60 avesse accesso ad un distorsore) e al diverso gusto compositivo di bianchi europei.

In pratica le innovazioni applicate dagli Stones erano di carattere culturale (amavano il blues ma non appartenevano al background afroamericano, per cui erano portati, più o meno inconsciamente, a suonarlo in un altro modo, "da bianchi") e tecnologico (più amplificazione, chitarre distorte, basso elettrico), così come i Korn, che hanno fruito degli ascolti intrecciati di metal e hip-hop possibili per dei ragazzi californiani dei '90 e di una tecnologia che permetteva l'uso di effettistiche sofisticate e sonorità esasperate all'estremo.

In entrambi i casi, non si tratta di rivoluzione musicale, ma di evoluzione.

La differenza è che quando uscirono i Rolling Stones ben pochi in Europa avevano confidenza con blues e soul, i cui vinili difficilmente arrivavano nei negozi del Vecchio Continente, mentre all'arrivo dei Korn, a fine anni '90, sia il metal che l'hip-hop erano già sbarcati negli stereo di tutto il mondo, facendo sembrare la loro innovazione niente più che un abile collage di stili.

Infine, mi pare necessario considerare una terza distorsione, che più che un'illusione ottica cade sotto la categoria di "paraocchi".

Molti considerano la crisi che sta vivendo il rock una crisi della musica in generale. Il rock è nato come musica fatta da giovani per i giovani: l'errore sta nel considerare che il rock possa/debba essere l'unica musica dei giovani, l'unica musica in grado di innovare.

Il rock è nato negli anni '60, e come qualsiasi movimento artistico, dopo una prima fase esplosiva e ricercativa si è lentamente stabilizzato su una serie di canoni e/o riferimenti.

Parallelamente al riflusso della carica innovatrice del rock, sono però sorti almeno altri due movimenti ugualmente rivoluzionari. Da una parte l'hip-hop, cultura e poi musica afroamericana che ha conquistato le platee giovanili di tutto il mondo, prendendo spesso il posto del rock nell'espressione di disagi e ribellioni dei giovani. Dall'altro, la musica elettronica, nelle sue mille varietà, dalla techno alla drum'n'bass, dalla house al trip-hop.

Musiche che, come a suo tempo il rock, hanno dato voce all'esigenza creativa sfuttando le nuove tecnologie (campionatori, sequencer e computer come un tempo distorsioni ed amplificatori) e la rielaborazione delle esperienze musicali precedenti (ora anche sotto forma di campionamento diretto di frammenti di registrazioni preesistenti), ma che spesso sono snobbate dai musicisti "tradizionali", e considerate regresso piuttosto che evoluzione.

Benché lo stesso rock, nelle sue forme più innovative, attinga sempre più da questi mondi sonori, dalla mistura di hardcore e rap dei Rage Against the Machine al rock visionario intriso di elettronica dei Radiohead, trovando in essi nuova linfa creativa per nuove evoluzioni.

Phleks

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