giovedì 19 aprile 2007

Illusioni ottiche musicali

Prima parte

E' opinione diffusa, particolarmente tra gli addetti ai lavori, che la musica pop (intesa come contrario di “musica colta”) stia vivendo un periodo di crisi creativa totale, secondo i più addirittura irrimediabile.

L'impressione è che, ormai da un decennio, non si assista all'uscita di novità di rilievo, e che in generale il livello qualitativo della produzione musicale si sia abbassato.

L'argomento è spesso liquidato in modo superficiale, "ormai tanto non si inventa più nulla", "è tutto un ripetersi di cose già sentite", "il mercato ha ucciso la musica", "escono solo dischi scadenti, fatti per vendere e non per l'arte".

A mio avviso ci sarebbero alcune considerazioni da fare, per evitare di cadere in una deprimente quanto improduttiva autocommiserazione, anche perché le nostre opinioni tendono ad essere falsate da alcune "illusioni ottiche".

Innanzitutto, l'illusione ottica data dallo scorrere del tempo. La distanza cronologica (ma anche spaziale) permette di mettere meglio a fuoco la complessità degli eventi, che spesso sono di difficile decifrazione da un punto di vista interno o troppo ravvicinato.

Questo discorso, di valore generale, può e deve essere applicato all'ambito musicale.

Se ad esempio parliamo delle uscite discografiche degli anni '70, tenderemo a ricordare soprattutto quelle di maggior valore, che hanno resistito nel tempo nella memoria comune, laddove invece, analizzando l'ultimo decennio, abbiamo difficoltà ad individuare i punti cardine della produzione musicale, che ancora sono confusi nel turbinio di dischi che escono ogni mese.

In altre parole se noi, nel 2007, parliamo dei '70, pensiamo immediatamente a nomi come Pink Floyd, James Brown, Bob Marley, poi li confrontiamo coi vari Justin Timberlake, Britney Spears o Avril Lavigne e abbiamo l'impressione d'un netto peggioramento.

Ma chi oggi ancora non è nato, e si troverà a ricordare la musica primo decennio del XXI secolo dalla prospettiva del 2040, probabilmente non ricorderà Britney Spears se non come un passeggero fenomeno commerciale, e penserà invece che fra il 2000 e il 2005 uscirono dischi innovativi e seminali di ottimi artisti, ricordando Kid A dei Radiohead o The Marshall Mathers LP di Eminem, piuttosto che Confessions on the dancefloor.

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