mercoledì 9 maggio 2007

Il microfono (parte prima)

Mi rendo conto che il discorso che farò su questo dispositivo potrà sembrare interessante per musicisti, o qualunque persona del settore che si voglia orientare in queste tematiche, ma non utilissimo ai più.

In realtà vi accorgerete, che comprendere queste semplici nozioni di base potrà ad esempio aiutarvi nell’acquisto di qualunque accessorio (altoparlanti, cuffie…) che indubbiamente ognuno di noi userà nella vita quotidiana.

Dopo tutti i discorsi circa la potenza del digitale, e sulle “inaspettate” ricadute di questo tipo di tecnologia su molti aspetti della nostra vita di tutti i giorni……

La tecnologia analogica che fine ha fatto?

Fermo restando che lavorare in digitale è indubbiamente meglio nell’elaborazione dei segnali, noi esseri umani però, udiamo ovviamente segnali analogici (reali) non sequenze di numeri.

Ci sarà bisogno innanzitutto di una tecnologia volta alla conversione di segnali numerici in analogici poi, se riflettiamo, avendo ormai capito che un suono è un onda pressoria che trasporta energia meccanica, dovendo elaborare segnali digitali che sono però variazioni di tensione elettrica, avremo bisogno per cominciare a fare qualunque cosa sul nostro elaboratore, di un oggetto che mi converta l’energia meccanica trasportata dal suono reale in energia elettrica…..

A questo servono i trasduttori.

Chiariamo prima di tutto in generale cos'è un trasduttore. Aprendo un qualsiasi dizionario, scopriamo che il termine sta ad indicare un "dispositivo che trasforma una grandezza fisica in un'altra".

Nel caso di trasduttori acustici le grandezze coinvolte sono quelle sopraelencate.

In musica i trasduttori che compiono quest’operazione sono chiamati microfoni.

In campi quali il cinema, la televisione, la radio, la musica, il microfono è parte essenziale e imprescindibile del processo di creazione del prodotto finale, ed è quindi essenziale operare una scelta appropriata e intelligente, sia per quanto riguarda il microfono stesso, che per quanto riguarda la tecnica di ripresa del segnale, al fine di apportare un buon contributo sonoro, che risulti del livello appropriato per la realizzazione complessiva.

Ogni microfono nasce per un utilizzo specifico, ed è estremamente importante conoscerne funzionamento e caratteristiche per giungere a buoni risultati.

Articolerò il mio discorso in più parti, data la quantità di argomenti non trascurabili da dover trattare.

I microfoni si possono classificare in svariati modi, a seconda delle proprietà adottate per lo scopo, dunque è utile dare una descrizione delle caratteristiche fondamentali di un microfono:

Il principio di traduzione in base al quale parliamo di microfoni a condensatore, dinamici, piezoelettrici....

la risposta in frequenza che ci indica in buona sostanza la fedeltà di traduzione del suono originale.

La sensibilità cioè il rapporto fra, ampiezza del segnale elettrico uscente dal
microfono e ampiezza del segnale acustico, è cioè un'espressione del
rendimento del microfono. Viene di solito espressa in mV/Pa (milliVolt per
Pascal).

La massima pressione acustica o pressione acustica limite espressa in dB (decibel),
specialmente critica per la registrazione di strumenti in grado di produrre
suoni di grande intensità, come gli strumenti a percussione.

La direzionalità che esprime la capacità del microfono di captare più o meno bene
i segnali, in base alla direzione di provenienza.

Ovviamente alcuni dei concetti potranno risultare oscuri, perciò oltre ad averli elencati li analizzerò di volta in volta.

Comunemente la prima grande distinzione tra microfoni si attua in base al principio di funzionamento (principio di traduzione), dunque coerentemente con ciò proseguirò descrivendo i vari tipi di microfoni in commercio in base alla fisica che c’è dietro la trasduzione del suono.

Ilario Ferrari

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