sabato 15 marzo 2008

Luoghi d'ascolto

L’illusione della stereofonia e il problema delle riflessioni

Per luogo d’ascolto si intende qualsiasi locazione in cui siano posti dei diffusori stereo per ascoltare musica oppure dei musicisti che suonino strumenti acustici, dunque: Auditorium, sale di incisione, sale prove, salotto di casa….

Come ho già ripetuto numerose volte, un suono è macroscopicamente schematizzabile come un onda di pressione che si propaga in un mezzo (aria nel nostro caso), che interagisce con gli ostacoli posti nell’ambiente circostante.

Perciò un suono che giunge alle nostre orecchie è frutto della somma del segnale emesso dalla sorgente sonora sommato a delle componenti dovute alla riflessione dello stesso nel luogo in cui stiamo ascoltando musica.

Come deve essere dunque un luogo d’ascolto affinché la musica emessa sia percepita perfettamente?

La risposta a questo tipo di problematiche è fornita dall’acustica (dal greco ἀκούειν, udire) quella branca della fisica che studia il suono, le sue cause (onde di pressione), la sua propagazione e la sua ricezione; in particolare da una branca detta acustica architettonica.

E’ ora d’obbligo distinguere tra musica naturale e musica emessa stereofonicamente.

Ascoltando dal vivo un violino, una viola, un violoncello e un contrabbasso suonare in una chiesa, l’energia sonora che essi producono si irradierà a larga banda circolarmente (assumiamo come semplice ipotesi che ogni strumento diffonda la propria energia in modo sferico). Una parte di questa energia giunge all’ascoltatore per via diretta, un’altra per via riflessa. La percentuale fra queste due modalità di arrivo dell’energia degli strumenti all’ascoltatore fa si che egli stesso sia in grado di localizzarli nello spazio.

Essendo nel campo del suono naturale, le riflessioni dell’energia sonora, sulle pareti della chiesa giocano un ruolo di mantenimento dell’energia in ambiente per un dato tempo (a seconda delle dimensioni dell’ambiente), che il cervello dell’ascoltatore traduce in informazioni circa lo spazio che contiene l’evento.

Tutto ciò non inficia l’integrità del suono degli strumenti, che da ogni posto vengano ascoltati saranno riconosciuti come veri.

Ascoltando dalla giusta distanza e da ogni posizione sentiremo un buon amalgama sonoro e sarà possibile sentire come separata e ben distinguibile la linea melodica prodotta da ogni strumento.

La stereofonia invece è un trucco per ingannare il nostro cervello (simile al cinema), già utilizzato al momento della registrazione e su cui è “organizzata” la musica che ascoltiamo in casa nostra. In fase di riproduzione, è uno stratagemma che consente a suoni che nella realtà provengono da due fonti ben precise, i diffusori, di svincolarsi da loro ed apparire come distribuiti in uno spazio ricreato.

Come immagini proiettate una dietro l’altra ad una determinata frequenza danno l’illusione del movimento, allo stesso modo due suoni emessi uno da un altoparlante posto a destra dell’ascoltatore, l’altro da un altoparlante posto a sinistra, per l’ascoltatore danno luogo ad un unico suono che proviene dal mezzo dei diffusori, più o meno spostato a destra o a sinistra a seconda della posizione dell’ascoltatore e del volume di suono emesso dai due altoparlanti (se ad esempio quello di destra suona più forte percepisco il suono sbilanciato a destra).

Fisicamente i suoni sono due, ma se arrivano all’ascoltatore in un periodo di tempo inferiore ai 25 ms, per quell’ascoltatore il suono è uno solo.

Dunque si comprende che, mentre nel caso di musica acustica il problema delle riflessioni non inficia più di tanto sull’ascolto se non per l’insorgere di echi non desiderati, nel caso della stereofonia le riflessioni che ripropongono il suono emesso dai diffusori dopo intervalli di tempo maggiori di 25 ms possono disturbare la riuscita dell’effetto stereofonico, determinando un notevole abbassamento della qualità d’ascolto.

Per questi motivi la progettazione di luoghi come auditorium teatri, sale di incisione professionali… è un compito sempre molto arduo.

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