venerdì 8 giugno 2007

Graffiti-Tra arte atavica e moda odierna.#3

Nelle precedenti trattazioni sull’arte del graffito abbiamo visto la sua origine etimologica e fenomenica, oltre alla la sua evoluzione nel tempo, nello spazio e nelle tecniche rappresentative.

Trattando la parte storica, abbiamo colto l’importanza culturale e scientifica rappresentata dalle scanalature colorate dei nostri antenati, mentre nella parte riguardo la tecnica moderna ,i procedimenti per far rivivere quest’arte sopita nel tempo attraverso due modalità: la prima con l’ausilio di strati di intonaco dalle diverse tonalità, la seconda tramite la stratificazione di colori pastelli morbidi, l’incisione della quale riporta alla luce i colori più chiari coperti da quelli più scuri.

Abbiamo visto quindi il graffito nell’arte “cavernicola” e in quella moderna, trattiamo ora il graffito calato nella società dei nostri giorni, dove ritrova, a volte, quella funzione che gli ha dato la vita, la celebrazione di alcuni momenti o la battaglia quotidiana contro la noia , facendo qualcosa di eclatante, di evidente nella vita sociale che spesso ci attanaglia.

Occorre innanzitutto fare una distinzione tra termini che spesso, oggi, vengono confusi e associati all’idea di un'unica tecnica rappresentativa: il graffito e il dipinto murale, entrambi tipi di arte figurativa che si esprimono e concretizzano sulle pareti di edifici e cinte murarie, ma i contenuti dei quali si differenziano per storia e fenomenologia sociale.

Infatti mentre il graffito nasce negli ultimi anni del ventesimo secolo insieme alla cultura Hip-Hop ed alla musica rap negli U.S.A. ,invece i primi esempi di murale si trovano agli albori dello stesso secolo, più precisamente negli anni Venti con il fenomeno del “muralismo messicano”, movimento artistico votato alla divulgazione degli ideali politici e dell’importanza della cultura, nella lotta contro l’oppressione.

Grandi esponenti dell’arte del murale furono artisti come Rivera e Siqueiros, il quale tra l’altro fu anche il primo a sperimentare nuovi metodi di colorazione, tramite l’utilizzo dell’aerografo e delle vernici ad essiccazione rapida, utilissime per i murales esterni.

Il graffito non ha mai avuto scopi puramente politici o culturali, avendo anche la semplice funzione dell’affermare l’esistenza delle crew, gruppi di ragazzi a volte identificati in una particolare etnia, connotate dal desiderio di far conoscere la propria esistenza all’interno della società, molte volte sprezzante o semplicemente indifferente alle proteste mosse dal mondo di giovani o emarginati.

Le prime “opere” del graffitismo infatti, non sono altro che il nome dei tali gruppi o crew modulati e scritti in modo tale che potrebbe essere difficile, anche ad un occhio esperto,coglierne il significato, dal momento che nella scrittura delle tags viene applicato lo stile evolutivo delle lettere alfabetiche denominato lettering.






Ed ecco un esempio di graffito rappresentante una scritta. Come si nota, la rielaborazione grafica delle lettere rende quasi irriconoscibile la parola rappresentata.





Ecco un altro esempio di graffito o tag, stavolta rappresentante una caricatura fumettistica di un mondo immaginario. In questo come anche in quello in alto è evidente il gioco di sfumature reso possibile dall’uso delle bombolette a spray o aerosol (da cui il nome aerosolart).


Molto importante è anche il contesto socio-culturale nel quale questa forma di arte “vandalica” viene a nascere: il mondo dell’Hip-Hop.

Si è infatti venuta a formare una sorta di gerarchia tra graffitisti (detti anche writers), che vede i b-boys e le fly-girls, aver formato un proprio codice interno, riguardo a cosa taggare o dove farlo (i monumenti , per esempio, sono ritenuti inviolabili quindi impossibili da toccare) e alla lotta perenne di chi vive il mondo delle crew contro coloro che lo emulano per moda (i cosiddetti toys che, a differenza dei writers, non si fanno problemi ad imbrattare anche monumenti o opere d’arte).

Insomma l’arte del graffito, tra arte atavica e moda odierna ha pur sempre mantenuto una funzione sociale rilevante: celebrativa, di protesta o di affermazione che sia, infatti resta sempre una forma di espressione alla portata di tutti noi, potenziali artisti.


Daniele Tartaglia

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