venerdì 13 luglio 2007

Dove la natura muore, i sentimenti vivono.


Canestra di frutta del Caravaggio, una splendida natura morta


Natura morta: a prima vista sembrerebbe un annuncio come quelli che nobili associazioni come il WWF o Greenpeace di tanto in tanto promanano,per denunciare l'incontrollato progresso umano a discapito dell'ambiente che ci circonda.

Dal punto di vista artistico invece la natura morta non è altro che una linea ispiratrice per il pittore che si accinge a posare il proprio pennello sulla tela, ma come semplice linea ispiratrice può essere solo di passaggio nella carriera dell'artista oppure costituire una vera e propria devozione nell'arte dello stesso.

Abbiamo infatti, nella storia dell'arte passata e moderna esempi di artisti che, specializzati in un dato campo come quello del ritrattismo, dedicano una o più loro opere alla rappresentazione di soggetti inanimati, dove la presenza umana si rivela ingombrante e il dinamismo si cristallizza nell'immota policromia del quadro così realizzato.

Tale linea ispiratice infatti consiste nella rappresentazione di soggetti pittorici inanimati, quali ad esempio vasi di fiori o di frutta, composizioni bizzarre di vari oggetti o la semplice rappresentazioni degli stessi in sic et simpliciter, mere rappresentazioni da parte dell'artista di un unjverso immobile.

La tendenza a chiamarle nature morte nasce proprio dal fatto che ad essere rappresentati non sono soggetti portatori dell'ideale di vita intrinseco nella loro natura, ma soggetti che di vivo hanno poco se non nulla.

Qualcuno giustamente ha obiettato dicendo che, per esempio, il vaso di fiori potrebbe esprimere benissimo il concetto di vita, stante la tesi che i fiori sono organismi viventi i cui colori celano in sè tale concetto, ma è qui che entra in gioco il fattore dinamismo.

Il dinamismo e la dinamicità sono del tutto assenti nelle tele rappresentate, dando al quadro l'effetto di un tempo morto, fermo ed immobile nel minimo spazio in cui il soggetto rappresentato la fa da padrone, a ciò si aggiungano i colori terrosi e cupi che spesso caricano l'atmosfera anzidetta di totale cristallizzazione temporale.

Dal mio, come dal punto di vista di molti tuttavia queste tele, tali rappresentazioni sono portatrici di emozioni, sconvolgimenti sentimentali che anche un animo non romantico è capace di afferrare.

In esse infatti e scritto a lettere di fuoco quello che da sempre l'uomo sogna, da essere vivevnte effimero qual'è:l'immortalità.

Sembra un paradosso ma, a mio avviso, la natura morta come rappresentazione è immortale e questo non si spiega con l'assenza o meno dell presenza umana, ma con il semplice fatto che l'idea di immobilità perpetua a cui portano a pensare si protrae per un tempo sì cristallizzato ma eterno, immortale in quanto immoto, in quanto non vivo .

Sul perchè gli artisti si concedano alla o si concentrino sulla natura morta, non vi sono state mai ipotesi particolari, vedendo vista nella carriera dell'artista quando non nella fase iniziale, spesso al termine della stessa, ed il motivo, secondo me, sta proprio nel fatto che è un tipo di rappresentazione semplice e d'impatto, che non richiede grandi dote pittoriche ma alla quale ci si può dedicare con pazienza e dovizia, un'attività per coltivare le proprie doti rilassandosi nel contempo.


Daniele Tartaglia

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