mercoledì 28 marzo 2007

Il mostro digitale

Negli anni ’70 uno scienziato del MIT (Massachusset Institute of Technology) disse: “Nel futuro non trasporteremo più atomi ma bit”. Dobbiamo ammettere che questa previsione si è totalmente avverata.

Oggi la nostra cultura è pervasa in tutti i suoi aspetti della tecnologia digitale, computer, lettori cd, mp3, accessori per strumenti musicali, microfoni, televisioni, fotocamere, strumentazione medica……

Ma cosa vuol dire, e che cos’è la tecnologia digitale?

Il termine “digitale” è ormai entrato a pieno titolo nel nostro lessico quotidiano, ma forse non molti sanno che dietro questo termine c’è una storia di 50-60 anni di ricerche in campo scientifico.

Non posso pretendere di dare un’esauriente trattazione di ciò in poche righe, ma cercherò in modo sintetico di chiarire il concetto.

La tecnologia digitale è quella che usa processare (modificare) segnali digitali, ovvero segnali rappresentati in un elaboratore (cpu, accessorio musicale, fotocamera….) come sequenze di bit, cioè sequenze di zeri ed uni.

E’ chiaro che ciò può risultare molto astratto ed assurdo, per chi si sta avvicinando all’argomento per la prima volta.

Mi baserò sulla definizione da me data, e ne chiarirò i concetti fondamentali.

Innanzitutto, cos’è un segnale?

Semplice, suoni, colori, correnti elettriche…. si può tranquillamente dire: “tutto è segnale”. Più precisamente, un segnale è “qualcosa” che evolve nel tempo.

Si evince da ciò, che se si vuole lavorare con segnale (nel caso della musica suoni) bisogna essere in grado di modificarli.

Un esempio è: prendete un palloncino pieno d’aria, fate uscire l’aria e sentirete un suono, se stringete o allargate l’uscita, il suono diventerà rispettivamente più acuto o più grave di quello originale.

Abbiamo così modificato un suono (segnale) di partenza, generandone uno diverso. In questi casi si dice, che abbiamo “processato” un segnale analogico ovvero un segnale reale.

I segnali elaborati nei moderni computer sono invece digitali, ovvero segnali analogici campionati, cioè semplificando, si può dire presi a pezzi secondo una certa procedura detta campionamento, ognuno di questi “pezzi”, viene memorizzato come un numero in memoria, ma non in codice decimale (1,2,3,4……), bensì in codice binario, cioè sequenze di zeri ed uni (detti bit: binary digit) più semplici da trattare per un computer.

Il segnale originario può essere così trattato come un numero, e soltanto alla fine generalmente, viene riconvertito in forma analogica per essere percepito dai nostri sensi.

Si intuisce che lavorare con numeri sia molto più semplice e sicuro che lavorare con segnali fisici reali, soggetti tra l’altro per loro natura a qualunque tipo di “disturbo”.

Se ad esempio mentre stringo il beccuccio del palloncino una persona mi desse una spinta, otterrei un segnale diverso da quello che volevo.

Se invece per ottenere un suono più acuto “campionassi” (registrassi) il suono del palloncino e lo processassi con un computer, otterrei il segnale d’uscita che volevo senza quasi alcun “disturbo”, con molta più precisione, rapidità e volendo anche semplicità.

Da qui la disputa, spesso argomento di molti dibattiti soprattutto in campo musicale.

Quali vantaggi ha la tecnologia analogica?

E’ meglio il digitale o l’analogico?

Lascio ad un secondo momento la trattazione di ciò.

Ilario Ferrari

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