lunedì 31 marzo 2008

Wishlist o meglio: l’inizio della settimana

Cose da vedere:


Apre al pubblico il 1 aprile 2008, nelle sale espositive di palazzo Poli a Fontana di Trevi una mostra di disegni, per la maggior parte cinquecenteschi, raccolti da padre Sebastiano Resta, figura chiave del collezionismo e del mercato del disegno tra la fine del '600 e l'inizio del '700, raccolti nel volume denominato Libro d’Arabeschi, conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo.

Cose da sentire:


Listening to the tapes of this live concert from Culturen Västerås, persuaded me that certain attributes of the playing of Mats Gustafsson and Raymond Strid are indeed bound with “Terroir”. There is probably a useful Swedish word describing this, but the French word nevertheless seems appropriate in describing a sense of place, something earthy and powerful.

My thoughts moved to volcanoes and in particular glaciers, which of course abound in Sweden. The explosive power of the volcano leaving behind often exquisite settlements of minerals and crystals and the inexorable slide of the glacier, sometimes tearing, other times honing, but always moving in a solid mass onwards, expresses my feelings for these musicians way of playing. But there is lightness within this weight and solidity, which in a way reflects the transparent and crystalline structures that we witness in these two earthly formations of volcano and glacier.
Hot and cold.

The music on this album wells up from the joy of working together, with our singular energies coalescing to reflect the heat of engagement and the coolness of the open space around us.

Barry Guy

Cose da leggere:

Tra le opere minori attribuite ad Aristotele, i due scritti De coloribus e De audibilibus si pongono a metà tra le opere propriamente filosofiche (di psicologia e di teoria della sensazione e della conoscenza) e quelle propriamente scientifiche, dato che rappresentano il primo abbozzo di un’“ottica” e di un’“acustica” elaborate nell’antichità classica. La scelta di presentarli qui insieme non è casuale, considerando l’attenzione più consapevole e l’analisi più approfondita nei diversi campi delle scienze, della letteratura e delle arti verso sperimentazioni, esperienze e processi sinestetici e multisensoriali. Il testo greco dei Colori è quello edito da M.F. Ferrini, Pisa 1999, mentre il testo greco dei Suoni è riprodotto secondo l’edizione classica di I. Bekker, Berolini 1831 (tranne in alcuni punti in cui la curatrice se ne discosta). Maria Fernanda Ferrini è docente di Letteratura greca presso l’Università di Macerata. Per Bompiani ha curato la traduzione integrale di altre opere di Aristotele in questa stessa collana: Problemi (2002) e Fisiognomica (2007).


venerdì 28 marzo 2008

Udibile, visibile, odorabile, gustabile

Notizie "senza tatto" sui cinque sensi

Dal suono visualizzato al suono udibile: uno staff di ricercatori presenterà oggi alla Stanford University di Palo Alto (Califonria) il risultato dello studio sul “precursore” francese del fonografo di Thomas Edison, ovvero il fonautografo di Édouard-Léon Scott de Martinville, macchina ideata non per ascoltare ma creare una traccia scritta di parole che potevano successivamente essere registrate.

Tramite immagini ottiche e una “virtual stylus” ad alta definizione, i pattern del dispositivo, brevettato nella seconda metà del XIX secolo, sono stati estratti e resi udibili come primi frammenti di cattura del suono.

Rimane ovviamente il significato culturale di una invenzione tecnologica nella storia, ossia quanto possa mantenersi valido il modello del precursore e in che modo tale categoria, avvalorata e coadiuvata da strumenti anacronistici per l’epoca della precursione, riesca a caricarsi di significati che oltrepassano la storia stessa e i fatti:

“There is a yawning epistemic gap between us and Léon Scott, because he thought that the way one gets to the truth of sound is by looking at it,” said Jonathan Sterne, a professor at McGill University in Montreal and the author of “The Audible Past: Cultural Origins of Sound Reproduction.” Dal NYT

Direzionalità e neurotrasmettitori che inibiscono l’attenzione di una determinata area, due teorie sulla ricognizione dell’altezza dei suoni che vorremmo isolare quando ci troviamo in un cocktail party troppo rumoroso: ma nella corteccia uditiva il processo dei segnali sensoriali rimane ancora nel buio.

“It has been known for 20 or 30 years that it is possible without directional information to do the job," Schulze said. "But we didn't know how it works, where in the brain this happens. Now we know it's in one small area within the auditory cortex." Msnbc
C’è una certa avversione per il senso dell’odorato nella nostra società, dovuta all’impoverimento nell’uso quotidiano, nell’organolessi della neutralità dei sapori, la quale colpisce quasi immediatamente anche il gusto (senso collegato inevitabilmente con l’olfatto nell’atto della valutazione di un alimento), nonché la visione dei prodotti stessi destinati al nutrimento.

Relegato nella particolareggiata declinazione di un sommelier o nell’odore delle madelein di un Proust, il discorso sull’odorato non poteva che ripresentarsi come fondamentale e di difficile comprensione, dall’analisi dei cinque sensi di Aristotele fino all’individuazione delle regioni celebrali nelle neuroscienze:

“People really dismiss the sense of smell," said Gottfried, who researches "how the brain can put together perceptions of hundreds of thousands of different smells...Work like this really says that the human sense of smell has much more capacity than people usually give it credit” Discovery News

Un sesto senso esiste? Per ora è relegato ad un particolare sistema sensoriale che permette di percepire il quantitativo di calorie nel cibo al di là dei recettori del gusto: un risultato particolarmente importante per la patogenesi e la sociologia dell’obesità.

“In summary, we showed that dopamine-ventral striatum reward systems, previously associated with the detection and assignment of reward value to palatable compounds, respond to the caloric value of sucrose in the absence of taste receptor signaling," concluded the researchers.

"Thus, these brain pathways do not exclusively encode the sensory-related hedonic impact of foods, but might also perform previously unidentified functions that include the detection of gastrointestinal and metabolic signals." Science Daily

mercoledì 26 marzo 2008

Luoghi d'ascolto

Cenni alla correzione dell'acustica

E’ stato chiarito, che il gioco di volume tra due diffusori combinato con l’incapacità dell’essere umano di percepire come distinti due suoni che giungano all’orecchio con distanza inferiore a 25ms, genera una distribuzione spaziale del brano che ascoltiamo, ovvero l’inganno stereofonico.

Il problema della progettazione oppure (più frequente) della correzione acustica di un luogo d’ascolto, è proprio rispettare quanto più possibile tale inganno stereofonico.

Ogni stanza indipendentemente dalla sua forma ha delle proprie frequenze di risonanza che distribuiscono l’energia sonora in modo non uniforme, generando quelli che comunemente chiamiamo rimbombi.

Contrariamente a quanto si può pensare, non esiste un modo per eliminare i rimbombi cambiando la geometria della stanza (cosa peraltro spesso impossibile), perché comunque sia la pianta, ogni stanza possiede uno specifico modo di riflettere l’onda sonora…

Perciò dal punto di vista delle risonanze il luogo migliore è quello in cui è possibile muovere liberamente i diffusori ed il punto d’ascolto alla ricerca della migliore distribuzione dell’energia delle risonanze e dove è possibile l’impiego di trappole acustiche a larga banda negli angoli.

I buoni studi di registrazione hanno delle trappole per le basse frequenze incorporate nei muri in prossimità degli angoli. Ciò in genere è molto efficace.

Si può comunque dire che:

- La stanza cubica è la peggiore, in essa essendo le pareti di uguale altezza lunghezza e larghezza le risonanze hanno energia tripla .

- La stanza a pianta rettangolare è migliore di quella quadrata.

- La peggiore di tutti è la stanza irregolare di forma a “L”.

Per quanto riguarda i muri, più sono spessi e solidi e meglio è sia per l’impatto delle basse frequenze, che per ottenere un buon isolamento acustico.

Le pareti di carton-gesso vibrano molto e per questo motivo sono fortemente sconsigliate.

Il soffitto è meglio alto che basso, l’altezza ottimale dovrebbe essere omogenea e compresa fra i 270 e 360 cm .

Il pavimento invece è consigliabile in legno, i peggiori sono quelli in marmo, estremamente riflettenti.

Ci sarebbero poi numerose questioni da affrontare come tende finestre mobili, divani…In generale si deve assumere come regola: “Non va bene tutto ciò che vibra” ovvero tutto ciò che produrrà un suono che si andrà sommando a quello che voglio ascoltare, modificandone lo spettro.

Per quanto riguarda la posizione di diffusori mobili e quant’altro si abbia nella stanza, l’ideale sarebbe poter disporre di una perfetta simmetria almeno dal punto d’ascolto in avanti : guardando al centro del fronte sonoro, ciò che l’ascoltatore vede a destra dovrebbe essere speculare a ciò che c’è a sinistra del suo campo visivo.

Per ultimo, esiste un metodo per determinare i due punti sulle pareti dove si riflettono maggiormente i suoni emessi dai diffusori, detto “ricerca del raggio di luce”.

Si dispone una striscia di materiale riflettente sulla parete, utilizzando una lampadina in grado di emettere una fascio di luce abbastanza potente e stretto e seduti al punto d’ascolto, si punta il fascio di luce sulla striscia a muro fino a che il riflesso della luce non illumina il diffusore. Il punto dove la luce riflette è il punto su cui intervenire. L’operazione deve essere fatta sui due lati e per entrambi i diffusori trovando così i quattro punti di riflessione omolaterale e controlaterale.

domenica 23 marzo 2008

Vignetta della domenica.




Approfitto dell'occasione per augurare una buona Pasqua a tutti i visitatori del MATblog a nome di tutta la redazione.

Daniele Tartaglia

venerdì 21 marzo 2008

Il Ladon.



Per coloro i quali si sono avvicinati solo ora al MATblog ricordo brevemente una piccola storia che sta dietro alle mie rappresentazioni , come questa . Quando ero poco più che undicenne , ebbi voglia di compilare una sorta di minienciclopedia illustrata riguardante i mostri e le bestie mitiche dei racconti leggendari. Anni dopo, avendo ritrovato i bozzetti e i disegni di questo progetto fantasioso e infantile, decisi di ridisegnarli secondo il mio stile figurativo affinatosi negli anni e di rielaborarle sul mio Pc , per poterle inserire nel progetto “ MATblog ”.

La storia al completo si trova nei miei primi due articoli, per il resto ribadisco che io mi limito solo a proporvi i miei disegni con l’intento di raccontarne una storia, rendendo anche note ai profani le tecniche di resa e renderizzazione grafica , non ho la pretesa che piacciano , sono solo mere rappresentazioni del mio animo artistico e richiami del mio animo bambino, quando sognavo di diventare un grande disegnatore.

Per quanto riguarda la creatura rappresentata , inutile dire che si tratta di un drago , ma volendo specificare la sua origine , possiamo dire che è il frutto della mitologia greca passato attraverso i riverberi urlanti della mia immaginazione .

Infatti Ladon o Ladone è il nome del drago che secondo la mitologia greca stava, nel giardino delle Esperidi, figlie del titano Atlante, a presidio del famoso albero dai pomi d’oro, reso famoso oltre che dalle dodici fatiche di Ercole, anche dalle storie del cosiddetto “Omero Minore”, ovvero le storie epiche anteriori e posteriori alla guerra di Troia .

Nella mia fantasia però ho voluto immaginare che nelle epoche di eoni fa il nome di Ladon fosse attribuito alla specie di draghi con più teste , e in effetti il drago mitologico era stato messo a guardia di tale albero proprio per una peculiarità, ovvero possedeva cento teste e quindi era sempre vigile e allerta.
Il drago da me rappresentato invece possiede solo quattro teste e non ho puntato nella sua rappresentazione su particolari che rendessero l’idea di ferocia, ma quella di grandezza e robustezza:nonostante le apparenze lo facevo rientrare tra i discendenti del Lastroisk , già da me rappresentato in un articolo precedente, e da questo il colore rossastro delle sue squame.

Storia riadattata del Ladon , tratta dal quaderno di Monsters.

“Chiamato così per la sua somiglianza con il drago mitologico messo alla guardia del giardino delle Esperidi, il Ladon era una creatura la cui esistenza era celata alla vista degli uomini ,i quali potevano vantare dal canto loro alcuni fortunati che erano riusciti a intravedere il drago. Era una animale che viveva ad altissime quote dove l’aria era più rarefatta e gelida e scendeva a valle solo per la predazione, attività alla quale si dedicava solo durante le ore notturne. Possedeva una mole incredibile e le sue squame rossastre fungevano da specchi , per attirare il calore della luce del sole e riscaldare così il suo mastodontico corpo alle bassissime temperature del suo habitat.Per lo stesso motivo al momento della sua morte la carcassa esanime dell’animale prendeva fuoco e ardeva fini al consumo totale. Era chiamato Ladon per il numero di teste che possedeva e che aumentavano in base al periodo dell’anno in cui venivano covate le uova.
In realtà tale caratteristica era utile all’animale che non poteva con un corpo enorme come il suo respirare o sfamarsi velocemente possedendo una sola testa.
Non temeva l’uomo né i predatori, conducendo un’esistenza appartata e avendo buoni metodi di difesa, ma la sua scomparsa dal mondo non si sa a cosa sia dovuta.
Il Ladon possedeva grandi facoltà mentali come il Lastroisk e quindi era molto intelligente, quindi è probabile che vedendo il declino del suo mondo e l’avanzata della civiltà abbia condannato se stesso ad una rovina autonoma.”












Bozzetto originario e il primo rifacimento.

Ironicamente , sembra che la grandezza colossale del drago sia riscontrabile anche nella sua rielaborazione , infatti il disegno occupa ben due fogli A4 uniti insieme grazie alla scannerizzazione di entrambi i fogli messi insieme e poi fotocopiati.

Per quanto riguarda le innovazioni rispetto al bozzetto originario, possiamo notare che le teste sono quattro e i rispettivi colli sono più corti,inoltre ho aggiunto l’effetto squama sul corpo della creatura, che dal mio punto di vista rende l’immagine più d’impatto. Per il sole ho usato l’effetto Gradient, uno strumento del programma di grafica e fotoritocco Paint.Net.


Daniele Tartaglia

giovedì 20 marzo 2008

Il disco della settimana

Ghemon


La rivincita dei buoni ***1/2

City Sound - Vibra Records


Primo disco "long playing" per Ghemon, dopo l'ottimo EP "Qualcosa cambierà". Il rapper campano dimostra nell'arco di ben 20 tracce (e nessuno skit) tutte le qualità che fanno di lui il volto nuovo più promettente del rap italiano, almeno per quanto riguarda il versante conscious: buona scelta di strumentali, fornite da molti produttori diversi (tra i quali spiccano indubbiamente le produzioni di Shocca e Frank Siciliano), un feel sul beat e una attitudine vocale maturi, e soprattutto liriche profonde ma senza risultare pesanti.

Spiccano fra gli altri pezzi la title track e Fattore inatteso, con un bizzarro ritornello psichedelico cantato da Hyst. Alla fine dell'ascolto (il disco dura più di un'ora) l'impressione è che si potesse tagliare qualche pezzo per snellire, ma “La rivincita dei buoni” dimostra senza dubbio come Ghemon sia in grado di aprire come pochi altri nuovi scenari al rap nostrano.


Emanuele Flandoli

mercoledì 19 marzo 2008

Un mercoledì storico

“Researching Rhythm and Blues” articolo di Arnold Shaw apparso sul periodico Black Music Research Journal, Vol. 1. (1980), pp. 71-79.

(seconda parte, note in inglese e bibliografia)

Che il rock’n’roll sia una derivazione bianca dell’ R&B è incontestabile. Ma è difficile confondere i due stili. Nonostante che Elvis, Bill Haley, Eddie Cochran, e Jerry Lee Lewis, abbiano imparato il loro mestiere da artisti neri, non possono essere confusi con Little Richard, Bo Diddley o Muddy Waters. Sia da una prospettiva cronologica che estetica o sociale, il rock’n’roll non è R&B.

Cronologicamente l’R & B abbraccia un periodo di tempo che va dagli anni quaranta ai primi anni cinquanta, mentre il rock’n’roll emergerà nel 1955-56 circa.

Sociologicamente, l’R & B è un prodotto dell'esperienza nera in un mondo isolato, il quale ha escluso i neri dai night clubs, dagli showrooms, dai teatri, e dalle prime sale cinemaografiche, costringendoli a trovare divertimento in clubs ghettizzati e principalmente attraverso incisioni eseguite su juke-box in location per neri o nelle case [As a result of the shortage of R & B disks at a time when black purchasing power was rising and the major record companies had stopped recording black artists, the postwar years saw the emergence of hundreds of small, independent R & B record labels].

Esteticamente l’R&B era il prodotto di molte sonorità: boogiewoogie, jump blues, strumenti elettrici, e specialmente musica gospel nera. Essendo una musica vocale fatta per ballare, l’R&B è uno stile strascicato (shuffle) più che spedito (swing, nel senso di andatura spedita): il rock’n’roll riprenderà molte caratteristiche ritmiche dell’R&B, soprattutto gli elementi che rendono lo stile black differente dall’andamento delle big band [the afterbeat on a steady four; the influence of boogie; the triplets on piano; eight-to-the-bar on the top-hat cymbal; and the shuffle pattern of dotted eighth and sixteenth notes].

Diversamente dal Blues- rurale, classico, ed urbano- che rimaneva folk-created, l’R & B fu scritto da compositori individuali e da musicisti che usavano forme gospel, non le classiche 12 battute AAB. I professionisti che lo eseguono erano e sono neri, non bianchi, anche se poi lo saranno anche i primi musicisti rock’n’roll- Chuck Berry e Fats Domino tra gli altri.

Negli anni settanta, gli storici del rock peccavano meno di confusione che di negligenza. A parte il libro di Charlie Gillette, The Sound of the City (1970), e i miei studi, The Rock Revolution (1969) e The World of Soul (1970), non si trova un'asserzione esplicita o una chiara indicazione delle radici nere della storia del rock, nonostante il loro merito.

Comunque, dopo la metà degli anni settanta, cominciano a diffondersi parole a riguardo di una connessione e nel 1977 la paternità dell’ R&B nella generazione del rock’n’roll guadagnò il pieno riconoscimento nel mondo della cultura. Una storia generale della musica popolare, pubblicata nel ’77, contiene la seguente osservazione sull’origine della rock revolution: “Il Rhythm and Blues era la matrice che i compositori e i performers bianchi usavano nel fare della musica a loro propria immagine, indirizzata verso un pubblico prevalentemente giovanile. Quella musica era il rock’n’roll” (Ewen, D., All the years of American popular music)

Nel 1979, l’autore di un’altra storia generale della musica Pop, commentò in questo modo il brano “Houd Dog”, del disco di Big Mama Thornton: “C’è bisogno solo di ascoltare questo brano per sentire quanto dello stile e della sostanza del primo rock’n’roll era già presente nel rhythm and blues” (Hamm, C., Yesterdays, popular songs in America). Il Ryhthm and Blues, una musica giovane e pienamente formata nel 1949, doveva realizzare prima una paternità per vedere riconosciuto il suo valore.

Nell’indagare sull’R&B, lo storico e il biografo incontrano un numero di speciali problemi.

Nonostante la recente voga, molti suoi rappresentanti sono deceduti [12Louis Jordan, the Father of R & B, died in 1975 as did T-Bone Walker. That year also saw the death of Ivory Joe Hunter. Howlin' Wolf died in 1976 and Big Boy Crudup in 1974. Big Maybelle died in 1972 and Dinah Washington in 1963. Cecil Gant died during the peak of the R & B years in1951. Jesse Belvin was killed in an auto accident in 1960. Among the giants of record production, the necrology would include Saul Bihari of Modern, Leonard Chess of Chess Records, Herman Lubinsky of Savoy Records, Syd Nathan of King, and Don Robey of Duke1 Peacock], cosa che suggerisce l’importanza di legare la tradizione orale con le testimonianze dei viventi per un utilizzo in studi futuri.

Le informazioni ottenute da musicisti e produttori in vita richiedono una verifica accurata. Mancando in entrambi una obiettività storica, essi tendono a peccare di distrazione e gonfiature nel ricordare. L’ardente desiderio di dare una notizia importante è così persistente ed inevitabile che sono state fatte costantemente false rivendicazioni persino da individui ben intenzionati. Di conseguenza, il ricercatore deve basarsi su fonti stampate e registrate come corrette. Ma persino in questi casi si incorre in trappole.

La documentazione in relazione alle vendite dei dischi prodotti, quando è accessibile, può essere d’aiuto. Ma la maggior parte dei dischi R&B venne prodotta da piccole e indipendenti case discografiche. Queste etichette non sono le più attendibili fonti per la custodia di notizie, a volte per mancanza di personale e di competenza tecnica, ma più spesso per discutibili pratiche fiscali. Un certo numero di black artists ha rivendicato di essere stato ingannato sui pagamenti delle royalty. Negli anni sono state presentate delle azioni legali, alcune da parte dell’ American Guild of Authors and Composers (AGAC), in favore di compositori ed artisti di colore [B. B. King has sued Modern; Ruth Brown has sued Atlantic; Chuck Berry sued Chess's publishing arm (Arc); AGAC was negotiating with one of Presley's publishing firms when Big Boy Crudup died. Big Mama Thornton has said of her relationship to Peacock Records: "They cheated me. I didn't get ma money. After they gypped me, I ups and quit, and stayed quit."]. Una delle cause di fittizi record di incassi era dovuta all’evasione di imposte o altre tassazioni.

In alcuni casi le classifiche dei giornali possono avere un certo valore. Sono evidentemente un indice migliore del successo di un brano , rispetto alla testimonianza di un artista oppure alla memoria di un produttore. Possono essere d’aiuto per capire quando un artista ha cominciato ad avere successo oppure quando è uscito di scena. Ma all’interno dell’industria musicale è noto che etichette e distributori hanno avuto successo proprio manipolando a volte tali classifiche. Il ricercatore è perciò avvisato di ricercare sempre ulteriori corroborazioni dei dati, confrontando classifiche di un giornale con quelle degli altri.

In questo processo, l’industria della radiodiffusione può essere d’aiuto. Le trasmissioni radiofoniche sono monitorate dalle società che tutelano i diritti d’autore ["American Society of Composers, Authors and Publishers (ASCAP); Broadcast Music, Inc. (BMI); Society of European Stage Authors and Composers (SESAC)] e trasmettendo, le società provvedono agli elenchi di musica programmati negli show. Ma questi non sono facilmente accessibili e generalmente sono distrutti una volta che le informazioni vengono passate su computer.

Il ruolo della radio nell’ascesa e nel ritorno di fiamma dell’R&B è un soggetto che garantisce un' intensiva investigazione. Molti ricercatori, incluso chi scrive, si sono basati sulle registrazioni per studiare l’R&B, dato che sono più facilmente accessibili [Arista, a comparatively new label, has purchased the Savoy Records catalogue and is reissuing vintage R & B disks. Modern Records of LA is keeping many of its early singles available. Because of the expanding market for so-called collectors items, "underground" records may be found. Anthologies of R & B disks have been issued by many companies, including Atlantic, ABC, Paramount, Columbia, Specialty, and others.]

Ma come una musica da ghetto o regionale, l’R&B sviluppò il suo pubblico tramite piccole stazioni radio per il paese (5000 e 10000 watt). Inoltre, molti pionieri dell’R&B non solo si esibivano live, ma si prestavano anche come disk jockey. Il mio parere, come ho affermato in The World of Soul (1970) e in Honkers and Shouters (1978), è che il pieno e vero ruolo della radio in questo stile deve essere ancora stimato.

A tale proposito, è molto funzionale un incisivo studio sulle tangenti. Alcune informazioni sono disponibili come risultato di una investigazione legislativa avviata nel 1959-60 , sia a livello regionale che nazionale [Payola (tangente) was the subject of investigations by District Attorneys' offices in New York, Boston, Philadelphia, and other cities. A House sub-committee held hearings for 19 days in Washington, D.C. and issued a voluminous report: Responsibilities of Broadcasting Licensees and Station Personnel. Hearings before a Subcommittee of the Committee on Interstate and Foreign Commerce. House of Representatives, Eighty-sixth Congress. Sessions on payola and Other Deceptive Practices in the Broadcasting Field. United States Government Printing Office, 1960].

Dietro notizie sensazionali si nascondono questioni di particolare rilevanza per la storia dell’R&B.

Tali questioni hanno a che fare con: a) i salari pagati ai disk jockey neri; b) il divieto dei dischi R&B da parte delle stazioni bianche, che contribuì alla sindrome dell’insabbiamento del 1955-56 e al furto, da parte sempre dei bianchi, delle registrazioni black; c) il ruolo delle tangenti per assicurare una esposizione dei dischi altrimenti irraggiungibile alle orecchie del pubblico radiofonico; d) l’impatto delle tangenti nelle classifiche dei giornali; e) l’impatto delle tangenti nella carriera dei disk jockey [Is The two names that figured most prominently in the payola probes were Alan Freed and Dick Clark. But disk jockeys in other cities resigned or were dismissed in the 1959-60 period. Nevertheless, payola was in the headlines again in the 1970s].

Altri campi che possono essere ulteriormente esplorati nell’R&B:

1) La storia individuale delle maggiori labels R&B come Chess, Modern, King, Duke, Specialty, e Savoy [Surveys of R & B labels are to be found in Gillette (1970) and Shaw (1978). Charlie Gillette has written a history of Atlantic Records (See Gillette, 1975)].

2) La carriera e la vita di alcune figure chiave come Chuck Berry, B.B. King, Little Richard, Fats Domino, Ray Charles, Muddy Waters, Howlin' Wolf [Essays on and taped interviews with B. B. King, Bobby Bland, Aretha Franklin, Howlin' Wolf, Muddy Waters, Little Junior Parker, Bo Diddley, and others appear in Keil(1965), Guralnick (1971), and Lydon (1974). Ray Charles has written his own story (Charles and Ritz, 1977)].

3) L’intima relazione tra il gospel e l’R&B, sia in riferimento al repertorio che alle origini di artisti e gruppi R&B [In 1955-56 Ray Charles made the audacious move of taking gospel songs and substituting babeh for Jesus, turning them into R & B records: "This Little Light of Mine" became "This Little Girl of Mine," etc. Ben E. King did likewise with C. H. Tindley's great gospel song, "Stand By Me." Among R & B groups, the Dominoes, Dells, Five Royales, and Gladys Knight & the Pips, all began as gospel groups. Likewise, Dinah Washington, ClydeMcPhatter, LloydPrice, Sam Cooke, and Jackie Wilson, among many, many others, began by singing in church choirs and some went on to perform with gospel groups before they turned to R & B.]

4) La storia e il successo degli street-corner o "doo-wop" groups [Phillip Groia has done a yeoman's chore in They A11 Sang on the Corner (1973). His pioneer work, concerned as it was with the New York scene, opens the door to studies of other cities from which R & B vocal groups emerged. T h e Drifters (1971) by Bill Millar suggests the value of full studies of other major groups like the Coasters, Shirelles, Midnighters, etc.].

5) I produttori chiave dell’R&B come Sam Phillips della Sun; Ralph Bass della Black &White, Federal, e Chess; Leonard Chess della Chess; Jeny Wexler e Ahmet Ertegun dell’ Atlantic; Johnny Otis della Savoy; produttori indipendenti come Leiber & Stoller; Phil Spector della Philles; Berry Gordy, Smokey Robinson, e Holland-Dozier-Holland della Motown.

6) I songwriters più importanti come Lincoln Chase, Rose Marie McCoy, A. Nugetre, Jeff Barry, Leiber & Stoller, Clyde Otis, Johnny Otis, Otis Blackwell, Chuck Willis, Jessie Mae Robinson.

7) La relazione tra R&B e soul.

8) Il revival dell’R&B nei tardi anni sessanta.

9) La relazione tra jazz ed R&B.

Infine consentitemi di riprendere un passaggio dal mio libro Honkers and Shouter, che forse suggerirà l’importanza della ricerca nel campo dell’R&B: “L’R&B scaturì da una tradizione popolare ricca ed indigena, mentre la musica pop era ancora un miscuglio di influenze Europee. Alle atmosfere romantiche e sentimentali della generazione Tin Pan Alley, sostituì uno stile aspro e fatto di realismo terreo. La sua mancanza d’arte, essendo un impacciato prodotto amatoriale, introdusse freschezza sperimentale. Musica del corpo piuttosto che della mente, oppure musica del cuore, l’R&B realizzo una cronaca sociale in comiche playlets come “'Yakety-Yak” dei The Coaster e “Charlie Brown”.

“Più di qualsiasi altra cosa, l’R&B portò la vitalità nella musica pop- una vitalità che sommerse una generazione di adolescenti, bianchi e neri, europei ed americani. Né si dovrebbe sottovalutare il rapporto promosso tra giovani bianchi e neri, un ravvicinamento ancora irrealizzato in altri cammini della vita americana”.

Bibliografia di riferimento

Belz, C. The story of rock. New York: Oxford University Press, 1969.
Charles, R. and Ritz, D. Brother Ray. New York: The Dial Press, 1977.
Cohn, N., Rock. New York: Stein & Day, 1969.
Ewen, D., All the years of American popular music. Englewood Cliffs, New Jersey:
Prentice-Hall, Inc. 1977.
Garland, P., The sound of soul. Chicago: Henry Regnery Co., 1969.
Gillette, C., Making tracks, Atlantic records and the growth of a multi-billion dollar
industry
. New York: E. P. Dutton, 1975.
The world of soul; the sound of the city. New York: Outerbridge &
Dienstfrey, 1970.
Gleason, R. (Ed.), Jam session, an anthology of jazz. New York: G. P. Putman's
Sons, 1958.
Groia, P., They all sang on the corner. New York: Edmond Publishing Co., 1973.
Guralnick, P., Feel like going home. New York: Outerbridge & Dienstfrey, 1971.
Hamm, C., Yesterdays, popular songs in America. New Yorki London: W. W.
Norton & Co., 1979.
Hit Parade (Britain), January, 1957.
Hopkins, J. The rock story. New York: The New American Library, 1970.
Jahn, N. Rock. New York: Quadrangle The New York Times Book Co., 1973.
Jones, L. Blues people. New York: William Morrow & Co., 1963.
Keil, C. Urban blues. Chicago & Londoni The University of Chicago Press, 1966.
Lydon, M. Boogie lightening. New York: The Dial Press, 1974.
Marcus, G. Mystery train, images of America in rock 'n' roll music. New York: E. P.
Dutton & Co., 1976.
Meltzer, R. The aesthetics of rock. New York: Something Else Press, 1970.
Millar, B. The drifters. New York: The Macmillan Co., 1971.
Redd, L. N. Rock is rhythm and blues. Lansing, Michigan State University, 1974.
Shaw, A. Honkers and shouters: the golden years of rhythm 6 blues. New York:
Macmillan Publishing Co., 1978.
The world of soul: black America's contribution to the pop music scene.New York: Cowles Book Co., Inc., 1970.

D.D.C

martedì 18 marzo 2008

Un martedì storico

Il MATblog presenta da questa settimana un giorno dedicato allo studio e alla traduzione di articoli e saggi di difficile reperimento, nell’ambito della storia della musica popolare del ‘900.

“Researching Rhythm and Blues” articolo di Arnold Shaw apparso sul periodico Black Music Research Journal, Vol. 1. (1980), pp. 71-79.

(prima parte, note in inglese)

Il termine “rhythm and blues” (R&B nel gergo musicale), diviene molto popolare nel giugno del 1949, quando il giornale Billboard lo sostituì a “race” [By the time that R & B superseded Race, the style had changed sufficiently to require a new designation, even though the impetus for the change came from a postwar desire to eliminate the pejorative overtones of the term race], termine che era stato utilizzato nel 1920 per designare le registrazioni nere fatte da musicisti di colore.

Il 1949 fu anche l’anno in cui l’R&B si raccolse in uno stile identificabile. Come Jonny Otis, produttore e talent scout, ebbe a dire: “ L’R&B è ora partito qui a Los Angeles. C’era Roy Milton, Joe Liggins, T-Bone Walzer, Charles Brown, io e molti altri. Intorno al ‘49 o ‘48 era compiuto- avevamo una forma d’arte, sebbene non sapessimo che cosa significava allora [Johnny Otis (b. 1924) produced Little Esther's R & B hits in 1950 as well as Big Mama Thornton's disk of "Hound Dog," wrote the classic R & B ballad "Every Beat of My Heart," and scored a hit himself on: "Will and the Hand Jive" in 1958. Roy Milton (b. 1907) achieved recognition with his 1946 R & B instrumental "R.M.Blues" on Specialty Records. Joe Liggins, also a Specialty artist, scored the No. 1R & B bestseller of 1950 with "Pink Champagne." Aaron "T-Bone" Walker (b. 1910, d. 1975) pioneered the use of the electric guitar in R & B and is remembered for his version of "Call It Stormy Monday," an R & B classic. Charles Brown (b. 1920) pioneered the ballad style in R & B and is remembered for his version of "Driftin' Blues].

Nonostante il ryhthm and blues sia la fonte diretta ed immediata del rock style, che dominerà la popular music per un quarto di secolo (1956-1980), il suo carattere unico, l’impatto storico, e gli artisti creativi hanno ricevuto poca attenzione e in generale sono stati denigrati, a volte persino da storici e docenti di un certo rilievo.

In Mystery Train (1976), la valutazione di Marcus Greil sul debito di Elvis Presley nei confronti di Arthur "Big Boy" Crudup e Willie Mae "Big Mama" Thornton, offre una significativo esempio di deprecazione. Ciascuno dei cinque Sun disks registrati da Presley prima della sua consacrazione nazionale nel ’56, includevano una canzone scritta e originariamente registrata da un bluesman nero ['That's All right, Mama" (1954) by Arthur Crudup; "Good Rockin' Tonight" (1954) by Roy Brown; "Milkcow Blues Boogie" by Sleepy John Estes, "Baby, Let's Play House" by Arthur Gunter, and "Mystery Train" by Junior Parker (these latter three in 1955)].

L’anno della sua fuga dalla Sun, Presley incide e diventa intimamente associato con “Hound Dog”, un brano registrato tre anni prima da Big Mama Thornton. Lui stesso ha dichiarato di come scappava per gli uffici della Sun quando il proprietario Sam Phillips gli chiedeva se volesse registrare qualche Crudup blues, e ci ha descritto il suo debito per una tale tradizione nel modo seguente: “ Mi piacciano un sacco gli sporchi cantanti del Missisipi, soprattutto Big Bill Broonzy e Big Boy Crudup, sebbene mi sgridino a casa quando li ascolto. Sinful music [musica peccaminosa, vergognosa], dicevano i cittadini di Memphis- che mai mi infastidirono.”

Suonando insieme a quei cantanti di blues, tramite radio o registrazioni fonografiche, Elvis imparò le posizioni degli accordi sulla chitarra. In breve, Presley si nutrì di R&B durante gli anni della sua crescita e sviluppò una conoscenza pratica del repertorio R&B. Aggiungiamo anche l’ espresso interesse della Sun Records di Sam Phillips nel registrare uomini bianchi con un black sound- e le origini black dello stile di Elvis Presley sono inevitabili.

Di fronte a questa evidenza, quale è la posizione di Marcus Greil? : “ L’implicazione, che si trova sempre quando Crudup e Willie Mae Thornton sono considerati fuori dal mondo bianco, è che Elvis non sarebbe stato nessuno senza di loro, e che si è arrampicato sulle loro spalle [he climbed to fame on their backs]. E’ venuto il momento di dire che questo è un nonsenso.”

Senza prendere in considerazione la frase “"climbing on their backs”, vorrei chiedere a Mr.Marcus: “ Cosa sarebbe stato Elvis senza Crudup e Thornton- cioè, senza la black culture che ha studiato, assorbito e imitato? Non potrebbe Mr.Marcus riconoscere che Jerry Lee Lewis, Eddie Cochran, e Buddy Holly [Jerry Lee Lewis (b.1935) who became known for his hit records of "Great Balls of Fire" and "Whole Lot of Shakin' Going On" in 1957, not only aped Little Richard's frantic style but copied his mannerisms at the piano. Eddie Cochran (b. 1938, d. 1960), who scored with "Sittin' in the Balcony" in 1957, was influenced by Ray Charles and Little Richard. Buddy Holly (b. 1936, d. 1959) remembered for "Peggy Sue," "That'll Be the Day," and other R 'n' R hits, also owed a debt to Little Richard.], tra i tanti aspiranti al trono del rock cui Presley è asceso, sono tutti diventati qualcosa grazie alla loro immersione nella blues culture?”.

Per riconoscere l’originalità di Presley quanto a stile, non si richiede un rigetto di quelle influenze di cui si è nutrito e formato. Eppure Marcus, senza essere un razzista, pone se stesso nella cerchia di quelli che hanno lottato per deprezzare l’ineluttabile impatto della black culture sulla popolar music americana.

Come altri black styles [In September 1899, Ragtime was attacked by the sedate Musical Courier as "vulgar, filthy, and suggestive. It is artistically and morally depressing, and should be suppressed by press and pulpit."], R&B è stato contraddetto fin dall’inizio e anche denigrato per ragioni estetiche, a volte persino da scrittori neri. LeRoi Jones scrive in Blues People “ a mio parere, l’R&B sembra meno personale di una vecchia forma di blues, anche solo perché il costante martellamento della travolgente sezione ritmica spesso sovverte le parole, e così sembra essere più facile da simulare”.

Jones non nega che l’R&B è un “emotionally sound music", ma aggiunge: “La sua molta volgarità assicura un significativo collegamento emozionale con la vita delle persone”. Nota anche che l’R&B “divenne più un anatema per la media borghesia nera che le prime forme di blues, ormai probabilmente dimenticate, poiché era contemporaneo ed esisteva come legittima espressione di molti neri e come promemoria chiassoso delle reali origini della black music.”

Le riserve estetiche di Jones trovano un forte appoggio tra ricercatori e aficionados dell’area jazz e blues. Anche se alcuni jazzmen, inclusi esponenti del free jazz, hanno fatto il loro tirocinio nelle R&B bands [Albert Ayler, who explored the negation of fixed pitches, worked with Little Walter. Archie Shepp, who experimented with melodic fragmentation and phrase permutation, first worked as a tenor-sax honker. Saxist Ornette Coleman toured with Clarence Samuels's R & B group in 1949], e sebbene un’improvvisazione di sax solo fosse l’elemento principale dei dischi R&B, i jazzmen generalmente mostravano una attitudine condiscendente verso lo stile. Nel libro di Phyl Garland The Sound of Soul, si fa notare che Ray Charles fu all’inizio scartato “dai jazz-living, neri medio borghesi, come soltanto un altro R&B man che si lamentava raucamente”, e raggiunse consenso solo quando esibì “una abilità di trascendere la dicotomia tra R&B e Jazz.”

Come per i ricercatori Paul Oliver e Sam Charters, R&B è sospetto a causa del suo orientamento di mercato e fondamentalmente perché non è una folk art. Lonnie Johnson, musicista a New Orleans all’inizio del secolo ma che segnò un colpo importante durante l’era R&B, espresse una possibile risposta a quelli che associavano la purezza con l’età quando chiedeva: "Lei è un altro di quei ragazzi che vogliono mettere le grucce sotto il mio culo?".

La ricerca sull’ R & B non solo ha sofferto di una estetica negativa e di negativi atteggiamenti sociali, ma anche di una confusione per quanto riguarda la sua identità.
In uno dei saggi sulla forma, il defunto Ralph J. Gleason scriveva di R & B come se esso e il rock’n’roll fossero una cosa sola. Era una confusione probabilmente originata dai disk jockey che avevano reso popolare il rock'n'roll come la designazione di un nuovo sound degli adolescenti [Alan Freed is sometimes erroneously credited with coining the term "rock'n'roll." As students of blues literature know, "rock 'n' roll" is black jargon for fornication and appears in many blues. As for R & B literature, a savoy Records disk of 1947 bv Wild Bill Moore is titled, "We're Gonna Rock, We're Gonna Roll." Bill Haley has claimed that he invented the term because he wrote a song around 1952 titled, "Rock-a-Beatin' Boogie" in which he used the words: "Rock, Rock, Rock everybody, Roll, Roll, Roll everybody."]

Quando Alan Freed cominciò a programmare registrazioni R & B presso la Cleveland Station WJW nel 1951, si riferiva a loro come "the big beat” e dopo poco tempo, come "rock’n’roll”, apparentemente per affrontare una possibile resistenza degli ascoltatori bianchi alle registrazioni nere (ma non ci fu resistenza, e i giovani ascoltatori, incapaci a ballare le canzoni Tin Pan Alley, impazientemente attendevano il suo programma). La comprensibile confusione di Gleason sui due stili fu discussa nel 1974 da Lawrence N. Redd, che in modo pungente intitolò il suo controverso tomo “Rock Is Rhythm and Blues”.

lunedì 17 marzo 2008

Wishlist, o meglio: l'inzio della settimana

Cose da vedere, da sentire, da leggere

Da vedere (e gustare con gli occhi):

L’Arte dell’uovo di Pasqua, dal 17 marzo a Roma, Palazzo delle Esposizioni-Open Colonna


“L'uovo, una forma perfetta che per un’occasione speciale incontra l'arte e diventa progetto di beneficenza. Un evento collaudato, giunto nell’occasione, alla quinta edizione si presenta come una manifestazione di richiamo per tantissimi artisti, pittori e scultori e stilisti pronti a contribuire attivamente per una causa di solidarietà” http://www.lartennelluovodipasqua.com/

Da vedere:

Sensitive timelines. Un progetto sulla narrazione e il tempo, dal 17 marzo a Roma, Via Castruccio Castracane 28


“The project starts from a reflection about narrative structures and their use within video art, then to extend the topic to other languages and disciplines; the discussion will spread through elaboration spaces, that would open the topic to other discursive and practical articulations..” http://www.26cc.org/

Da sentire:

Daniel Lanois, Here Is What Is (Red Floor Records)

“As a producer more interested in atmospheric sensibilities than technical perfection, Daniel Lanois has masterminded career-defining albums for U2, Bob Dylan and Peter Gabriel, often reinventing their sound by adding layers of mystery and depth. Recorded with jazz drummer Brian Blade and pianist Garth Hudson, Lanois' sixth studio album is an eclectic mix of richly textured rock songs, mellow vibes and hypnotic instrumentals, interspersed with snippets from philosophical conversations with mentor Brian Eno” (Billboard.com)

Da Leggere:

L’effetto Lucifero, di Philip Zimbardo (Raffaello Cortina editore)


Abstract: “Cosa fa sì che i buoni diventino cattivi? Philip Zimbardo, noto come l’ideatore dell’Esperimento carcerario di Stanford, racconta qui per la prima volta la storia di questo studio. A un gruppo di studenti furono attribuiti a caso i ruoli di “guardia” e “detenuto” in un ambiente carcerario simulato. Dopo una settimana lo studio fu interrotto perché quei normalissimi studenti si erano trasformati in guardie brutali e in detenuti emotivamente distrutti.Zimbardo descrive come certe dinamiche di gruppo possano trasformare in mostri uomini e donne perbene e ci permette di comprendere meglio fenomeni di estrema crudeltà, dalla disonestà delle multinazionali a come soldati americani prima degni di stima siano giunti a perpetrare torture su detenuti iracheni ad Abu Ghraib”

D.D.C


sabato 15 marzo 2008

Luoghi d'ascolto

L’illusione della stereofonia e il problema delle riflessioni

Per luogo d’ascolto si intende qualsiasi locazione in cui siano posti dei diffusori stereo per ascoltare musica oppure dei musicisti che suonino strumenti acustici, dunque: Auditorium, sale di incisione, sale prove, salotto di casa….

Come ho già ripetuto numerose volte, un suono è macroscopicamente schematizzabile come un onda di pressione che si propaga in un mezzo (aria nel nostro caso), che interagisce con gli ostacoli posti nell’ambiente circostante.

Perciò un suono che giunge alle nostre orecchie è frutto della somma del segnale emesso dalla sorgente sonora sommato a delle componenti dovute alla riflessione dello stesso nel luogo in cui stiamo ascoltando musica.

Come deve essere dunque un luogo d’ascolto affinché la musica emessa sia percepita perfettamente?

La risposta a questo tipo di problematiche è fornita dall’acustica (dal greco ἀκούειν, udire) quella branca della fisica che studia il suono, le sue cause (onde di pressione), la sua propagazione e la sua ricezione; in particolare da una branca detta acustica architettonica.

E’ ora d’obbligo distinguere tra musica naturale e musica emessa stereofonicamente.

Ascoltando dal vivo un violino, una viola, un violoncello e un contrabbasso suonare in una chiesa, l’energia sonora che essi producono si irradierà a larga banda circolarmente (assumiamo come semplice ipotesi che ogni strumento diffonda la propria energia in modo sferico). Una parte di questa energia giunge all’ascoltatore per via diretta, un’altra per via riflessa. La percentuale fra queste due modalità di arrivo dell’energia degli strumenti all’ascoltatore fa si che egli stesso sia in grado di localizzarli nello spazio.

Essendo nel campo del suono naturale, le riflessioni dell’energia sonora, sulle pareti della chiesa giocano un ruolo di mantenimento dell’energia in ambiente per un dato tempo (a seconda delle dimensioni dell’ambiente), che il cervello dell’ascoltatore traduce in informazioni circa lo spazio che contiene l’evento.

Tutto ciò non inficia l’integrità del suono degli strumenti, che da ogni posto vengano ascoltati saranno riconosciuti come veri.

Ascoltando dalla giusta distanza e da ogni posizione sentiremo un buon amalgama sonoro e sarà possibile sentire come separata e ben distinguibile la linea melodica prodotta da ogni strumento.

La stereofonia invece è un trucco per ingannare il nostro cervello (simile al cinema), già utilizzato al momento della registrazione e su cui è “organizzata” la musica che ascoltiamo in casa nostra. In fase di riproduzione, è uno stratagemma che consente a suoni che nella realtà provengono da due fonti ben precise, i diffusori, di svincolarsi da loro ed apparire come distribuiti in uno spazio ricreato.

Come immagini proiettate una dietro l’altra ad una determinata frequenza danno l’illusione del movimento, allo stesso modo due suoni emessi uno da un altoparlante posto a destra dell’ascoltatore, l’altro da un altoparlante posto a sinistra, per l’ascoltatore danno luogo ad un unico suono che proviene dal mezzo dei diffusori, più o meno spostato a destra o a sinistra a seconda della posizione dell’ascoltatore e del volume di suono emesso dai due altoparlanti (se ad esempio quello di destra suona più forte percepisco il suono sbilanciato a destra).

Fisicamente i suoni sono due, ma se arrivano all’ascoltatore in un periodo di tempo inferiore ai 25 ms, per quell’ascoltatore il suono è uno solo.

Dunque si comprende che, mentre nel caso di musica acustica il problema delle riflessioni non inficia più di tanto sull’ascolto se non per l’insorgere di echi non desiderati, nel caso della stereofonia le riflessioni che ripropongono il suono emesso dai diffusori dopo intervalli di tempo maggiori di 25 ms possono disturbare la riuscita dell’effetto stereofonico, determinando un notevole abbassamento della qualità d’ascolto.

Per questi motivi la progettazione di luoghi come auditorium teatri, sale di incisione professionali… è un compito sempre molto arduo.

venerdì 14 marzo 2008

Van Gogh , contenitore di genialità e follia.














A sinistra "Autoritratto con cappello di feltro grigio" , a destra "I Girasoli"( Sunflowers)


Nato a Groot Zundert nel 1853, figlio di un pastore protestante,Theodorus Van Gogh e di una popolana, Anna Cornelia , Vincent Willem Van Gogh sviluppò sin dall’infanzia un’attitudine e una particolare sensibilità verso il mondo dell’arte , forse unica via di fuga nella sua infanzia tormentata dall’apprensione dei genitori e dai frequenti insuccessi incontrati.

Cominciò le scuole di Zevenvergen nel 1861 e nel 1869 comincia il suo lavoro presso la bottega d’arte fondata da suo zio all’Aja, dove sì’interessa a vistare i musei locali e sviluppa un acume intellettuale e culturale molto vasto, accentuato dai viaggi che seguirono nella sua vita , sempre su commissione della anzidetta bottega d’arte, in città dalla vasta gamma artistica quali:Bruxelles, Londra e Parigi , dove dipinse l’opera “Esterno di un caffè di notte” .

Nel 1876 lascia definitivamente la bottega d’arte dello zio alla volta di Ramsgate , vicino Londra, dove lavora come insegnante in cambio del solo vitto e alloggio e fu qui che cominciò ad avvicinarsi alla povertà dei substrati della società condividendo la povertà dei minatori e facendo la loro stessa esperienza di vita, con l’unica consolazione della preghiera, Van Gogh infatti era molto religioso e aveva in sé il desiderio di consacrarsi completamente alla religione.

Solo quando i suoi genitori constatarono in che condizioni si trovava a causa di quella vita di stenti, all’artista fu impedito di tornare in Inghilterra e , su raccomandazione dello zio Vincent, trovò lavoro come commesso in una libreria di Dordrecht, dove viveva da solo frequentando spesso la chiesa locale e arrivò alla maturazione del suo ideale religioso.

Spinse infatti affinché il padre lo lasciasse seguire i corsi di una scuola per predicatori,lasciati per il carico gravante degli studi e per la sua inidoneità all’insegnamento e nel 1879 c0ominciò un’attività di predicatore laico nelle miniere del Borinage, dove ritrasse le umili e precarie condizioni di vita dei minatori colpito profondamente dalla povertà e dal sacrificio di questi ultimi.

Il suo atteggiamento di solidarietà/protesta verso questi poveri scavatori di carbone creò astio verso di lui da parte dei datori di lavoro , che lo mandarono via licenziandolo e bollandolo ancora una volta come un incapace privo di qualsiasi talento, talento che il nostro artista metteva tutto nella lettura e nel disegno degli anni seguenti , anni che portarono Van Gogh a situazioni estreme di povertà e miseria, anni che videro venire alla luce non solo alcune sue opere ma anche i suoi primi scatti di collera e di confusione psichica che avrebbero caratterizzato la sua restante esistenza.

Il fratello Theo, pur avendo rotto parzialmente i rapporti con lui , lo aiutò finanziariamente spronandolo a coltivare la sua passione per la pittura, così il giovane Vincent partì alla volta dei Bruxelles e della sua scuola d’arte, dove fece conoscenza di molti pittori e cominciò a disegnare copie delle opere di Millet.

Nel 1881 sceglie di essere ancora una volta del tutto autonomo e , rifiutando vari aiuti economici della famiglia decide di trasferirsi all’Aja ,dove prese lezioni dal pittore Anton Mauve .Nel 1883 vive con i genitori a Nuenen e fino al 1885 ,anno della morte del padre, vi dipinge più di duecento quadri, tra i quali il celebre “I mangiatori di patate”.
Nel frattempo i contrasti con la famiglia e la società si acuiscono a causa dei suoi metodi e della sua indole irosa, tant’è che il parroco del paese ammonisce tutti i cattolici , dicendo di non posare per l’artista come modelli, spingendo quindi lo stesso Van Gogh a ritrarre semplici nature morte.

Dopo essere stato ad Anversa per tre mesi , passati in parte come convalescente a causa di un suo malessere dovuto a denutrizione e durante i quali aveva seguito due corsi di disegno acquistando per la prima volta delle stampe giapponesi, Van Gogh torna a Parigi, desideroso di conoscere nuove correnti artistiche e va a vivere con suo fratello Theo. Vincent a Parigi fece amicizia con Paul Gauguin, con il quale nel 1887 costituì, insieme a Henri de Toulouse-Lautrec e ad Emile Bernard, il gruppo cosiddetto dei Pittori del Petit-Boulevard, per distinguersi da quello dei Pittori del Grand-Boulevard (Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Edgar Degas, Georges-Pierre Seurat) che esponevano nella galleria di Theo. La sua tavolozza, fino a quel momento scura e terrosa, si schiarì tutto d'un colpo, grazie al contatto con la pittura impressionista.


L’anno seguente si traferì ad Arles ,raggiunto in seguito dall’amico Gauguin, ed è proprio i questa città che dipinge i suoi principali capolavori tra i quali ricordiamo “i Girasoli”.Sempre ad Arles avvenne il famoso litigio / aggressione ai danni di Gauguin, in seguito al quale Van Gogh si mutila l’orecchio, come si può notare nell’opera “Autoritratto con l’orecchio bendato “.

A seguito di questo gesto estremo e autolesionista , il pittore viene ricoverato in una clinica per la cura delle malattie mentali con una diagnosticata schizofrenia ,nonostante oggi non si sappia effettivamente di quale disturbo mentale soffrisse.

La sua vita da questo punto in poi prese una fase discendente , popolata da allucinazioni e deliri, a causa dei quali venne spesso ricoverato nei pressi di Saint Rèmy de Provence , dove dipinse “Iris” e “Alberi di cipresso” ,quadri che cominciano a rappresentare lo strato di profonda depressione che caratterizza il morale dell’artista,nonostante la produzione enorme di quadri e la presenza costante del giallo , un colore acceso.


Iris

Il 27 Luglio 1970 si presentò alla coppia proprietaria della locanda in cui vive , ferito da un colpo di rivoltella che lui stesso ammise di essersi sparato. Morì due giorni dopo e la sua bara fu ricoperta da girasoli, i fiori che sentiva così tanto vicini al suo animo artistico , così tanto suoi.

Quel che colpisce agli occhi di chi osserva , e la semplice pennellata senza sbavature senza ritocchi di Van Gogh, il quale plasma il colore come fosse creta o argilla, come se il colore non serva ad illuminare un soggetto , ma a crearlo.

Ciò colpisce perché è incredibile quanta lucidità possegga una mente artistica , pur martoriata dal malsano delirio della fase finale della sua vita,dagli sguardi ostili di un mondo che ormai era considerato alieno dall’artista, folle contenitore di genialità.


Daniele Tartaglia

mercoledì 12 marzo 2008

Breve storia dell'hip-hop

Parte V – Le scene nazionali europee



Dalla metà degli anni '80 in poi il rap varca i confini degli Stati Uniti generando scuole locali in ogni Paese del mondo. I primi tentativi sono ovunque molto imitativi, ed esclusivamente in lingua inglese, ma già sul finire del decennio si realizzano i primi esperimenti in lingue diverse.

La scena più attiva è fin dall'inizio quella francese, probabilmente per la somiglianza sociale fra i ghetti americani e le banlieues transalpine. Il rap francese, caratterizzato inizialmente da toni molto duri (NTM, Iam), trova poi una propria via in un sound molto soul e melodico (Mc Solaar).

Molto attiva negli anni '90 anche la scena italiana, che però si sviluppa nei centri sociali e assume un carattere politico ed alternativista (le posse) che ne impedisce una vera e propria affermazione commerciale, tranne rari casi, peraltro epurati dalla scena hardcore.

La Germania arriva più in ritardo, ma il genere vi si afferma e consolida prepotentemente, con tonalità aspre e simili al gangsterismo (Sido). Il rap britannico invece fatica ad emanciparsi da quello dei cugini d'Oltreoceano, ma sul finire degli anni '90 elabora uno stile molto innovativo, che assorbe dal vivace panorama inglese influenze che vanno dal dub al cantautorato (The Streets) fino a vere e proprie sperimentazioni post-rap, il cosidetto grime (Dizee Rascal).

Negli ultimi anni, infine, l'hip-hop ha invaso i Paesi dell'Est europeo, creando scene estremamente vivaci, sebbene un po' acerbe, specialmente in Polonia, Repubblica Ceca e Romania.

Emanuele Flandoli

lunedì 10 marzo 2008

Wishlist o meglio: l'inzio della settimana

Cose da vedere, da sentire, da leggere

Di solito una recensione sulle attività da svolgere nel tempo libero (dopo il lavoro, dopo gli impegni, all'affacciarsi di quei due giorni sacri e meditativi come il sabato e la domenica), dovrebbe attenersi ad un venerdì e non ad un inizio settimana che tutto contiene meno che un rilassante approccio al tempo.

Ma noi del MATblog siamo molto inclini a superare il conformismo, a cercare di avere del buonumore anche di lunedì, quando ci svegliamo e non sappiamo nulla del dopo (come del prima), incaponiti noi nel programmare una lista dei desideri, la quale potrà o non potrà essere portata a compitmento, ma almeno verrà rimirata nel giorno nefasto come se fosse un buon inizio settimana.

Da vedere:















"Per me l'arte è un'ossessione della vita e poiché siamo degli esseri umani, siamo noi il soggetto della nostra ossessione" Francis Bacon

Dal 5 marzo al 29 giugno, Palazzo Reale. Milano La mostra è curata da Rudy Chiappini. Orari: tutti i giorni 9.30-19.30, lunedì 14.30-19.30, giovedì 9.30-22.30 Ingresso: Intero €9, ridotto €7, scuole €4,50 Informazioni: call center VivaTicket: 899.666.805 (a pagamento), visite guidate 026597728, http://www.francisbacon.it/.

Da vedere:




















"To have peace with this peculiar life; to accept what we do not understand; to wait calmly for what awaits us, you have to be wiser than I am" Maurits Cornelis Escher

Fondazione Musica per Roma presenta C. M. Escher: L’arte del puzzle e il puzzle dell’arte. Un evento di Festival della Matematica 2008 Biglietti: Ingresso 2.00 euro Orari: 14 e 15 marzo Mattina riservato alle scuole. Informazioni per le scuole: ufficio promozione tel. 06 80241226-408-563 Pomeriggio aperto al pubblico fino alle 21 dal 16 marzo: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 21 – sabato e domenica dalle 11 alle 21.

Da sentire:

Michael Adkins Quartet: "Rotator"

"When one hears Michael Adkins for the first time, there’s a certain shock, not just at the presence of a new voice but that such a musician might arrive fully formed. There’s something unexpected in the sheer weight of his sound and depths of meaning that impinge in his lines.." HatHut Records

Da leggere:

due titoli della casa editrice Il saggiatore









Storia del pianoforte di Piero Rattalino :

"Le origini, gli sviluppi, le tecniche compositive, gli interpreti: una breve storia dello strumento musicale per eccellenza."















La teoria dei colori di Johann Wolfgang Goethe, introduzione di Giulio Carlo Argan:

"Gli uomini provano un grande piacere nel vedere i colori, hanno bisogno dei colori come della luce."






sabato 8 marzo 2008

Le bizzarrie del web: "Ipod e cipolle"

Ormai su internet si può trovare davvero ogni genere di stranezza, ma questa che casualmente è passata sotto la mia attenzione vale la pena di esser citata.

Da un po’ di tempo su Youtube circola un video su come sia possibile ricaricare un Ipod senza carica batterie, ma con una semplice bacinella contenente Gatorade ed una cipolla!

All’Ipod servono poco più di 5 Volt di tensione per ricaricarsi, il tizio che ha messo sul web tale video suppone di poter ottenere con tale sistema proprio un alimentazione a 5V e per circa 15 minuti.

Indubbiamente ciò sarebbe utilissimo, per il motivo che se fosse possibile ricaricare così un Ipod, sarebbe anche possibile applicare metodi simili per cellulari, lettori mp3 ecc…

A questo punto la domanda che per lo meno a me è sorta spontanea è: come è possibile scatenare una reazione chimica cosi elementare per ricaricare un tale dispositivo?

Essendo 10 anni almeno che dispositivi portatili sono entrati nelle nostre vite, come mai con tutti i chimici che ci sono al mondo, soltanto nel 2008 esce fuori questa trovata?

E’ evidente la bufala…..Senza entrare nel merito dell’elettrochimica e del funzionamento di una pila, è noto che circola corrente solo quando si crea una differenza di tensione, se pure ammettessimo che la cipolla imbevuta nel Gatorade diventasse una ottima e sconosciuta soluzione elettrolitica, purtroppo per i nostri “scienziati” un pila alla cipolla genera una differenza di potenziale bassissima (qualche millivolt) minore di quella che si genererebbe con un limone, una mela ecc… è dunque fisicamente impossibile che circoli una corrente sufficiente a caricare l’ipod, (forse l’unica cosa che può accadere è che si rovina il cavetto USB).

Poi ancora, le linguette della porta USB dell’Ipod sono entrambe di rame (dovendo essere attaccate al pc), per cui chi conosce un po’ l’elettrochimica sa che è impossibile che tra di esse si generi alcun potenziale elettrico se le infiliamo in una cipolla…..

Il dato comico è che tale scoperta è stata pubblicata da un eminente testata giornalistica italiana, fortunatamente è stata anche subito smentita dal settimanale Focus nonché da alcuni italiani di Apple lounge.

E’ però innegabile la simpatia del video girato da questi americani, del quale vi fornisco volentieri il link: vadiamo se capite dove sta il trucco nel video!

Ilario Ferrari

venerdì 7 marzo 2008

L'Impressione artisticamente espressa


Claude Monet – Impression , soleil levant, un dipinto del 1872, agli albori della nascita del movimento impressionista.

Come trattare criticamente un movimento a cui non possono essere mosse critiche?Quale può essere la critica obiettiva per delle opere che o si amano o si odiano? Dal mio punto di vista, di piccolo critico dell’arte in generale, ho tentato più e più volte di esprimere la mia obiettività e le uniche soluzioni a cui sono giunto sono state alcune possibili ipotesi, per le quali si potrebbe storcere il naso su rappresentazioni come questa di Monet.

Prima di parlare dell’Impressionismo come movimento artistico , della sua nascita e decadenza ,vorrei cominciare la mia trattazione con uno sguardo indietro nel tempo , a movimenti quali il Realismo artistico e il Romanticismo, movimenti che si erano ribellati ai paradigmi del tempo antico e che si erano attivati per l’introduzione di importanti innovazioni:la negazione dell’importanza data al soggetto che rende così omogenei e parificati tutti gli ambiti trattati,l a riscoperta del paesaggio, la figura dell’artista eversivo e ribelle alle convezioni, l’interessamento al colore e alle tonalità usate, nonché la presa di coscienza dell’artista che finalmente non nasconde più le sue sensazioni nel linguaggio criptico della rappresentazione, ma le urla attraverso di essa, rendendola non un codice da decifrare ma un mezzo attraverso il quale esprimerle.

Per quanto riguarda le premesse del Realismo , ricordiamo di come la scuola di Barbizon di Thèodore Rousseau avesse incentrato la propria attenzione e le proprie opere sulla rappresentazione del paesaggio, con una particolare dedizione alla fedeltà delle cose rappresentate, come la luce e lo spazio: dedizione che si rivolse alle realtà più umili del sociale. creando così il Realismo (e proprio uno dei pittori seguaci di questo movimento culturale, cominciò a dipingere in maniera innovativa).

Gustave Courbet diede al mondo un nuovo metodo di utilizzare i colori, non mischiandoli ma accostandoli o sovrapponendoli, utilizzando gli stessi colori come materia plasmabile con spatola e pennello, creando così riproduzioni dalle superfici irregolari e uniformi.

Ulteriori stimoli all’Impressionismo vennero dati dalle stampe Giapponesi e dalla scuola Ukiyo-e , rappresentanti anch' esse scene della quotidianità: dalle scene di pesca ai semplici elenchi dei bordelli cittadini. Infine le leggi sull’accostamento dei colori di Chevreul diedero modo agli impressionisti di sperimentare il semplice accostamento dei colori, il che a loro detta rendeva e opere vive e semi-tridimensionali.

Tutto ciò in contraddizione con quanti sostengano che gli impressionisti andarono contro anche il sentimentalismo tardo romantico, perché, e questo non solo dal mio punto di vista, le opere impressioniste sono la pura espressione dell’animo umano che si ritrova ad osservare come un singolo paesaggio contenga più sfumature e regali emozioni diverse all’osservatore, anche osservandolo in momenti diversi di un’unica giornata, come le diverse versioni della “Cattedrale di Rouen” di Monet, ognuna diversa dall’altra per il momento del giorno in cui era stata dipinta.

C’è da dire che, nonostante fossero attivi già da anni , la prima mostra degli artisti impressionisti avvenne solo nel 1874 presso lo studio di Nadar, fotografo dell’epoca, e che fu una manifestazione del tutto eversiva per gli schemi dell’epoca , contro il Salòn che aveva rifiutato le opere in questione.

Il nome del movimento fu tratto proprio dall’opera proposta all’inizio di questo articolo: Impression,soleil levant di Monet, un’opera che rappresentava in pieno le caratteristiche di questo nuovo tipo di pittura.

La pittura all’aperto e non più in studio, il contatto con il mondo rappresentato, con la sua luce e con il tempo che scorre inesorabile e percettibile sotto gli occhi di chi osserva, il modo in cui il colore viene fissato su tela tralasciando quasi del tutto il nero e utilizzando l’azzurro scuro o il verde al suo posto e l’assegnazione di colori diversi a soggetti che in natura ne hanno uno proprio, sono tutte caratteristiche dell’Impressionismo, che tuttavia resta un movimento che ci ha donato artisti diversi e opere diverse.

Alcuni di essi, come Monet, concentrarono la propria vita artistica sulla rappresentazione paesaggistica, altri come Renoir si incentrarono sulla figura umana e altri ancora come Manet, si interessarono alla commistione di entrambi in un armonia visiva unica nel suo genere.

Ultimo grande impressionista fu Paul Cezanne, ma ricordiamo anche di chi, come Vincient Van Gogh, partì proprio dall’impressionismo per approdare infine ad un elaborazione propria di artisti che poi fonderanno, ironia della sorte, l’Espressionismo.

A noi, semplici osservatori, rimane un manipolo di opere che o stupiscono o inorridiscono, conservando la capacità di dividere il pubblico, tra chi vi vede carenza di contenuti e chi ve ne scorge anche di ulteriori.

Daniele Tartaglia

giovedì 6 marzo 2008

Sinestesie della luce

Acceleratori e lampadine, chiese e LEDs, lux dei ed allucinogeni


L’incontro dei sensi e la rappresentazione di un senso in un altro senso, tale da far cambiare connotati alla sensibilità (sentire un colore, vedere un odore, odorare un sapore, toccare un suono), non possono che dare un nuovo significato e valore alla sensazione stessa: la sinestesia è la rivoluzione del senso nella sensibilità, della rappresentazione in ciò che è rappresentabile.

Tra tutti, il senso della vista sembra a volte superare l’incontro con gli altri sensi e pascersi della sua chimerica attività di ridare la luce che sta fuori (o quella che è dentro di noi). La sinestesia allora, nella sua più intima rivelazione, si può divertire con la storia (giocando tra tecnologie della luce vecchie e nuove), con i luoghi sacri (per secoli protettori di raggi e di filtraggio dell’esterno) e con i testi sacri (veicoli di una visione che stravede l’uomo trasumanando ogni senso).

Un acceleratore di elettroni australiano, il Synchrotron, è stato utilizzato dall’artista multimediale Chris Henschke per illuminare una lampadina a filo incandescente. La scienza a servizio dell’arte e l’arte come manifestazione estetica di un feedback tecnologico (e la storia della tecnologia vive e sussiste di movimenti in avanti e battute d’arresto).

“I am trying to put the new technology into its historical and technological context.” Abc Australia
Un' importante ed antica chiesa di Boston, simbolo della Rivoluzione d’America, il cui campanile divenne nella notte del 18 aprile 1775 il segnale dei movimenti delle truppe inglesi, rivive e rivela una ristrutturazione tecnologica all’insegna del passaggio dalla fluorescenza ai diodi plasmabili ed invisibili.

Longfellow, che descrisse nel suo poema l’impresa dell’indipendentista Paul Revere, non avrebbe oggi più scritto "One if by land, and two if by sea", bensì:

“One LED if by land, and two if by sea” Abc News

A volte si è vittima delle proprie visioni, delle private sinestesie improprie. Se poi è la vista, o peggio ancora uno studio sulla percezione visiva, a cercare di confutare se stessa, il suo valore indiscusso e sacro, ecco che ne viene meno anche l’indagine della storia e la sua chiarificazione non sempre netta e rigorosa.

Il professor Benny Shanon, dell’Università ebraica di Gerusalemme, ci ha spiegato come, hypoteses non fingo, fosse stato possibile per Mosé l’incontro con la voce divina, con la luce che veicolò le Tavole, lassù, in alto, presso il Monte Sinai: il profeta era in un “altered state of awareness”, dovuto ad alcune piante allucinogene che crescono nel deserto mediorientale.

Chi sa perché, ma il mio common sense mi fa propendere per chi ha, in questo caso, sbeffeggiato il portatore di ipotesi scientifiche e bigotte, ovvero il rabbino Yuval Sherlow:

“The Bible is trying to convey a very profound event. We have to fear not for the fate of the biblical Moses, but for the fate of science.” Msnbc

mercoledì 5 marzo 2008

Breve storia dell'hip-hop

Parte IV – La rinascita




Gli omicidi di Tupac e BIG hanno effetti devastanti sulla scena hip-hop. Dopo anni di escalation di violenza nei dischi e sulle strade, ci si rende bruscamente conto che il gioco è andato davvero troppo oltre, e il movimento inizia anno dopo anno a perdere seguaci. Paradossalmente è un bianco a invertire la tendenza.

Eminem, whitey ma protetto da Dr.Dre, nel bienno 2000-01 vende più di dieci milioni di copie dei suoi primi due dischi, rilanciando un genere in difficoltà.

Si apre una nuova età dell'oro, caratterizzata dal superamento delle tensioni East - West (anzi, molti sono gli artisti che collaborano da una costa all'altra), dal consolidamento delle scene locali in tutto il mondo e da una virata del sound verso ambiti più festaioli.

Campioni del club rap sono Nelly, dalle rassicuranti rime da party, e 50 Cent, newyorkese ma forse il più appropriato erede della scuola gangsta, con i suoi racconti di violenza e microcriminalità urbana.

Nei primi anni del nuovo millennio si affaccia alla ribalta anche la scena del Sud degli States, il cosidetto Dirty South, con un sound caratterizzato da uso massiccio di synth su ritmi spezzati, mentre il rap recede a livello di incitamento come ai primordi del genere.

martedì 4 marzo 2008

Veste nuova ed alcune idee nuove: il MATblog ricomincia ad essere rivificato dopo due mesi di inerzia. Per cominciare vorrei pubblicare un annuncio rivolto a tutti i paranoici della parola, a chi piace scrivere (magari non troppo, né per acronimi), a chi piace disegnare, a chi si accontenta (e noi ci accontentiamo) di segnalarci, con amore e buonumore, belle notizie tra l'arte e la scienza. Ma ecco l'annuncio che ritroverete da domani sulla colonna a sinistra:

Si cercano aspiranti giornalisti per collaborare alla nuova versione del MATblog. Non ci si pagheranno gli studi o l'affitto di una casa, ma è sempre un inizio nel mondo del lavoro. Se siete interessati e volete ricevere informazioni più dettagliate, scrivete a: david.decaprio@virgilio.it