lunedì 30 aprile 2007

Music News

Arctic Monkeys: secondo cd col botto

L'album che il primo giorno nelle rivendite britanniche ha venduto di più è, almeno fino a questo momento dell'anno, "Favourite worst nightmare", il secondo CD degli Arctic Monkeys.

Il CD del gruppo di Sheffield ha infatti mosso 85.000 unità.



Tante, anche se l'incredibile exploit di "Whatever people say...", che aveva venduto 118.000 copie il primo giorno, rimane abbastanza lontano.

"Favourite worst nightmare" dovrebbe infrangere la soglia dei 250.000 pezzi -smerciati in una settimana- nella giornata di domenica; "Whatever people say..." era arrivato a 360.000 copie.

"Arrivare a dati simili a quelli dell'esordio è un risultato fantastico", ha affermato un esperto discografico consultato dalla BBC.

Confermato!!Primo maggio: ci sarà anche Chuck Berry!!!

Sarà di scena anche Chuck Berry, considerato tra i padri fondatori del rock and roll e fonte di isprazione per leggende delle sei corde come Keith Richards, al concerto del primo maggio a Roma: come riporta l'agenzia ANSA, la presenza del grande artista americano è stata confermata oggi dal comitato organizzatore dell'evento.



Un invito a partecipare alla manifestazione è stato rivolto dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni e quello della Uil Luigi Angeletti ad Adriano Celentano.

In cartellone, tra gli altri, figurano - come già anticipato in alcuni casi - Daniele Silvestri, PFM, Nomadi, Carmen Consoli, Tiromancino, Africa Unite, Modena City Ramblers, Casino Royale, Velvet, Afterhours, Verdena, Après la Classe, Tetes des Bois, Vibrazioni, Piotta, Riccardo Sinigallia, Bandabardò, Khaled (con Enzo Avitabile) e Avion Travel.

Guns N'Roses: addio a tutto il tour

Con "Chinese democracy" che è ancora un fantasma a quindici anni abbondanti dall'ultima prova di studio -"Use your illusion 1" e "Use your illusion 2" del 1991-, i Guns N'Roses hanno annullato il loro intero tour che avrebbe


dovuto portarli a suonare in Giappone, Australia, Messico e Sud Africa.

Per una volta, almeno apparentemente, non si tratta delle ennesime bizze di Axl Rose.

La cancellazione viene infatti attribuita alle lesioni subite ad un tendine dal bassista Tommy Stinson, il quale, cadendo dalle scale, è atterrato sul suo polso sinistro che si è gonfiato impedendogli di maneggiare lo strumento.

Posposti a data da stabilire i cinque show australiani di metà giugno, la scure è calata anche sui due per il festival sudafricano "My Coke" ai quali i GNR avrebbero dovuto partecipare nei giorni 27 aprile e 1° maggio.

Rolling Stone’ compie 40 anni

L’edizione USA di “Rolling Stone” compie quarant’anni.

Lo scorso anno la rivista statunitense aveva festeggiato i suoi primi 1000 numeri, ora il direttore Jann Wenner si accinge a pubblicare il primo dei ben tre numeri che sottolineeranno la ricorrenza.


Il primo dei tre è in arrivo nelle rivendite USA in questi giorni, s’intitola “Where we’ve been”.

Descrive la generazione del cosiddetto baby-boom con interviste a, tra gli altri, Mick Jagger e Bob Dylan; quest’ultimo è stato incontrato da Wenner ad Amsterdam.
Il secondo numero sarà consegnato alle rivendite nel prossimo giugno e si concentra sulla “Summer of love” del 1967, quando “Rolling Stone” iniziò da San Francisco il suo lungo percorso. Il terzo uscirà in novembre e sarà un numero dedicato alle previsioni sul futuro.

Fonte:Rockol.it

Gerardo Spatuzzi

domenica 29 aprile 2007

Vignetta della domenica


Colgo l'occasione per fare le mie congratulazioni al blogger Gerardo Spatuzzi per l'esibizione di venerdì scorso ,dalla quale ho tratto ispirazione per la vignetta di questa domenica.
Un sentito ringraziamento a coloro che commentano,apprezzandole,queste mie creazioni.

Daniele Tartaglia.

sabato 28 aprile 2007

Centochiodi


Centochiodi è l’ultimo film di Ermanno Olmi non solo nell’ordine diuscita, ma anche nei propositi del suo autore: stando alle sue stesse dichiarazioni, dopo tornerà al suo genere di partenza: il documentario.

Il famoso regista ha deciso che la sua uscita di scena dal genere non dovesse essere in tono minore, per questo ha proposto al pubblico un film radicale nelle tesi filosofiche ed etiche di cui si fa esplicitamente portatore. La scansione del film è tripartita tanto nel pensiero esposto quanto nell’azione che lo rispecchia: parte critica del pensiero e distruzione della precedente vita del protagonista, parte costruttiva del pensiero e costruzione di una nuova vita, infine dichiarazione aperta del pensiero, finora solo implicito nell’azione, e sacrificio del suo portatore.

Questa suddivisione può essere riferita anche al caso di cui si occupano gli inquirenti nel film: delitto, latitanza, arresto. I caratteri del giallo, però, sono presenti solo all’inizio, anziché essere spalmati su tutto il film: lo spettatore sa praticamente subito chi è l’autore del delitto e le indagini non sono affatto rappresentate, in quanto la telecamera non perde di vista quasi mai il protagonista.

Il ritmo narrativo è molto veloce e appassionante all’inizio, in corrispondenza della parodia del genere del giallo, mentre rallenta fortemente nel resto del film, dove l’azione cede sempre più il passo al pensiero. Invece è abbastanza diffusa una ricerca estetica che dà unità al lungometraggio, anche se il culmine è raggiunto subito all’inizio.

Il messaggio è che il sapere non è servito all’umanità perché si astenesse dal commettere atrocità di pari passo con la sua crescita; per questo è inutile dedicare la propria vita allo studio, il quale finisce per costituire solo un’illusione nelle sorti progressive dell’umanità.

Questa è la parte critica del pensiero espresso nelfilm, ma Olmi si preoccupa di non fraintenderla per una negazione totale dell’utilità della lettura, la quale è giusta nella misura incui insegna qualcosa senza essere a scapito della vita pratica, che hapiù da insegnare.

La parte costruttiva è che per essere felici non serve arrovellarsi su sofismi intellettuali né costruirsi una vita comoda e dispendiosa, ma basta l’affetto e la generosità spontanea delle persone che abbiamo vicine. In questo senso è più facile essere felici tra persone povere e semplici che non tra intellettuali di città.

Ancor più delle tesi esposte, quello che può lasciare interdetti è laforma in cui sono espresse. Fatto salvo l’inizio, il resto del film èsempre più teatralmente evangelico.

L’intellettuale protagonista comincia con l’essere assimilato a Cristo per le sue sembianze e con l’essere invitato al racconto di aneddoti biblici da parte dei provinciali presso cui si nasconde; poi diviene la guida spirituale di una dozzina di fedeli predicando la fraternità e la semplicità, per salvare i quali si sacrificherà testimoniando fino alla fine il suo messaggio.

È innegabile anche la somiglianza del personaggio femminile di spicco con Maria Maddalena, castamente innamorata del protagonista che l’ha redenta dallo spiacevole destino di esistere solo per il piacere degli uomini.

Slava è morto!

E' morto Rostropovich, musicista e artista, uomo dalle idee combattive e dalle esibizioni travolgenti, l'ultimo esempio vivente per "noi"musicisti che speriamo di essere non solo strumentisti ma anche qualcosa di più, essere cioè parte del mondo e in esso parteggiare per la libertà di espressione in tutti i paesi che aspirano alla democrazia. Il suo esempio e le sue discese in campo ricordano molto le parole dell'attuale Pontefice quando, parlando della musica come linguaggio universale che fa levare lo sguardo verso l'Alto, auspicò "che la grandezza e la bellezza della musica possano donare anche a voi, cari amici, nuova e continua ispirazione per costruire un mondo di amore, di solidarietà e di pace". Se la musica ha questo potere non bisogna far altro che averla sempre con noi non solo come uno strumento ma come un grande baluardo, fonte di cambiamento e conciliazione degli spiriti. Spero che tutti gli artisti che verranno possano a gran voce dirsi figli del maestro Slava Rostropovich, l'esecutore non solo musicista, l'uomo che ha calcato il palcoscenico per una speranza e mai per una rinuncia. Noi del MATblog, musicisti e non, lo vogliamo ricordare con alcune sue citazioni rubate dal NewYorkTimes e con alcuni links delle sue esibizioni come violencellista e conduttore raccolte su YouTube:


(dalla lettera mai pubblicata sulla Pravda)

"Every man must have the right fearlessly to think independently and express his opinion about what he knows, what he has personally thought about and experienced, and not merely to express with slightly different variations the opinion which has been inculcated in him."


(sulla sua madrepatria Russia)

"Events disrupt things a little sometimes, but listening to this music is a reminder that there’s a great nation here.”


Prelude from Bach Cello Suite No.1


(sulla sua educazione ed esperienza)

"I never studied, but I had the best teachers, I played with the best conductors of the world.”


(sulle prove d'orchestra)

"I have already a model in my mind for the sound of a piece, for the shape of the interpretation. Maybe I’m wrong, but if there are no special acoustical problems in the hall, I produce exactly what I want. If there is a choice, I would rather have ideas and some difficulties of technique than a perfect technique and no ideas."

War Requiem


(sul suo maestro Shostakovich)

"Sometimes when I’m conducting, I see his face coming to me. Sometimes it’s not really a happy face — I conduct maybe a bit too slow. So I conduct faster, and the face disappears

Beethoven Cello Sonata No.5


Davide De Caprio

venerdì 27 aprile 2007

Il grifone alato bianco



Se il grifone alato nero era una creatura infernale e se,nei paradigmi di ogni epoca,il male non può esistere senza il bene,questo essere era senza dubbio uno dei simboli di quest’ultimo nella mia mente di bambino.

Il grifone alato bianco fu il secondo grifone da me disegnato e ,anche se all’inizio non avevo in mente la chiara distinzione della specie,mentre tracciavo il mio primo disegno di quest’essere benefico,un lampo d’ispirazione mi spinse a crearne l’antagonista naturale.

Quindi tale creatura non nasce come antagonista del male ,ma come il bene incarnato in un animale fantastico o mitologico.Inutile dire che nelle varie mitologie non esiste la distinzione partorita dalla mia mente,quindi questo grifone,come il primo pubblicato,fa parte della categoria degli “inventati”.



Ecco il primo bozzetto del grifone alato bianco.Come si può notare era molto più stilizzato di quello attuale e dalla sua bocca o becco fuoriesce una fiamma.Le ali,in seguito sostituite da quelle piumate,erano molto simili a quelle del grifone alato nero,pur essendo bianche.Il bianco è il colore da me scelto per quest’animale della fantasia,che secondo me doveva essere pura e fiera rappresentazione del bene.


Ho ricevuto l’idea di questo disegno dalle fattezze del grifone primate,dal momento che pensavo a quello alato bianco come ad un'evoluzione benefica di quest’ultimo,mentre quello nero ne era un’orrenda degenerazione.Tutto ciò ad esaltare il contrasto tra la razza benefica e quella infernale.

Storia riadattata del grifone alato bianco tratta dal quaderno di “Monsters”.

“La magia dei tempi remoti ,fece sì che lo spirito di un grande animale mitologico,la Chimera, fosse rievocato in due rappresentanti della specie dei grifoni,ma la magia aveva due facce,come ogni cosa in questo mondo infatti era formata in parte da luce,in parte da oscurità.Quando una antica magia bianca fu rievocata sopra una colonia di grifoni primati,venne alla luce un nuovo grifone,il grifone alato bianco.Questo bellissimo candido animale era avvolto da un alone di mistero e miscredenza,difatti era raro vederne uno dal vivo.A differenza del suo parente oscuro dei cieli,il grifone alato nero,questo essere viveva in disparte dal genere umano.Si sfamava della selvaggina delle foreste e delle montagne e non possedeva il macabro gusto di uccidere per divertimento,nonostante anche in lui vivesse lo spirito della Chimera.Non attaccava l’uomo quindi,e cacciava il giusto pe sfamare sé e la sua prole,ma serbava il suo spirito combattivo per il grifone alato nero,suo nemico naturale,l’unica creatura per la quale provava un odio profondo.Era un animale magico e riusciva ad emettere dalla gola una fiamma ad altissima temperatura,che usava in combattimento o per difendere il suo nido.Con il passare del tempo la sua presenza fu meno celata alla vista degli uomini,i quali cominciarono a dargli la caccia fino all’estinzione della specie.Non erano animali molto prolifici e questa fu un'altra causa della loro estinzione.Le corna di questo animale erano ricercatissime in medicina e le sue piume servivano a suggellare gli accordi di maggior prestigio.”

Ho apportato varie modifiche nel mio rifacimento recente,la prima delle quali riguarda le ali,tra l’altro le prime ali che mi siano uscite bene in un disegno visto che ero completamente negato nel disegnarle,per poi passare alle zampe posteriori e la pelliccia in generale.

Non ho usato particolari effetti in questo disegno,se si esclude la sfumatura che ho voluto aggiungere in corrispondenza del sole,volendo rendere l’idea della luce che filtra oltre la nube che fa da sfondo.

Come si può notare nei miei rifacimenti ho aggiunto gli sfondi,per dare una collocazione reale ad un soggetto che tanto reale poi non è.In ultimo vorrei spiegare la colorazioni sui bordi del corpo con il colore celeste chiaro.E' una tecnica colorativa che uso spesso con il bianco,perché dal mio punto di vista ne esalta la carica cromatica rendendo l'effetto del candore più vivido.


Daniele Tartaglia

giovedì 26 aprile 2007

Comunicazione di servizio

Il blogger Gerardo Spatuzzi sarà uno dei concorrenti de "I Raccomandati" in onda domani sera(venderdì 27 aprile) alle 21.00 su Rai1. Il raccomandante è il maestro e filosofo di vita Franco Califano. In bocca al lupo Gerard!!!

Davide De Caprio

mercoledì 25 aprile 2007

Scoprire ciò che già è stato

Kryptonite, Godzilla dei funghi e l’organo che risuona nell’atmosfera solare.

Perché mettere assieme immagini così disparate tra loro, magari colte alla sprovvista sul web, magari senza un perché e senza un titolo riassuntivo per sintetizzarle.

Credo che la risposta stia nella compossibilità degli elementi, i quali nel corso del tempo si ripresentano, cambiando certamente il loro significato e attingendone uno nuovo soltanto per rinascere in una rinnovata linfa di attualità.

Per meglio comprendere la compossibilità degli elementi sempre in gioco, bisogna far riferimento alla metafora del “frullatore”, un macchinario grazie al quale, attraverso un semplice tasto, si riesce a creare quel movimento di ingredienti che non ha un suo orientamento preciso, ma che si gioca tutto sul contatto e la posizione di ogni pezzo di materia fino alla fine del nostro intruglio.

Bene, una volta presa questa metafora si deve applicare il movimento discontinuo al corso degli eventi della storia, ad un itinerario che non tende mai ad un limite.

Una delle tappe fondamentali di un tale percorso sta nel dare il nome agli eventi, alla materia e alle idee. Tale processo diviene la fonte sia di una grande conoscenza, sia del suo avanzamento: ed è proprio nel suo sviluppo che possiamo rintracciare il concetto di compossibilità.

Le novità non sono mai del tutto originali, proprio perché gli elementi di cui sono intrise non riescono mai ignoti per nessuno. E’ questa interazione tra il noto e l’ignoto che spinge a volte a considerare la storia come uno sviluppo non di un fatto, ma all’interno di tanti fatti, ognuno preso nella sua inattualità, nel suo essere presente sempre e invisibile.

Da ciò può nascere sia un evento curioso, sia un avanzamento del noto, sia infine una applicazione del noto a ciò che era invisibile.

Questo è l’ordine che possiamo trovare nell’interpretazione delle tre notizie che vi propongo e che ho legate assieme sotto la frase “Scoprire ciò che già è stato”.

Potrà apparire una consuetudine ma il ribadire che nella scienza noi scopriamo sempre qualcosa che non è ignoto ma che si chiarifica nel tempo non ci porta solo a compiere grandi salti nel tempo, ma ci fa anche comprendere ciò che sempre era davanti agli occhi, applicando un’ idea fantasiosa al fenomeno, rendendo evidente la grande collaborazione che c’è tra l’oggetto e il soggetto, tra chi deve rappresentare qualcosa e chi deve farcela sentire attraverso un organo dedicato.

Nell’interpretazione degli eventi, non possiamo mai essere sicuri di comprendere un fenomeno se non lo si verifica con molti eventi, non solo per una prova della sua probabilità, ma per un atto di dovuto collegamento e comprensione tra passato e presente.

L’evoluzione in senso proprio non avviene nel segno del caso, non è l’insieme di incidenti, ma un insieme di risoluzioni e applicazioni con scopi, fini e compossibilità reciproche.

Il web è un esempio di come ci si possa evolvere nell’informazione producendo molte falsità, doppioni di notizie, indicizzazione che aumentano i collegamenti, siti che non si trovano ma hanno un loro numero-indirizzo. “Scoprire ciò che è stato” è un titolo che può andare bene per ogni notizia come per ogni ricerca, e spesso di questa banale interpretazione se ne vuole fare a meno nella speranza di abbracciare la piena autonomia della ricercare in vista dell’ ignoto.

Il paradosso antico di Platone secondo cui ciò che è noto non è suscettibile di ricerca e ciò che ignoto diventerebbe noto se questa ricerca stesse sulle sue tracce, cade sotto la potenza del nostro nominare le cose, evolverle nel tempo, nasconderle per secoli, ritrovarle per supposto sviluppo di capacità tecniche e rinominarle infine per quello che ci si aspetta che rappresentino.

E’ chiaro che il paradosso dell’ impossibilità della conoscenza sulla terra cede il posto a quello della compossibilità degli elementi che ne fondano l’esistenza: entrambi alimentano un circolo vizioso ma nello stesso tempo ci permettono sempre di presupporre che effettivamente stiamo scoprendo il nuovo o che almeno la nostra specie possieda tutte le possibilità per dirlo come tale una volta analizzato.

Scoprire la formula in natura che era quasi già stata in un film di Superman:

“Towards the end of my research I searched the web using the mineral's chemical formula - sodium lithium boron silicate hydroxide - and was amazed to discover that same scientific name, written on a case of rock containing kryptonite stolen by Lex Luther from a museum in the film Superman Returns” BBC news

Scoprire un fungo enorme che era stato sempre un fossile di una pianta: il godzilla della fine del devoniano:

“It's hard to imagine these things surviving in the modern world"
MSNBC news

Scoprire un campo magnetico che si comporta come uno strumento musicale:

“These loops can be up to 100 million kilometres long and guide waves and oscillations in a similar way to a pipe organ” ScienceDaily

Davide De Caprio

martedì 24 aprile 2007

Illusioni ottiche musicali

Seconda parte

Un'altra grave distorsione nel nostro modo di analizzare gli sviluppi della creatività musicale è data dall'avvento dell'era della comunicazione.

Oggi con una connessione ad internet e pochi click siamo in grado di accedere a quantità infinite di informazioni, e in più possiamo scaricare musica di qualsiasi periodo e genere, trasferirla su altri supporti e scambiarla fra amici.

Siamo nelle condizioni di conoscere tutta la musica "che conta" registrata in passato: naturalmente il passo successivo è osservare che "è tutto un ripetersi di cose già sentite".

L'illusione ottica che si genera è pensare che così non fosse in passato. Pensare cioè che la musica dei Rolling Stones fosse assolutamente innovativa, mentre quella dei Korn sia solo un rimpasto di cose già sentite.

Analizzando più attentamente la questione, si arriva invece a scoprire che Mick Jagger e soci erano dei grandi appassionati di blues, soul, e rock'n'roll e non fecero altro che applicare gli stilemi di questi generi alle nuove strumentazioni (non era comune che un bluesman nero negli anni '60 avesse accesso ad un distorsore) e al diverso gusto compositivo di bianchi europei.

In pratica le innovazioni applicate dagli Stones erano di carattere culturale (amavano il blues ma non appartenevano al background afroamericano, per cui erano portati, più o meno inconsciamente, a suonarlo in un altro modo, "da bianchi") e tecnologico (più amplificazione, chitarre distorte, basso elettrico), così come i Korn, che hanno fruito degli ascolti intrecciati di metal e hip-hop possibili per dei ragazzi californiani dei '90 e di una tecnologia che permetteva l'uso di effettistiche sofisticate e sonorità esasperate all'estremo.

In entrambi i casi, non si tratta di rivoluzione musicale, ma di evoluzione.

La differenza è che quando uscirono i Rolling Stones ben pochi in Europa avevano confidenza con blues e soul, i cui vinili difficilmente arrivavano nei negozi del Vecchio Continente, mentre all'arrivo dei Korn, a fine anni '90, sia il metal che l'hip-hop erano già sbarcati negli stereo di tutto il mondo, facendo sembrare la loro innovazione niente più che un abile collage di stili.

Infine, mi pare necessario considerare una terza distorsione, che più che un'illusione ottica cade sotto la categoria di "paraocchi".

Molti considerano la crisi che sta vivendo il rock una crisi della musica in generale. Il rock è nato come musica fatta da giovani per i giovani: l'errore sta nel considerare che il rock possa/debba essere l'unica musica dei giovani, l'unica musica in grado di innovare.

Il rock è nato negli anni '60, e come qualsiasi movimento artistico, dopo una prima fase esplosiva e ricercativa si è lentamente stabilizzato su una serie di canoni e/o riferimenti.

Parallelamente al riflusso della carica innovatrice del rock, sono però sorti almeno altri due movimenti ugualmente rivoluzionari. Da una parte l'hip-hop, cultura e poi musica afroamericana che ha conquistato le platee giovanili di tutto il mondo, prendendo spesso il posto del rock nell'espressione di disagi e ribellioni dei giovani. Dall'altro, la musica elettronica, nelle sue mille varietà, dalla techno alla drum'n'bass, dalla house al trip-hop.

Musiche che, come a suo tempo il rock, hanno dato voce all'esigenza creativa sfuttando le nuove tecnologie (campionatori, sequencer e computer come un tempo distorsioni ed amplificatori) e la rielaborazione delle esperienze musicali precedenti (ora anche sotto forma di campionamento diretto di frammenti di registrazioni preesistenti), ma che spesso sono snobbate dai musicisti "tradizionali", e considerate regresso piuttosto che evoluzione.

Benché lo stesso rock, nelle sue forme più innovative, attinga sempre più da questi mondi sonori, dalla mistura di hardcore e rap dei Rage Against the Machine al rock visionario intriso di elettronica dei Radiohead, trovando in essi nuova linfa creativa per nuove evoluzioni.

Phleks

lunedì 23 aprile 2007

Come suona la voce umana?

Nel precedente articolo, ho tentato di giustificare l’importanza che ha nella vita di tutti i giorni, la capacità di noi esseri umani di emettere suoni, nonché di elaborare già nel nostro cervello le informazioni in essi contenute .

Oggi mi soffermerò su quali suoni siamo in grado di emettere e su come siamo in grado di farlo.

Innanzitutto, anche se può risultare banale, è importante specificare che i suoni che produciamo, come tutte “le cose” della natura, sono segnali a tempo continuo ovvero analogici.

Un segnale abbiamo detto che in sostanza è un qualcosa che varia nel tempo, questo qualcosa, può essere una grandezza fisica qualunque (corrente elettrica, velocità, potenza…..).

Dunque verrà spontaneo domandarsi: qual è questa grandezza per un generico segnale audio analogico, come ad esempio quello che emettiamo tramite le nostre corde vocali?

Si può dire che i suono non sono altro che variazioni di pressione.

Chiarisco il concetto con un semplice esempio: tutti nella nostra mente abbiamo l’immagine di una chitarra che suona, ovvero di una corda che vibra…

Se riflettiamo un momento, una corda vibrando cosa fa?

Perturba l’aria circostante oscillando nel tempo intorno ad una posizione di equilibrio, facendo variare così la pressione che l’aria esercita sulle superfici vicine.

Se una di queste superfici è proprio quella del timpano del nostro orecchio, predisposto a recepire tali variazioni di pressione, udiremmo allora un suono.

Come abbiamo un organo atto a decodificare suoni abbiamo due corde vocali per emetterli.

Esse si trovano nella laringe, e semplificando, si può dire che sono un insieme di fibre muscolari e mucose (vengono dette infatti anche pliche muscolo-mucose), che vibrando perturbano l’aria uscente verso le cavità orali.

Come sappiamo il nostro orecchio è limitato nella percezione dei suoni, possiamo udire componenti spettrali da 16Hz a 20kHz circa, sarà lecito allora chiedersi: quale è il contenuto in frequenza (banda passante) della nostra voce e da cosa dipende?
Si può sicuramente affermare che sopra i 4-5kHz la voce umana non a componenti spettrali rilevanti.

Per capirci si pensi al famoso Do di petto di un tenore, che si trova a 1,1kHz, considerando tutte le componenti, anche quelle secondarie (l’ottava 2,2, l’ottava ancora dopo 4,4…) si comprende come per una voce maschile già a 4kHz siamo al limite.

Le caratteristiche dello spettro della voce umana dipendono molto dalla morfologia delle corde vocali, che ha delle caratteristiche ben precise, ma varia in modo significativo da persona a persona.

La prima grande distinzione è sicuramente in base al sesso. La differenza timbrica tra uomo e donna è dovuta principalmente allo spessore , le corde di un uomo sono più spesse, perciò “vibrano con meno frequenza” ed il timbro risulta più grave.

Le corde vocali sono gli elementi essenziali della fonazione senza le quali si avrebbe mutismo assoluto, ma il suono della voce di un individuo dipende in modo determinante, anche dal modo in cui avvengono le modulazioni della colonna d’aria nella faringe e nella bocca.

Particolare importanza hanno i seni paranasali ed i seni mascellari del cranio.

Per comprendere quanto è importante che la voce risuoni bene “nella testa”, si pensi a quando si è raffreddati, cioè si ha “il naso chiuso”, allora, anche se le corde vocali sono perfettamente funzionanti, il suono della nostra voce muta notevolmente; chi canta sa, che con il raffreddore, certe note dell’estensione si raggiungono con notevole difficoltà.

“Utilizzando bene la testa” è dunque possibile: modulare la voce in modo da far risaltare certe componenti spettrali rispetto ad altre, dare più potenza….

Notiamo così che, la maggior parte delle operazioni matematiche che riusciamo a compiere sui suoni con i moderni dispositivi digitali, le facevamo quasi tutte con la voce già da millenni.

Da ciò si può trarre un’osservazione di carattere più generale.

Per tutte le scoperte scientifiche, anche quelle nate in dalla ricerca in campi lontani dallo studio della macchina umana in sé, si è sempre scoperta successivamente un enorme similitudine, con meccanismi che lavoravano in noi dalla notte dei tempi (ad esempio conduzione elettrica - conduzione neuro muscolare….).

Forse proprio studiando noi stessi, troveremo interessanti risposte a molti problemi irrisolti in campo scientifico.

Ilario Ferrari

sabato 21 aprile 2007

Death of a president

É ormai nota la trama di questo ultimo fanta-documentario di Gabriel Range: l’assassinio del presidente americano in carica tra meno di un anno, in autunno.

Il manifesto epigrafico con la data di nascita e di morte del presidente può dirsi sicuramente riuscito nella sua capacità di colpire gli osservatori, anche se lascia legittimamente delle riserve sul buon gusto, trattandosi di una persona in vita, e sull’intento intuibile di attirare chi non ama particolarmente il personaggio.

Tra l’altro sono stati questi paventati intenti ideologici a indurre molti cinema a non prendere nemmeno in considerazione l’idea di proiettare il film.

Il documentario si compone di due parti seccamente distinte: le circostanze dell’assassinio e la ricerca del colpevole. La discrasia non è tematico-cronologica, in quanto sotto questo profilo non potrebbe essere diversamente, visto che l’intero lungometraggio ruota intorno un evento pressoché istantaneo, il momento dell’uccisione, bensì stilistica: si passa da una severa ricostruzione fanta-storica alla narrazione di una vicenda personale.


Infatti dopo le false piste dell’FBI si ricostruisce la vicenda personale di un uomo che solo alla fine si capirà essere l’autore dell’attentato. Al contrario può dirsi molto riuscita la resa emozionale, etica e ideologica dei diversi falsi-intervistati, la quale oltre a variare sensibilmente a seconda che si trattasse di supporters o meno del presidente, è resa molto finemente.

Lo stesso può dirsi della ricontestualizzazione nel film di discorsi effettivamente pronunciati dal presidente Bush e dal vicepresidente Cheney, tanto da sembrare quasi fatti ad hoc; forse non sarebbe illegittimo pensare che piuttosto sia stato il film a essere costruito intorno a questi.

Il finale resta aperto, in quanto agli inquirenti resta da appurare chi abbia procurato la fuga di notizie sugli spostamenti del presidente, la quale si è propagata attraverso contestatori radicali fino all’esecutore dell’attentato.

Buona parte delle critiche rivolte al documentario si riferiscono alla mancanza di necessità di scomodare la storia, peraltro fantastica, per lanciare un messaggio politico, laddove a questo fine hanno perfettamente adempiuto documentari veri come i recenti the road to Guantanamo di Winterbottom e Whitecross (GBR 2006) e Gitmo: la legge di Guantanamo di Gandini e Saleh (SWE 2005). Queste critiche sarebbero pienamente giustificate se si volesse ridurre il film alla denuncia di certi atteggiamenti dell’opinione pubblica americana, come indiziare preconcettamente qualsiasi attentato di avere una matrice islamica e detenere abusivamente prigionieri mussulmani in base a sospetti infondati.

Ma il principale pregio del film, a mio parere, risiede in altro: mentre una riuscita atmosfera da thriller domina la prima parte del film con l’attesa e l’accelerazione narrativa in corrispondenza dell’attentato, nella restante parte vengono esposte due tesi etico-politiche che invitano a riflettere anche i sostenitori dell’attuale amministrazione americana: conoscere da vicino gli ambienti terroristici non comporta necessariamente di essere un terrorista e assassinare un presidente può essere la cosa più patriottica da fare, anziché rappresentare il culmine della sovversione. Vedere per credere.

Quanto al messaggio ideologico del film, nonché suo intento, consiste nell’assumere la prospettiva conservatrice per convincere i repubblicani delle mancanze del loro leader. In tal senso appare fin troppo manifesta la seconda delle tesi suddette, ma sono molto più striscianti e meno notabili le parole fatte proferire in intervista dai capi delle forze dell’ordine: nessuno più di loro rappresenta il paladino repubblicano, il difensore della patria dal nemico interno, e proprio loro assumono la posizione indubbiamente conservatrice della difesa della costituzione, la quale però, guarda caso, legalizza il dissenso e considera antipatriottico censurarlo. Si tratta di una critica implicita ai Patrioct Acts da un’ottica indiscutibilmente conservatrice.


È inutile negare che il film ideologicamente prende partito, anche se in apparenza non vorrebbe farlo, manifesti a parte, ma non per questo piacerà a tutti i dissidenti con l’attuale amministrazione americana, né, spero, lo riterranno preconcettamente inguardabile tutti coloro che si schierano a favore.

Dopo aver messo in evidenza anche qualche messaggio subliminale, spero di aver dato gli elementi per sapere cosa aspettarsi e, magari, vederlo col distacco più funzionale al suo apprezzamento.

Paolo Ferrera

venerdì 20 aprile 2007

Dorè,un talento dell'incisione romantica















A sinistra,Gustave Dorè in una foto d'epoca.A destra,un suo autoritratto.

Chissà quante volte ci è capitato di incontrare splendide raffigurazioni del tema trattato in un opera letteraria o in un libro di scuola e chissà quante altre volte tali raffigurazioni, da noi tanto ammirate, erano opera di questo artista, maestro di xilografia e grande evocatore di atmosfere letterarie.

La xilografia è l'incisione su tavolette di legno o metallo le quali, una volta inchiostrate, servono da matrice per la stampa di rappresentazioni grafiche o di testi scritti,tramite l'utilizzo di un apposito torchio. La tecnica è di origine Cinese e le prime stampe si hanno già nell'VIII secolo d.C.

In Europa tuttavia quest' arte arriva solo nel XIV secolo,quando viene usata per le edizioni dei primi libri a stampa.

Maestro di questa tecnica fu Paul Gustave Dorè, brillante disegnatore e forse uno dei più prolifici illustratori di libri di fine Ottocento.

Nato a Strasburgo il 6 Gennaio 1832,si trasferì a Parigi all'età di soli sedici anni e, una volta lì collaborò con la rivista"Journal pour rire" in qualità di caricaturista, componendo nel frattempo alcune opere litografiche(la litografia è un altro metodo di stampa simile alla xilografia).

Famoso per le incisioni a commento della "Divina Commedia" del sommo poeta Dante Alighieri e dell' "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto,è ricordato anche per altre splendide opere,quali le incisioni de "Il Paradiso perduto" di Milton o delle " Favole " di La Fontaine, per non parlare delle suggestive raffigurazioni di storia sacra della "Bibbia".

Tutte queste opere si collocano negli anni '60 del 1800, ed è proprio nel 1867 che Dorè fa da protagonista assoluto in una mostra delle sue opere,che solo in seguito portò alla creazione della "Dorè Gallery", che si trova in New Bond Street, a Londra.

Per l'editore Grant&Co. produsse 180 incisioni,pubblicate poi sul libro " London: A Pilgrinage "del 1872, il quale ebbe un discreto successo commerciale, nonostante l'avversione della critica.

L'artista fu criticato per la sua scelta di concentrarsi sulla povertà e sulle situazioni di disagio della capitale inglese,venendo addirittura accusato di aver inventato tali situazioni.

Ma la questione non riflette la reale presenza di disagi o di povertà effettive,quanto invece lo stile dell'artista. Dorè infatti segue la scia romantica del suo tempo, secondo la quale l'arte è emozione.

Difatti il suo operato è costellato di illustrazioni che rievocano il grottesco o la sacralità di alcune scene,l'atmosfera densa di sensazioni che non sono appena percettibili, ma implodono nell'animo dell'osservatore e restano capaci di dividere un pubblico, che tuttavia ne apprezza i toni, le sfumature, la carica emotiva.

Opere queste, che lo resero famoso e che portarono il suo laboratorio ad una attività febbrile, con la presenza di quaranta persone che collaboravano e seguivano gli insegnamenti del loro mentore,il quale operò sino alla morte avvenuta nel 1883 a Parigi, città che ne conserva ancora le spoglie.

Merito di questo artista è quello di averci catapultati in mondi dove la semplice immaginazione aveva bisogno di un riferimento e comunque di averci donato magnifiche illustrazioni di opere altrettanto superbe.

Daniele Tartaglia

giovedì 19 aprile 2007

Illusioni ottiche musicali

Prima parte

E' opinione diffusa, particolarmente tra gli addetti ai lavori, che la musica pop (intesa come contrario di “musica colta”) stia vivendo un periodo di crisi creativa totale, secondo i più addirittura irrimediabile.

L'impressione è che, ormai da un decennio, non si assista all'uscita di novità di rilievo, e che in generale il livello qualitativo della produzione musicale si sia abbassato.

L'argomento è spesso liquidato in modo superficiale, "ormai tanto non si inventa più nulla", "è tutto un ripetersi di cose già sentite", "il mercato ha ucciso la musica", "escono solo dischi scadenti, fatti per vendere e non per l'arte".

A mio avviso ci sarebbero alcune considerazioni da fare, per evitare di cadere in una deprimente quanto improduttiva autocommiserazione, anche perché le nostre opinioni tendono ad essere falsate da alcune "illusioni ottiche".

Innanzitutto, l'illusione ottica data dallo scorrere del tempo. La distanza cronologica (ma anche spaziale) permette di mettere meglio a fuoco la complessità degli eventi, che spesso sono di difficile decifrazione da un punto di vista interno o troppo ravvicinato.

Questo discorso, di valore generale, può e deve essere applicato all'ambito musicale.

Se ad esempio parliamo delle uscite discografiche degli anni '70, tenderemo a ricordare soprattutto quelle di maggior valore, che hanno resistito nel tempo nella memoria comune, laddove invece, analizzando l'ultimo decennio, abbiamo difficoltà ad individuare i punti cardine della produzione musicale, che ancora sono confusi nel turbinio di dischi che escono ogni mese.

In altre parole se noi, nel 2007, parliamo dei '70, pensiamo immediatamente a nomi come Pink Floyd, James Brown, Bob Marley, poi li confrontiamo coi vari Justin Timberlake, Britney Spears o Avril Lavigne e abbiamo l'impressione d'un netto peggioramento.

Ma chi oggi ancora non è nato, e si troverà a ricordare la musica primo decennio del XXI secolo dalla prospettiva del 2040, probabilmente non ricorderà Britney Spears se non come un passeggero fenomeno commerciale, e penserà invece che fra il 2000 e il 2005 uscirono dischi innovativi e seminali di ottimi artisti, ricordando Kid A dei Radiohead o The Marshall Mathers LP di Eminem, piuttosto che Confessions on the dancefloor.

martedì 17 aprile 2007

Così lontano così vicino

Scimpanzè quasi umani, uomini quasi evoluti, la scienza quasi religione?

Il simposio tenuto al Lincoln Park Zoo dal titolo “The Mind of Chimpanzee” ci offre le più recenti informazioni del comportamento di questi primati, la loro evoluzione influenzata dall’importanza della relazione sociali, la loro capacità di maneggiare sassi per procacciarsi il cibo nonché per meglio sezionarlo, la loro più avanzata capacita di memoria rispetto a quella di un uomo attuale:

““Humans can’t do it,” Dr. Matsuzawa said. “Chimpanzees are superior to humans in this task.”
Dr. Matsuzawa suggested that early human species “lost the immediate memory and, in return, learned symbolization, the language skills. “I call this the trade-off theory,” he continued. “If you want a capability like better immediate memory, you have to lose some other capability.”

The emotions of caring and mourning have been observed, as in the case of the chimp mother that carried on her back the corpse of her 2-year-old daughter for days after she had died. After fights between two chimps, scientists said, others in the group were seen consoling the loser and acting as mediators to restore peace” New York Times

Ma oltre a queste somiglianza, Nature ci mostra come la corsa all’evoluzione sia dominata dalla selezione positiva dei geni degli scimpanzè, che conta la mutazione di 233 geni rispetto ai 154 umani. Ciò potrebbe capovolgere la nostra percezione di essere più evoluti sulla terra? Il problema rimane molto complesso anche perché non si conosce l’importanza del cambiamento e le cause che l’hanno prodotto:

“The gene discrepancy might be due to the fact that, for much of our histories, chimpanzees had the larger population size. Humans, with a smaller and more fragmented population, may have been shaped by random, erratic changes.

It is difficult to put together a coherent picture, says Zhang, because it is hard to know which genes would have been crucial in shaping traits such as our large brain size. "It is possible that the genetic changes underlying brain size are very few," he says.” Nature

Ma se l’ evoluzione è effettivamente il metro per spiegare i nostri comportamenti, i nostri istinti, le nostre basi morali, uno strumento tanto potente da poter ricostruire determinate scelte effettuate dai nostri antenati, grazie proprio agli esempi che comunità di primati ci forniscono, c’è anche chi, come Barbara King, nel suo recente libro “Evolving God: a provocative view on the origins of religion”, vuole ricercare le basi della formazione della fede e del suo necessario bisogno per l’evoluzione proprio nei nostri cugini più vicini:

“L’impulso religioso umano è radicato in un ancestrale bisogno di appartenenza, necessario a rapportarsi e connettersi agli altri in un modo profondamente emozionale. Noi umani ci siamo evoluti per desiderare ardentemente questa appartenenza e abbiamo iniziato sin da subito a cercarla non soltanto tra appartenenti alla nostra specie, ma con Dio, gli dei, gli spiriti.

In poco tempo la mia prospettiva di ricercatrice è cambiata: osservare gi animali in cattività mi ha permesso di scoprire che i loro comportamenti sono del tutto diversi soprattutto per quanto riguarda la sfera emozionale e relazionale. Quando un esemplare del gruppo muore, ad esempio, riescono a mettersi dalla parte del partner che ramane solo, hanno atteggiamenti di partecipazione che indubbiamente hanno un significato prospettico.

Naturalmente non mi sognerei mai di dire che le scimmie praticano una qualsiasi forma di religione o credano in qualcosa. Ma in quel comportamento c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo vedere assimilabile a noi. Qualcosa che poi ha portato l ‘essere umano ad elaborare simboli, rituali, immagini che si richiamano al credo.

C’è una sorta di urgenza religiosa che urla dentro di noi e che richiede inevitabilmente un’ interpretazione spirituale.” Barbara King intervistata da Il Foglio il 14/04/07

Che il rapporto tra geni degli umani e geni dei primati ci rapporti una certa differenza nell’evoluzione del DNA ci dice qualcosa riguardo alla fede e di conseguenza alla morale? Prova di una somiglianza e addirittura di un superamento di particolari funzioni, come quelle della memoria, riescono a suggerirci effettivamente in che cosa siamo distanti dei primati, per quale motivo abbiamo creato dei simboli e stabilito un rapporto con il sacro? In sostanza questa distanza sempre più approssimata, sempre più minima, riesce a farci escludere totalmente l’ipotesi che uno degli elementi più importanti che lega gli esseri viventi nella loro evoluzione sia di matrice misteriosa ossia il rapporto con la il mistero della vita e della morte?

Queste domande credo non debbano essere escluse da un dibattito scientifico, soprattutto dalla scienza che cerca di spiegare il mondo nella sua evoluzione come una soluzione continua di problemi da parte di ogni essere. Certamente anche la religione può essere ridotta ad una risposta ad alcuni problemi, ma ammettere ciò significa ammettere con forza che non rappresenti né un virus per l’evoluzione ,come lo intende Dennett, né che sia il vero problema del mondo moderno, come dice Harris, né che rappresente un incidente di percorso come decreta Dawkins (il caso nell’evoluzione produce infatti incidenti continui ed è proprio a causa di questi incidenti che dobbiamo adattarci e risolvere dei problemi).

Vorrei concludere ancora con le parole della biologa e antropologa Barbara King, la quale credo rappresenti un leale e coraggioso compromesso tra scienza e religione:

“Se non ci si trasforma in lettori letterali della Bibbia, né in scienziati arroganti che hanno tutto da insegnare, si può provare a riflettere su differenti livelli. Nel pensare che scienza e religione si occupano in fondo delle stesse cose c’è in fondo molta bellezza. Bisogna saperla vedere. Quando i miei studenti arrivano a lezione, sento che sono già stressati perché dovranno scegliere tra scienza e religione. Ma le due strade sono perfettamente compatibili. E’ importante che capiscano che essere spirituali ed essersi evoluti sono per l’uomo due realtà che vanno mano nella mano.” Barbara King

lunedì 16 aprile 2007

Musica e comunicazione

La fonazione, la capacità di governare un linguaggio complesso sono senza dubbio una delle più affascinanti e peculiari caratteristiche dell’essere umano.

Noi abbiamo imparato a comunicare le nostre emozioni, i nostri pensieri sfruttando una caratteristica comune quasi a tutti gli esseri viventi:la capacità di produrre suoni facendo “vibrare” il proprio corpo .

Siamo riusciti nei millenni a dare un significato ai vari suoni emissibili con le nostre corde vocali.
Usando un termine utilizzato spessissimo in letteratura scientifica, spiegato nel mio precedente articolo; sappiamo dare un senso alle componenti spettrali dei suoni che udiamo.

Cercherò di fare una semplice analisi di come riusciamo a comprendere concetti ed emozioni.
Gli occidentali, codificano i concetti espressi da un loro simile solo in base al significato associato al tipo di parola emessa.

Gli orientali invece, utilizzano generalmente un linguaggio più complesso, in cui la codifica di un concetto è resa possibile sia dal significato associato al tipo di parola, che dall’intonazione con cui la medesima parola viene emessa.

Possiamo affermare dunque, che noi occidentali per la comprensione di un concetto, non ci curiamo del picco della componente spettrale dei suoni, ma solo dalle componenti “secondarie” dei suoni, e dal particolare ordine temporale con cui li udiamo.

Per comunicare invece un sentimento, un emozione, il picco della componente spettrale diviene di primaria importanza. Pensando ad esempio al sentimento dell’ira, noi la comunichiamo oltre che con determinati concetti, soprattutto con il “tono” della nostra voce.

Ciò indubbiamente vale per qualunque cultura, al di là delle ovvie differenze nel tipo di linguaggio utilizzato. Se oggi noi uomini indifferentemente dal nostro backround culturale, continuiamo a servirci del tono della voce per comunicare le nostre sensazioni, allora vorrà dire che questo è il modo più diretto e semplice in assoluto.

Dunque si può serenamente affermare che, la musica essendo un’astrazione concettuale basata proprio sul picco dello spettro dei suoni da noi udibili, è indubbiamente una forma artistica adattissima a comunicare le nostre emozioni.

Non lo ho detto ma è chiaro, che non usiamo solo suoni per comunicare tra noi bensì un commisto di tutti i nostri cinque sensi.

Però, per fare un semplice esempio della potenza della musica, si provi a strillare ad occhi chiusi un emozione qualunque, poi si apri gli occhi si chiuda la bocca e si provi a comunicare la stessa emozione solo tramite lo sguardo…..

Da qui la mia sincera comprensione della solitudine che le persone mute e maggiormente sordomute possono provare nella loro vita.

Ilario Ferrari

sabato 14 aprile 2007

Still Life

Non mi sento di consigliare il film del regista cinese Zhang-Ke a chi è troppo abituato ai film occidentali, dove nessun minuto viene “sprecato” sotto il profilo della sceneggiatura.

Chi ama il cinema orientale, il coreano Kim-ki Duk ad esempio, è abituato a questa caratteristica, ma credo rimarrà deluso se si aspetta che i silenzi vengano colmati da una grande estetica o da indizi simbolico-filosofici che danno ai film di quest’ultimo il loro fascino esotico e intellettuale.

Still life invece è un film crudissimo, non nei contenuti, ma nell’estetica stessa: paesaggi urbani degradati, interni per lo più squallidi, dialoghi assolutamente prosaici, canzoni dai bellissimi testi cantate da comparse poco intonate.
Un film per certi versi antiestetico, ma molto realistico, almeno nell’impressione di chi non può dire di conoscere veramente la Cina.

In questo senso appare quasi contrastante la comparsa di due UFO, uno dei quali molto singolare, addirittura un palazzo! È difficile infatti ravvisare in essi una simbologia che rimandi ad altro.

Come accennavo prima, la visione del film può risultare veramente faticosa per alcuni, come si capisce uscendo dal cinema, tanto da lasciare della perplessità sulla sua vittoria all’ultimo festival di Venezia, ma probabilmente il valore stesso del film sta negli elementi stessi che lo rendono difficile da apprezzare: mi riferisco al realismo antiestetico.

Le vicende individuali rappresentate non fanno agio su facili lirismi, i quali anzitutto innalzerebbero figure estremamente semplici di lavoratori a finezze espressive principesche, cosa che invece è più facile avvenga irrealisticamente in un film all’occidentale.

La povertà, l’abbrutimento, la fatica e l’insensatezza dell’esistenza dei personaggi fanno riflettere su qualcosa che per noi oggi è tanto lontano da risultare quasi incomprensibile: se si è cresciuti vivendo senza stimoli e senza prospettive, il dialogo col prossimo è estremamente rarefatto e semplice.

Questo non sarebbe vero se rimanesse un forte senso della comunità tradizionale, all’interno della quale occupazioni comuni e rituali lascerebbero spazio a maggiori confronti tra le persone; è sicuramente il caso dei Malavoglia: poveri, ma non senza nulla da dirsi.

Il realismo del film invece giustifica i silenzi e la prosaicità: i personaggi sono tutti elementi di provincia che fanno le spese della modernizzazione rapidissima del paese: villaggi sommersi da nuove dighe per soddisfare il bisogno energetico delle metropoli, individui nullatenenti che si spostano continuamente in cerca di lavoro perdendo ogni contatto con la famiglia, di cui ignorano perfino il domicilio, essendo tale la sorte di ognuno dei loro membri.

Di contro l’occidentalizzazione: ragazzi arroganti e faciloni che imitano gli atteggiamenti di attori cinesi che a loro volta imitano “i duri” all’occidentale. Tutti hanno un cellulare, si scambiano i numeri e fanno ascoltare la propria suoneria polifonica, alcuni hanno addirittura un videogioco tascabile.

Tutto questo però vivendo, lavorando e alloggiando come i nostri sfollati della guerra. Una cosa quasi impensabile per noi che associamo il cellulare alla categoria del superfluo del benessere economico.

Probabilmente nelle intenzioni dell’autore il contesto è il vero protagonista del film, e visto tutto quello che si riesce a dire su un film quasi senza dialoghi, con tempi dilatatissimi e apparentemente anche senza estetica, giustifica pienamente la scelta di conferire il leone d’oro a questo lungometraggio che è difficile piaccia, ma ha sicuramente un elevato valore intrinseco.

Paolo Ferrera

venerdì 13 aprile 2007

BROWN JENKIN


Per chi ha letto o conosce "I sogni nella casa stregata" (The dreams in the Witch-house), scritto da H.P.Lovecraft nel 1932 e pubblicato su “Weird Tales”a sua insaputa da un amico, la conoscenza di questo batuffolo di pelo, canini ed orrore non è nuova.

Per chi conosce l’autore ma non il racconto o per chi non sa né dell’uno né dell’altro, è naturale che sorgano dubbi. Questo piccolo ibrido minuscolo e terrificante come lo definisce l’autore ha un ruolo di comprimarietà nella storia scritta dal “sognatore di Providence”.

Nel bellissimo e inquietante racconto questa specie di topo umanoide svolge la funzione di intermediario tra la vecchia strega Keziah Mason ed il Maligno incarnato nella figura dell’Uomo Nero.

Non sto facendo ironia e mi si perdoni l’entusiasmo, ma considero questo lavoro lovecraftiano come uno tra i più belli dello scrittore del New England.

Ricordo di quando mi avvicinai alla lettura di questo scrittore, soprattutto la coscienza di aver trovato un autore del fantastico orrorifico capace di trasmettere ai lettori gli stati d’animo dei suoi protagonisti e un inspiegabile timore del mondo invisibile.

Correva l’anno 2001 quando acquistai il mio primo libro lovecraftiano, “I miti di Cthulhu”edito da “Biblioteca Economica Newton” nel 1995. In questo piccolo libro ingiallito da 6 anni d’inerzia, trovai un universo antico ma affascinante, descritto da un sognatore scrittore e scandagliato da un alto sognatore lettore fino all’ultima pagina.

Questo disegno lo realizzai un anno dopo la lettura di questo libro, quando la mia mente ancora vagava in quei vuoti cosmici colmi d’orrore.

Ero al liceo,durante un’ora di supplenza, quando la mia matita si posò sul foglio a tracciare quest’essere abominevole




Primo bozzetto di Brown Jenkin ,compiuto al liceo da me frequentato,durante un’ora di buco.Solo nel 2006 vede nuova luce tramite rielaborazione su computer



Descrizione di Brown Jenkin tratta dal libro”I sogni nella casa stregata”

“Quell’essere,dalle dimensioni di un topo di grossa taglia,e bizzarramente chiamato dalla gente del luogo Brown Jenkin,sembrava il frutto di uno straordinario caso di allucinazione collettiva giacché, nel 1692, non meno di undici persone avevano dichiarato di averlo visto.

C’erano state voci più recenti che avevano confermato la sua presenza con toni sconcertanti e sconvolgenti. I testimoni avevano detto che aveva lunghi peli e la forma di un topo, ma che le sue zanne aguzze e la faccia barbuta erano diabolicamente umane, mentre la zampe erano simili a minuscole mani. Faceva da intermediario tra la vecchia Keziah e il Diavolo,ed era stato allattato con il sangue della strega ,che succhiava come fosse un vampiro. La sua voce era costituita da un odioso risolino soffocato,ma conosceva tutte le lingue.”

Ho cercato di tracciare il disegno secondo quanto descritto anche se sarebbe meglio dire che era questa l’immagine che avevo in mente di tale creatura: un topo con una faccia umana ed inumana al tempo stesso.
Nella rielaborazione al computer ho usato l’effetto del Frosted Glass per quanto riguarda i particolari del pelo, della barba e degli occhi iniettati di sangue. La luce viola che fa da sfondo alla figura è la cosiddetta luce della strega come la chiama l’autore,ricalcando le credenze sulla stregoneria dei secoli XVIII e XIX, secondo le quali il colore delle streghe fosse il viola.
La tecnica da me utilizzata è la solita ovvero quella che io penso come un miscuglio tra cultura cartoonistica occidentale e manga orientali a cui mi ispiro, dal momento che sono devoto osservatore di entrambi i generi.

Daniele Tartaglia

giovedì 12 aprile 2007

L'hip pop nella patria della melodia

L'Italia, patria tradizionale (e tradizionalista) del bel canto melodico, è da sempre stata terreno ben poco fertile per lo sviluppo di una cultura musicale di tipo moderno. Ciò è particolarmente evidente se si analizza la fredda accoglienza riservata dal pubblico del Belpaese al genere musicale che probabilmente più di tutti si distanzia dalla succitata tradizione melodica: il rap.

Non stupisce che l'ascoltatore plasmato da anni di ascolto di infiniti gorgheggi del neo-melodico di turno non trovi alcuna musicalità in uno stile di canto che limita fortemente l'uso di melodie, quando non le esclude completamente, in favore di un'ossessiva ritmicità percussiva espressa da voci grezze e non impostate. In Italia più che altrove il fattore ritmico ha sempre avuto un ruolo marginale nel gusto dell'ascoltatore medio, abituato ad apprezzare più un acuto di 10 secondi che un difficile passaggio poliritmico in cui la voce del rapper compie un evoluzione in 6/8 su un tappeto ritmico in 4/4.

Anche dal punto di vista degli arrangiamenti, l'hip-hop sembra esprimere valori estetici diametralmente opposti a quelli di riferimento del canone pop tricolore. Da un lato, infatti, sonorità dure che prediligono la messa in evidenza di batterie ossessionanti e sincopate e bassi pompati all'esasperazione, e la tendenza a scaricare la tensione ritmica creata sul 2° e 4° movimento.
Dall'altro, una ritmica assolutamente posata su 1° e 3° movimento, che evita accuratamente sincopi troppo ardite, da sommergere con quantità industriali di archi, utili anche a mascherare ed edulcorare eventuali imprecisioni del cantante.

Infine, i contenuti. E' noto come la canzone italiana, fatta eccezione per pochi cantautori (subito marchiati come “di sinistra”), abbia sempre parlato di una cosa sola: amore, amore e amore, possibilmente declinato in una pudica accezione asessuata o con quel tanto di piccante da stuzzicare la fantasia senza incorrere in richiami moralisti. Al contrario, caratteristica fondamentale del rap è l'espressione di condizioni di disagio, negatività o protesta, mediante un linguaggio che non rinuncia, anzi spesso cerca appositamente forme rudi e dirette, “esplicite”.

Tutto ciò non ha impedito all'hip-hop di svilupparsi anche nello Stivale, con una “scena” in grado di sopravvivere ad anni ed anni di vendite scarse e a ripetute divisioni intestine, consolidandosi e conquistando di anno in anno fette sempre maggiori di un pubblico giovanile stanco di artisti che propugnano forme musicali superate da decenni.

Phleks

mercoledì 11 aprile 2007

L'equalizzatore

Sappiamo che con un segnale audio possiamo generalmente fare due cose: elaborarlo dal vivo (in gergo si dice real-time) oppure registrarlo e processarlo in seguito (modalità batch).

Ho spiegato nel mio primo articolo, perché è generalmente più conveniente lavorare con segnali digitali.

Ora voglio porre l’attenzione su uno dei modi che comunemente si utilizza per elaborare un segnale digitale post registrazione, l’equalizzazione.

Anzi tutto credo che sia meglio chiarire brevemente alcuni concetti preliminari per non creare equivoci. Tutti i segnali come sappiamo hanno un loro andamento nel tempo, questo andamento nel caso di segnali audio è la maggior parte delle volte complesso, cioè non ha un andamento matematicamente noto, (lineare, esponenziale, sinusoidale…), ma è comunque caratterizzato da una serie di oscillazioni nel tempo, dunque da un certo numero di frequenze.

Noi esseri umani per la limitatezza dei nostri sensi ci possiamo accorgere solo di determinate frequenze (tra 16-20 kHz) e di determinati volumi di suono.

Fortunatamente ogni suono possiede una sua frequenza principale che sentiamo molto di più rispetto alle altre.

Dunque un commisto di “natura”, peculiarità sensoriale e capacità di astrazione, ci ha permesso di inventare la musica, cioè, abbiamo imparato a classificare i suoni che sentiamo mediante le note musicali, che ci indicano praticamente qual è frequenza principale di ciò che udiamo.

Perciò si comprende come, oltre ad una rappresentazione matematica (nonché grafica) di come l’ampiezza (volume) di un segnale vari con il tempo, ha senso oltre che importanza, poter sapere come l’ampiezza del segnale vari con la frequenza.

Una rappresentazione di questo tipo ci permette di sapere in sostanza, quanto segnale (suono) c’è a determinate frequenze.

Un grafico che ci da quest’informazione è detto spettro.

Un equalizzatore di qualunque tipo, da quello dello stereo di casa a quelli dei programmi di registrazione, agisce proprio sullo spettro della traccia che si sta analizzando, intensificando od attenuando le componenti di un suono a determinate frequenze (in realtà bisognerebbe parlare di componenti armoniche).

Si evince quindi l’importanza di un tale strumento per la registrazione di un brano musicale, ci permette ad esempio di esaltare il range di frequenze peculiari di ogni strumento, per far si che suoni (o meglio rumori) indesiderati non disturbino l’ascolto; oppure può essere utilizzato in modo creativo per ottenere particolari effetti.

Generalmente nei programmi di recording si presenta sotto forma grafica, con alcuni (spesso quattro) parametri, per ciascuno dei quali è possibile impostare la frequenza, il livello di gain e la larghezza di banda.

E’ importante sapere che per loro natura, gli equalizzatori non possono eliminare componenti spettrali soltanto ad una determinata frequenza, ma lavorano sempre su una banda di frequenze se pur ristretta, ad esempio se seleziono 50Hz metto il gain al minimo, la larghezza di banda al minimo avrò sempre una attenuazione se pur minore per frequenze vicine.

I dispositivi che riescono con buona approssimazione, ad annullare (o esaltare) una specifica frequenza vengono chiamati invece filtri notch.

E’ chiaro che è impossibile in così breve spazio dare una panoramica generale e chiarire tutti i concetti, che tra l’altro nella maggior parte dei casi per tali tematiche, sono giustificabili anche da un punto di vista più prettamente matematico.

Se qualcuno dovesse essere interessato ad approfondimenti di questo tipo si faccia avanti con commenti.

martedì 10 aprile 2007

Polvere di stelle, caverne accoglienti e caverne di cristallo

Un'unica teoria spiega un unico mistero del ciclo cosmico ossia come particolari stelle rosse riescano a espellere il loro materiale diventando nane bianche:

" Stars smaller than our sun and up to eight times as large die by first swelling up to being a red giant, and then shrinking to a white dwarf. There are two types of red giants, one contains lots of carbon and the the other a lot of oxygen. When the carbon-rich stars die, large clouds of carbon particles such as soot and graphite are produced. Soot and graphite are pitch-black, so when the rays from the dying star hit the soot particles they stop the light and are pushed out into space, where they are seen as gigantic dust clouds. This is a 20 year old theory which fits both the observations and the model calculations" Science Daily

Recenti studi del Department of Archaeology dell'University of Sheffield’s ci mostrano come anche i nostri antenati che abitavano le caverne nello Yorkshire sceglievano i loro alloggi secondo criteri ben precisi e per gli usi più svariati. Ciò spiega perchè l' area del Peak District rimanga ancora oggi una zona molto produttiva e popolata (di case ovviamente):

"There was a higher frequency of prehistoric usage of those caves with larger entrances and deeper passages, also of caves that were higher in altitude and caves with entrances that faced towards the east or to the west." Andrew Chamberlain

Altre caverne, questa volta di cristallo, in Messico rappresentano un grande interrogativo rispetto alla ragione umana. La loro bellezza infatti, dovuta alla attività vulcanica delle montagne di Naica, ci pone di fronte la questione se mantenerla (continuando a pomapare acqua per impedire la sommersione delle gigantesche forme di cristallo) oppure di lasciare che la natura faccia il suo corso e si rigeneri:

"The only reason humans can get into the caves today, however, is because the mining company's pumping operations keep them clear of water. If the pumping is stopped, the caves will again be submerged and the crystals will start growing again" Juan Manuel García- Ruiz

Davide De Caprio

lunedì 9 aprile 2007

I live dell'estate

Un'altra estate

Caldo record

Ansia da ferie

Spiagge strazeppe di tamarri

I consigli dello specialista: bere tanto, mangiare molta frutta e verdura , applicare crema protettiva negli orari piu' caldi

MATblog consiglia: spegnete la tv, preparate lo zainetto , indossate la vostra maglietta degli iron maiden comprata a 13 anni, chissenefrega del Valtur all-inclusive c'e' un modo migliore di spendere i vostri sudati soldoni......ecco dove:





Lucca Summerfestival 2007


10 luglio Elton John and His Band


14 luglio Norah Jones


19 luglio George Michael - Stadio Porta Elisa


20 luglio Joss Stone


22 luglio Elisa


28 luglio Steely Dan



Heineken jammin' festival 2007

giovedi 14 GIUGNO IRON MAIDEN, Slayer, Stone Sour, Papa Roach, altri artisti in via di definizione e il vincitore di Heineken Jammin’ Festival Contest 2007

venerdi 15 GIUGNO PEARL JAM, Linkin Park, The Killers, My Chemical Romance, altri artisti in via di definizione e il vincitore di Heineken Jammin’ Festival Contest 2007

sabato 16 GIUGNO AEROSMITH - SMASHING PUMPKINS, Incubus, altri artisti in via di definizione e il vincitore di Heineken Jammin’ Festival Contest 2007

domenica 17 GIUGNO VASCO ROSSI,J-Ax , altri artisti in via di definizione e il vincitore di Heineken Jammin’ Festival Contest 2007


Goods of metal 2007


Part I-Milano, Idroscalo
Sabato 2 giugno

MOTLEY CRUE

VELVET REVOLVER

SCORPIONS

THIN LIZZY

WHITE LION

TIGERTAILZ

ELDRITCH


Domenica 3 giugno

HEAVEN & HELL (Dio - Iommi - Butler - Appice)

DREAM THEATER

BLIND GUARDIAN

DIMMU BORGIR

DARK TRANQUILLITY

SYMPHONY X

ANATHEMA

DGM


Part II - Milano, Idroscalo
Sabato 30 Giugno

OZZY OSBOURNE

KORN

MEGADETH

BLACK LABEL SOCIETY

TYPE O'NEGATIVE

SADIST tba

SLOWOTION APOCALYPSE





Suoni e Visioni 2007


giovedì 15 marzo, Blue Note Anthony Braxton/William Parker/Hamid Drake un trio inedito di all-stars del jazz, tre grandi solisti a confronto

martedì 27 marzo, Magazzini GeneraliDirty Dozen Brass Band una 'sporca dozzina' di ottoni da New Orleans, tra jazz, funk e soul

martedì 3 aprile, Magazzini GeneraliLurala nuova voce della musica di Capo Verde, erede riconosciuta di Cesaria Evora

venerdì 13 aprile, Teatro Dal VermeArkeologyTrilok Gurtu & Arkè String Quartet lo stimolante incontro tra il grande percussionista indiano e il versatile quartetto d’archi italiano

lunedì 16 aprile, Teatro delle ErbeQuadri+ChromiesHector Zazou & Q+C Ensembleconcerto multimediale di uno sperimentatore delle musiche del mondo in chiave elettronica

giovedì 10 maggio, Rolling Stone Natacha Atlas da Londra, il gruppo della famosa vocalist che incrocia con efficacia le radici etniche egiziane con la techno inglese

martedì 15 maggio, Teatro delle ErbeArteSonado Fatima Mirandaconcerto-spettacolo per le voci della grande performer iberica

lunedì 28 maggio Teatro Dal VermeSOMMA/Sacred Order of Magic Music & Artun progetto multimediale di Eraldo Bernocchi e Petulia Mattioli con Bill Laswell, Gigi, Nils Peter Molvaer, Hamid Drake, Raiz, Lorenzo Esposito Fornasari e un gruppo di monaci tibetani

Serate video e multimediali allo Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano (ingresso libero fino ad esaurimento posti):
l
lunedì 2 aprile, ore 21.00 Fireworks performance multimediale di Alberto Nacci e proiezione di video live di Anthony Braxton e William Parker.

martedì 17 aprile, ore 21.00Non-stop video Nirvana, selezione a cura di Cristina Guenzi e Gianmarco Picuzzi

martedì 8 maggio, ore 21.00Non-stop video Pink Floyd, selezione a cura di Arteutopia

lunedì 14 maggio ore 21.00Flash Art performance multimediale con Evan Parker, Walter Prati, Marco Bill Vecchi e Kjell Bjorgeengen

martedì 22 maggio, ore 21.00Non-stop video Paul McCartney, selezione a cura di Riccardo Russino


I Biglietti per questi eventi sono disponibili su www.ticketone.it

sabato 7 aprile 2007

Algoritmi predittivi, pesci centenari, errori della memoria e una coda luttuosa

Un team di ungheresi e statunitensi mettono a disposizione la matematica per analizzare lo sviluppo di comunità di numerosi membri e ci rivelano che più c'è cambiamento nelle reti più durerà il gruppo e la sua stabilità:


"Vicsek's group also developed a complex formula based on a group member's contacts with others, to predict whether that individual would stay with the group or leave it. The figures bear out, mathematically, what we know instinctively. Someone who shows a heightened interest in an outside group is probably about to leave the present one and the more contact the present group has with the member, the more likely he or she is committed to staying." ABCnews

Un centario ritrovamento nelle acque dell'Alaska, un giant rockfish con la pancia piena di embrioni in via di sviluppo (la foto è d'obbligo):


"The 44-inch, 60-pound female shortraker rockfish was caught last month by the catcher-processor Kodiak Enterprise as it trawled for pollock 2,100 feet below the surface of the Bering Sea, south of the Pribilof Islands" CBSnews


Spiegato un ulteriore perchè del credere, questa volta si tratta della reincarnazione, e chi ammette di essere vissuto in altre forme nel passato commette solo un errore di memoria. Interessante è la caratterizzazione del credente, una persona assoggettata alla suggestione e all'incapacita di ricordare, un creativo e con problemi di carattere onirico, in pratica una tipo come tutte gli altri, ma attenti a non confonderlo con chi non possiede una tale spirituale ragione:

"And once people make this kind of mistake, they might be inclined to stick to their guns for spiritual reasons, McNally said. “It may be a variant expression of certain religious impulses,” he said. “We suspect that this might be kind of a psychological buffering mechanism against the fear of death.” MSNBCnews

Per chiudere questa carrellata vorrei ricordare un grande regista morto ieri a Roma, Luigi Comencini.

Di un tale artigiano si faranno stereotipi come quello del "neorealista rosa" o del "regista dei bambini", ma è meglio ricordarlo con i suoi film che le generazioni future sono sicuro difficilmente capiranno e ancor più con difficoltà ricercheranno. Soprattutto sarà ricordato per i suoi titoli più famosi ma è proprio per quelle rare inquadrature di oscurità e freddezza incrottollabili che non potrà mai essere sradicato e stravisto all'occhio: "Le avventure di Pinocchio", "La donna della domenica" e "Il gatto", trame libresche e di un neorealismo colorato fatto di piombo e di burleschi ritratti borghesi, inattuale come solo i grandi sanno far vedere.

Davide De Caprio

venerdì 6 aprile 2007

Pharrell Williams

Se voleste sapere in che direzione si muoverà la black music nel futuro prossimo, non dovreste far altro che andare a frugare nel PC di Pharaoh Williams, meglio noto come Pharrell, componente di spicco del duo di produzione The Neptunes.

Come un Re Mida della consolle di mixaggio, Pharrell sembra possedere il dono di trasformare in oro tutto ciò che tocca: che si tratti delle cantilene gangsta di Snoop Dogg o del'hip-hop da classifica di Nelly, del rap hardcore di N.O.R.E. come del funk in falsetto di Timberlake, la produzione di Pharrell è destinata inevitabilmente ai piani alti delle charts internazionali.

Ciò che colpisce di Pharrell è la capacità di condensare una sconfinata ecletticità (dal suo stereo passa di tutto, dal funk alla classica) in un suono coerente e riconoscibilissimo, capace di essere colto ed accessibile allo stesso tempo.

Ecletticità che si manifesta anche nel suo essere attivo, oltre che come produttore, nei panni di MC (col nick di Skateboard P), cantante (nel suo gruppo N.E.R.D. e, adesso, anche nel suo progetto solista, In My Mind) e persino come batterista.

Phleks

giovedì 5 aprile 2007

Divine Download

La stregoneria o la potenza della spiritualità intrisa con la credenza dell'azione divina creano metodi per facilitare cure e per trapianti virtuali.

Il bello di una notiza del genere, di un medico esperto di agopuntura come Sha Zhi Gang mi rende non scettico ma ancora più impegnato e curioso sulle sorti e sul rapporto tra credere e ragionare.

Anche perchè molti medici e molte autorità scientifiche, compresi neurologi come Peter Huboda, sostengono che queste applicazioni siano un approdo felice per quella integrazione riduzionista tra mente e anima o divino ridotto a sinapsi, ma comunuqe di grande aiuto per facilitare la guarigione di un malato.

Il risvolto interessante della faccenda è che effettivamente il signor Sha crede di aver parlato con Dio e di avere tali poteri.

Ma lo stile nuovo di questa gioiosa religiosità passiva (perchè applicata alla cura e all'arte del curare più che del curarsi dall'interno) va al di là dei predicatori cristiani sparsi per il mondo e mediaticamente miracolanti.

Lo stile dello stregone è affiancato alla tecnica e ne ruba la terminologia, benedicendo come un antivirus, curando a parole inviando un software all'interno dell'organo malato.

Mi chiedo allora quale male ci sarebbe nel definire una qualsiasi spirituale missione, anche quella di leggere in modo spensierato le Sacre Scritture, come un nuovo approdo della medicina e dell'arte curativa.

La risposta ce la da lo stesso stregone:

"Hundreds of thousands scientists are saying, 'How can I get Dr. Sha's divine download?' This is a new service for humanity. It has never been done before in history" Wired

Il guaio è che il suddetto agisce in buona fede e con fede, ma non con storia e con scienza (nonostante la usi nello stile). E il guaio peggiore viene dall'atteggiamento della stessa comunità scientifica che si apre a tali pratiche, a tali servizi per l'umanità giudicati più fruttuosi di una funzione nella parrocchia del proprio quartiere.

Perciò attenzione cara scienza a non scambiare un nuovo atteggiamento come una conquista dell'umanità a senso unico. La fede è sempre fede (mai stile, men che meno moda) e sono millenni che funziona, ponendosi proprio con la scienza protezionista, come farebbe un amico impertinente e pedulante (ma sincero), in un rapporto di reciproco scambio e reciproca leggittimazione.

Davide De Caprio